I dispositivi elettronici e le linee elettriche “hanno senza dubbio migliorato le nostre vite”, ma “stanno gettando delle ombre sul delicato equilibrio dei nostri ecosistemi”. È l’allarme lanciato da Devansh Sood, founder e CEO di Fique, in occasione della COP16 sulla biodiversità che si sta svolgendo a Cali, in Colombia.
Elettrodotti, cellulari e radiazioni elettromagnetiche
L’esposizione ai campi elettromagnetici prodotti artificialmente da strumenti come gli elettrodotti e i telefoni cellulari “sta alterando il comportamento e minacciando la sopravvivenza di varie specie, dagli uccelli agli insetti, fino alle piante”, spiega Sood alla redazione di Canale Energia.
Gli insetti impollinatori sono fra gli animali maggiormente colpiti. Le api, che sono responsabili di circa il 70 per cento dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul Pianeta e garantiscono circa il 35 per cento della produzione globale di cibo, subiscono una molteplicità di impatti negativi.
L’impatto sulle api mellifere
“Lo stress causato dall’esposizione costante alle radiazioni elettromagnetiche indebolisce il loro sistema immunitario, rendendole più vulnerabili a malattie e parassiti. Un documentario della Dott.ssa Magda Havas (un’esperta del settore, n.d.r.) mostra che le api esposte alle radiazioni sono molto più instabili e sembrano volare in una direzione poco chiara, rispetto a quelle che si trovano in aree prive di radiazioni e sono molto più stazionarie”, prosegue Sood.
Uno studio pubblicato su Science Advances a maggio del 2023 ha dimostrato come l’esposizione alle onde elettromagnetiche sia una fonte di stress per le api mellifere, dato che altera l’espressione genica delle loro cellule. I ricercatori hanno anche osservato come i papaveri della California (Eschscholzia californica) che crescono vicino ai campi elettromagnetici ricevano meno visite da parte delle api mellifere e producano meno semi rispetto alle altre piante.
I rischi per le api solitarie
“Le radiazioni interferiscono con i ‘sistemi di navigazione interni’ delle api, rendendo difficile per loro ritrovare la strada verso l’alveare. Questo disorientamento riduce l’efficienza delle loro pratiche di approvvigionamento, porta a un indebolimento delle colonie e a una riduzione della produzione di miele”, continua Sood. Le api che nidificano nel terreno sono ancora più a rischio, perché non hanno la tutela dell’alveare.
Inoltre, “dato che i campi elettromagnetici modificano la crescita e i modelli di fioritura delle piante, influenzano direttamente la disponibilità di cibo e di siti di nidificazione per le api solitarie. Le radiazioni possono anche interferire con le loro abitudini di accoppiamento, rallentando la crescita delle popolazioni”, conclude il fondatore di Fique.
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L’azienda, la cui mission è quella di proteggere gli ecosistemi dalle radiazioni dannose grazie all’innovazione tecnologica, produce indumenti schermanti per gli esseri umani e sta lavorando allo sviluppo di dispositivi basati su specifiche frequenze che possano creare un campo protettivo intorno all’area del dispositivo stesso, proteggendo così le api e altre forme di vita dagli effetti nocivi delle radiazioni elettromagnetiche.
Le conseguenze per gli uccelli migratori
Non dimentichiamo, infatti, che anche gli uccelli sono in pericolo: le specie migratorie, in particolare, “utilizzano il campo magnetico terrestre per orientarsi e localizzare i siti di nidificazione durante le migrazioni. Tuttavia, i campi magnetici artificiali influenzano le loro capacità di navigazione abituali, disorientandoli. Questo compromette la loro capacità di ritornare ai nidi o di migrare con precisione, causando un aumento dei tassi di mortalità e una riduzione del successo riproduttivo”, avverte Sood.
Fra gli altri segnali di stress osservati negli uccelli, ci sono “un aumento delle vocalizzazioni, dell’aggressività e schemi di volo irregolari che influiscono sulla ricerca del cibo. Inoltre, l’esposizione alle radiazioni altera le strutture sociali all’interno delle colonie, riducendo i livelli di cooperazione fra gli individui e le loro possibilità di difendersi dai predatori”.
L’appello di Fique
È alla luce di tutto questo che Fique lancia un appello ai decisori politici, affinché implementino dei regolamenti più severi e istituiscano delle “aree protette” che tutelino gli habitat critici, oltre a stanziare maggiori fondi per la ricerca. L’azienda suggerisce anche di “sviluppare reti di distribuzione dell’energia che minimizzino la generazione di campi elettromagnetici; incentivare la produzione di dispositivi elettronici a emissioni ridotte; integrare le considerazioni sui campi elettromagnetici nella pianificazione delle città per creare ambienti urbani più rispettosi della fauna selvatica”, conclude Devansh Sood.
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E ci tiene a ricordare che ognuno di noi può fare la propria parte, sensibilizzando la propria comunità su questi argomenti e, eventualmente, sostenendo la petizione lanciata da Fique: “Il ronzio delle api e il delicato equilibrio dei nostri ecosistemi sono in pericolo, ma comprendendo l’impatto delle radiazioni elettromagnetiche e agendo di conseguenza, possiamo lavorare per un futuro in cui tecnologia e natura coesistano in armonia”.
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