Estate 2022, Italia prima in Europa per numero di decessi legati al caldo estremo

La ricerca dell’Istituto di Barcellona per la salute globale con i commenti di SIMA e WWF.

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Foto di Ryan Stone/Unsplash

Come sappiamo, l’estate scorsa è stata la più calda mai registrata in Europa. Ciò che ancora non sapevamo è che, dal 30 maggio al 4 settembre 2022, le temperature da record hanno causato 61.672 vittime. Lo ha appena rivelato una ricerca coordinata dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal), i cui risultati sono stati pubblicati il 10 luglio 2023 sulla rivista Nature Medicine.

I ricercatori hanno raccolto dati in 35 Paesi europei. L’Italia è risultata prima per numero di decessi legati al caldo nel periodo in questione (18.010), seguita da Spagna (11.324) e Germania (8.173). La regione mediterranea – con l’Italia sempre in testa – ha registrato i più alti tassi di mortalità legati al caldo, con un’incidenza del 63 per cento più elevata nella popolazione femminile.

Il legame fra crisi climatica e povertà energetica

“Più del 60 per cento degli oltre 61mila decessi analizzati si è verificato negli ultra-ottantenni. E l’Italia è il Paese europeo che vanta non solo la più elevata percentuale di grandi anziani rispetto alla popolazione generale (il 6,5 per cento), ma anche il più alto numero di ultra-ottantenni, vale a dire più di tre milioni e mezzo di persone”, spiegano gli esperti della Società italiana di medicina ambientale (SIMA).

Dietro questi numeri si nasconde anche l’impatto della povertà energetica: non tutti i cittadini possono permettersi l’installazione e l’utilizzo dei climatizzatori. Certo è che, se l’energia utilizzata per alimentarli proviene da fonti fossili, ciò non fa che contribuire ulteriormente al riscaldamento globale, in un infinito circolo vizioso.

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L’urgenza di adottare strategie di adattamento

Per il WWF Italia, “la ricerca dimostra che siamo ancora impreparati di fronte all’accelerazione dei cambiamenti climatici, oltre a non agire in modo minimamente adeguato per abbattere le emissioni ed evitare che il fenomeno progredisca a livelli ingestibili”. Secondo l’organizzazione, occorre una rivalutazione e un rafforzamento delle piattaforme di sorveglianza della situazione, dei piani di prevenzione e delle strategie di adattamento a lungo termine.

Come puntualizza Alessandro Miani, presidente della SIMA, gli studi condotti dall’ISGlobal evidenziano che ben 43mila decessi annui potrebbero essere evitati in Europa semplicemente garantendo l’accesso agli spazi verdi come stabilito dall’OMS (circa mezzo ettaro entro 300 metri di distanza da ciascuna abitazione). Altre 10mila morti premature sarebbero evitate con il solo incremento del bike sharing di un fattore pari al 24 per cento, come da stime calcolate su 167 città europee (su un totale di 75 milioni di persone).

Inoltre, “siamo ancora in attesa che venga definitivamente varato il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico e, soprattutto, che si entri in una fase davvero operativa e concertata. Per una maggiore e più efficace governance climatica anche per l’adattamento, sicuramente serve che l’Italia si doti al più presto di una Legge sul clima, conclude Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

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