L’impatto della crisi climatica sul sistema idrico della Terra, e dell’Italia

Siccità e alluvioni sono due facce della stessa medaglia. Come adattarsi e mitigare i danni? Di questo si è parlato alla Conferenza nazionale sul clima 2023.

A dicembre 2022, c’erano venti gradi nel sud Italia. I canadesi, nel frattempo, erano alle prese con temperature che hanno raggiunto i cinquanta gradi sottozero. Certo, parliamo di regioni estremamente diverse fra loro. È anche vero, però, che appartengono entrambe all’emisfero boreale. La verità è che la crisi climatica non sta facendo altro che portare a un’estremizzazione dei fenomeni legati al clima. Quello dell’inverno anomalo è solo un esempio.

L’altro esempio riguarda proprio il nostro Paese che, da un lato, deve far fronte a condizioni di scarsità idrica sempre più gravi e, dall’altro, si trova a contare i danni di alluvioni come quelle che hanno recentemente colpito l’Emilia-Romagna. È proprio su questo tema che si è concentrata la quarta Conferenza nazionale sul clima di Italy for Climate, un’iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Organizzata in partnership con Enea, Ispra ed RSE, si è svolta oggi 5 luglio a Roma.

Le parole del Ministro Pichetto Fratin

“L’Accordo di Parigi è la nostra bussola: gli obiettivi sono chiari e li porteremo avanti con determinazione, a partire dal raggiungimento della neutralità climatica nel 2050. L’Italia è sempre più spesso colpita da eventi meteorologici estremi e il governo dell’acqua è una delle sfide più importanti. Siamo intervenuti con il Decreto Siccità e ora proseguiamo con il Piano di adattamento e con il PNIEC”. Queste le parole del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in apertura dell’evento.

Sette indicatori per monitorare i cambiamenti climatici

Ha poi preso la parola Roberta Boscolo, responsabile clima ed energia della World Meteorological Organization (WMO). L’organizzazione si occupa di fornire a soggetti pubblici e privati di tutto il mondo, compresi i trasporti aerei e marittimi, informazioni e servizi in campo meteorologico e idrogeologico. Inoltre, ha la funzione di adottare raccomandazioni e standard tecnici sull’osservazione meteorologica, al fine di coordinarne l’uso per il benessere dell’umanità. “Ci sono sette indicatori che monitoriamo ogni anno: temperatura globale, accumulo di calore negli oceani, acidificazione degli oceani, livello del mare, concentrazione di gas serra nell’atmosfera, volume ed estensione dei ghiacciai”.

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Roberta Boscolo, responsabile clima ed energia della WMO.

La temperatura media globale è salita di 1,15 gradi rispetto ai livelli preindustriali; gli ultimi otto anni sono stati i più caldi. Anche la temperatura degli oceani segna ogni anno un nuovo record. Preoccupa, in modo particolare, la fusione della calotta glaciale della Groenlandia, ma soffrono anche i ghiacciai delle Alpi che, negli ultimi vent’anni, hanno perso 25 metri di spessore. L’aumento della frequenza e della gravità di periodi siccitosi, incendi e inondazioni è una conseguenza della crisi climatica ed è responsabile di migrazioni e conflitti in varie regioni del mondo. In Italia, le precipitazioni violente e i nubifragi sono aumentati del 20 per cento dal 1960. I cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio anche la sicurezza energetica.

Crisi Climatica e sicurezza energetica
Crisi energetica e climatica vanno affrontate insieme.

“Gli Stati hanno dovuto mettere a punto una roadmap per la decarbonizzazione. Serviranno grandi investimenti, ma il costo dell’inazione è più alto dei costi per costruire un’economia a basse emissioni di gas serra”, ha concluso la dottoressa Boscolo.

L’acqua in Italia, in un clima che cambia

“Siamo ormai in una fase di anormalità – o nuova normalità – climatica permanente. L’Italia, al centro dell’hotspot climatico del Mediterraneo, è particolarmente esposta al riscaldamento globale”, ha poi spiegato Andrea Barbabella, coordinatore e responsabile scientifico di Italy for Climate. Da un lato, il calore che si accumula sulla superficie del mare provoca un incremento dell’evaporazione e della carica di umidità nell’atmosfera: nel nostro Paese, nel 2022, si sono verificati duemila eventi estremi, tra grandinate e bombe d’acqua. Più di dodici milioni di italiani sono a rischio alluvioni.

Italy for Climate
Andrea Barbabella, coordinatore e responsabile scientifico di Italy for Climate.

Dall’altro lato, con quasi 40 miliardi di metri cubi l’anno, l’Italia è la nazione con i più alti livelli di prelievo idrico in Europa. “Ed è solo una stima. Non abbiamo sistemi che monitorano il prelievo di una risorsa così preziosa: qualcosa su cui riflettere”, ha puntualizzato Barbabella. Il nostro è anche il Paese con il più alto livello di stress idrico. Dagli inizi del Novecento, l’acqua disponibile in Italia si è ridotta del 20 per cento. Una percentuale che, senza una rapida riduzione delle emissioni, è destinata a raddoppiare.

Leggi anche: La siccità in Italia richiede urgenti strategie di adattamento

Il ruolo dell’agricoltura

L’agricoltura è la prima voce di consumo (41 per cento); seguono l’ambito civile, l’industria e l’elettricità. A proposito del settore agricolo, è intervenuto Stefano Laporta, presidente dell’Ispra. “Il cambiamento climatico ha ridotto la produttività, mettendo a rischio la sicurezza alimentare. Dopo la pandemia, le emissioni di gas serra hanno ripreso la loro corsa, con una generazione significativa da parte delle attività agricole”. È chiaro quindi che c’è un circolo vizioso che bisogna interrompere: l’agricoltura deve farsi protettrice della biodiversità. Non a caso, la valorizzazione delle soluzioni basate sulla natura è fra le dieci strategie proposte da Italy for Climate.

Le dieci proposte di Italy for Climate

  1. Aggiornare e rendere più incisive le misure di mitigazione e adattamento
  2. Aumentare l’impegno dell’Italia per la neutralità climatica
  3. Adottare anche nel nostro Paese una Legge per il clima
  4. Migliorare la conoscenza degli usi e della qualità delle risorse idriche
  5. Rinnovare le infrastrutture idriche e tagliare le perdite di rete
  6. Promuovere un uso più efficiente e circolare dell’acqua in agricoltura
  7. Promuovere un uso più efficiente dell’acqua nell’industria
  8. Verificare gli aggiornamenti dei piani di gestione del rischio alluvioni
  9. Valorizzare le soluzioni basate sulla natura
  10. Valorizzare il ruolo delle città nella mitigazione e nell’adattamento climatico

Il caso studio del bacino del Po

Parlando delle risorse idriche italiane e della loro gestione in chiave sostenibile, non si può dimenticare il bacino del Po. Un distretto che “si pone nella zona di transizione climatica fra il Mediterraneo e il nord Europa, nella quale l’incertezza sul clima futuro è più elevata”, ha detto Alessandro Bratti, segretario generale Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Che ha ricordato la tragedia delle ultime alluvioni in Emilia-Romagna: sull’areale colpito, sono caduti quattro miliardi di metri cubi d’acqua. Un evento alluvionale che è arrivato dopo due anni di crisi idrica pesantissima.

Oltre a razionalizzare i prelievi nei periodi siccitosi, l’Autorità punta a mettere in atto alcuni sistemi di prevenzione delle esondazioni. Fra queste, ci sono la gestione dei sedimenti, la gestione della vegetazione in alveo, la restituzione della naturalità ai corsi d’acqua, l’adeguamento di ponti e tombinature, il monitoraggio delle arginature, la previsione delle piene, l’allertamento e la tracimazione controllata.

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Alessandro Bratti, segretario generale Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Il futuro dell’idroelettrico

“L’idroelettrico è un gigante dimenticato, ma è un errore strategico, perché può dare un contributo straordinario alla transizione energetica. È meno intermittente di fotovoltaico ed eolico, anche se sta subendo l’impatto drammatico della siccità”. Con questo commento di Giuseppe Argirò, amministratore delegato del Gruppo CVA, si è aperta una tavola rotonda sul tema dell’energia idroelettrica.

“Il revamping dev’essere soggetto a una normativa speciale, semplificata, così da ridurre i tempi di realizzazione. Importante anche il potenziamento delle infrastrutture di stoccaggio della risorsa idrica”.

“L’età media delle infrastrutture idroelettriche in Italia è di 65 anni: questo è il primo punto su cui lavorare, insieme all’adozione di strategie di adattamento al riscaldamento globale, su cui l’Europa sta già lavorando”, ha aggiunto Antonella Frigerio, vicedirettrice Dipartimento SFE, RSE. “Flessibilità di generazione e capacità di accumulo sono due caratteristiche chiave per la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico”.

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Giuseppe Argirò, amministratore delegato del Gruppo CVA.

L’importanza del PNIEC

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha parlato in conclusione della bozza di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) che il governo ha trasmesso a Bruxelles in forma sintetica. Il nuovo piano punta a un taglio del 45 per cento delle emissioni di gas serra al 2030 (rispetto a una media europea del 55 per cento) in quarant’anni dal 1990, lasciando un altro 45 per cento (per arrivare al 90) ai successivi vent’anni.

Il ridotto taglio delle emissioni al 2030 coincide con un basso livello di elettrificazione e di rinnovabili. “Noi siamo a favore di un’accelerazione della transizione energetica, perché la crisi climatica è una sfida di carattere epocale. Rinviare le misure di decarbonizzazione porterà solo a un aumento dei costi per la loro attuazione, mentre un’accelerazione può portare all’Italia vantaggi economici, tecnologici e occupazionali”.

Vista la mole degli investimenti, ha puntualizzato Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della Commissione Industria della Camera, sarà importante lavorare sull’ottimizzazione delle risorse e sull’approvazione di norme chiare che garantiscano la sostenibilità economica e sociale dei processi di trasformazione.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.