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Claudio Spinaci, presidente di Unione Petrolifera

Che ruolo avrà l’Unione Petrolifera nella transizione energetica sostenibile e nella lotta alla povertà energetica? “Il ruolo che ha sempre avuto. La povertà energetica in Occidente è stata sconfitta grazie alla disponibilità di prodotti energetici a basso costo”. Intervistato da Canale Energia a margine dell’assemblea annuale dell’Up, svoltasi stamane a Roma, il presidente Claudio Spinaci è stato netto: il benessere economico e sociale “è arrivato a fine Ottocento in Italia quando i prodotti petroliferi sia liquidi che gassosi, fonti energetiche a basso costo, sono entrati nell’economia occidentale”. Ora che molti italiani, soprattutto anziani, non riescono a pagare il riscaldamento d’inverno bisogna fare lo stesso. Medesimo discorso per l’Africa e alcune zone più povere dell’Asia in cui si è “costretti a cucinare con fonti energetiche malsane”. Proprio per garantire anche in queste aree l’accesso all’energia si sta puntando sulle microgrid e sulle rinnovabili, ma per Spinaci queste soluzioni non sono sufficienti per “risolvere il problema di miliardi di persone”, devono essere affiancate da fonti energetiche mature e a basso costo. E sull’autoconsumo e l’autoproduzione, fenomeni in crescita, il presidente è scettico: “Se ha dei costi insopportabili (…) rischiamo che non sia la forma dell’energia a basso costo”.

Dunque petrolio e rinnovabili possono viaggiare insieme? “Devono lavorare insieme – prosegue il numero uno di Up – Credo che per risolvere i problemi ambientali alla fine la soluzione migliore sarà quella del mix energetico” così da “minimizzare il costo dell’energia. Basso costo dell’energia significa benessere e risoluzione dei problemi di povertà energetica”.

La ricetta per contrastare il cambiamento climatico

Il tema della povertà energetica è stato più volte ripreso da Spinaci nel corso del suo intervento d’apertura all’assemblea annuale. Il problema è urgente e fa parte della crisi più ampia legata al cambiamento climatico che gli operatori si trovano ad affrontare. La giusta ricetta, per il presidente di Up, deve essere sostenibile nei fatti, non solo nelle parole. La transizione energetica deve essere “sopportabile dalle persone” e non deve “deprimere l’industria”. Deve prevedere un “quadro normativo chiaro e non discriminante”, che offra “a tutte le tecnologie la possibilità di crescere” per traguardare gli “obiettivi ambientali” con quella più “matura che sia accessibile dal punto di vista commerciale”.

Garantire la disponibilità di risorse, ha proseguito il presidente, sarà fondamentale nei prossimi venti anni per rispondere all’aumento del 30 per cento del fabbisogno energetico nei paesi in via di sviluppo, affetti da forte urbanizzazione e della crescita economica. Ma non solo. Lo sarà anche “per la manutenzione del territorio” e per riuscire a “contenere i fenomeni meteorologici esistenti. Se si allagano i centri storici al posto di prendersela con i cambiamenti climatici bisognerebbe prendersela con la cattiva manutenzione territorio”.

Ruolo centrale dei trasporti

In questo scenario la riduzione delle emissioni derivanti dal comparto dei trasporti sarà fondamentale. L’Unione Petrolifera, ha evidenziato Spinaci in sala, ha istituito un gruppo strategico sui carburanti alternativi, sta lavorando alla produzione di carburanti a basso contenuto di carbonio e sintetici, alla produzione di idrogeno rinnovabile e aderisce a progetti incentrati su biometano ed economia circolare. L’obiettivo è ridurre entro il 2050 le emissioni di CO2 dell’80-90 per cento.

All’Italia serve “fissare obiettivi ambiziosi” ma concreti. Secondo il numero uno di UP l’Italia nella proposta di Piano nazionale integrato energia e clima ha alzato troppo l’asticella fissando la quota di penetrazione delle rinnovabili nei trasporti al 21,6 entro il 2030 contro quella del 14 per cento dell’Europa. Inoltre, l’obiettivo intermedio per la riduzione delle emissioni al 2025 “sta mettendo troppo in difficoltà le case automobilistiche”, è “evidente che è stato fissato un obiettivo intermedio per favorire una unica tecnologia”. Altro segnale di questa disparità tecnologica è la “criminalizzazione del diesel assolutamente infondata e portata avanti unicamente su interessi commerciali. L’automobile del club tedesco (Adac) ha già individuato cinque modelli diesel a emissioni zero di NOx”.

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