Dal 20 al 22 maggio Capraia diventa il cuore pulsante della sostenibilità. E allora benvenuti alla Capraia Smart Island 2025, poiché quest’anno questa piccola isola – che si trova proprio nel centro del Canale di Corsica, a 64 km da Livorno e a soli 31 km dalla Corsica – è stata scelta per ospitare la Piattaforma Pilota per le comunità sostenibili delle isole minori nel Mediterraneo. Con il Patrocinio della Regione Toscana, “Capraia Smart Island 2025” vede un’alleanza strategica tra l’italiana Chimica Verde Bionet, il network francese Smilo e il programma BlueMissionMed del CNR. Un’iniziativa congiunta che riunisce figure chiave per mettere a punto soluzioni innovative mirate a rafforzare la sostenibilità delle piccole isole nel Mediterraneo.
Il tutto si svolge sotto l’egida della Missione Ue “Restore our Ocean and Waters”. Il Progetto Pilota 2025 è un’iniziativa internazionale che connette tante piccole comunità insulari a diverse latitudini: da Saint-Honorat (Francia) all’Asinara, da Zlarin (Croazia) a Salina, da Creta a Lavezzi (Corsica). L’obiettivo comune? Promuovere scambio e ricerca per il ripristino degli ecosistemi marini, la conservazione della biodiversità e la gestione delle risorse, affrontando temi imprescindibili per queste isole come gestione dei rifiuti, turismo sostenibile, mobilità elettrica, energie rinnovabili.
Le isole si trovano in prima linea nel gestire i cambiamenti climatici, dovendo far fronte a molteplici minacce, come l’erosione costiera, l’innalzamento del livello del mare e gli eventi meteorologici estremi. Allo stesso tempo, le loro caratteristiche specifiche e la loro vulnerabilità le rendono terreni di prova ideali per strategie di sostenibilità all’avanguardia. La Piattaforma Pilota 2025 presenta progetti vincenti e approcci innovativi guidati dalle comunità di riferimento, con l’intento di creare opportunità di scambio e collaborazione.
Capofila dell’evento a Capraia è l’ente no-profit Chimica Verde, che già nel 2016 aveva avviato un programma pluriennale per aumentare la sostenibilità dei settori economici dell’isola. “Abbiamo dato vita a Capraia Smart Island, un’iniziativa che ha già generato numerosi progetti. Ogni anno, dedichiamo tre giorni di lavoro qui a Capraia su una tematica specifica: agricoltura, sostenibilità, pesca. Grazie al CNR e al BlueMissionMed, che ci hanno permesso di partecipare al concorso gestito dal network Smilo, abbiamo avuto l’onore di vincere il BlueMission Award”, racconta Sofia Mannelli, presidente di Chimica Verde
Due i progetti europei avviati sul territorio: uno dedicato alla gestione dei rifiuti, che rappresentano una delle principali problematiche per l’isola, e l’altro all’aumento della mobilità sostenibile del porto. L’iniziativa di quest’anno si focalizza sull’eccellenza dell’acquacultura di Capraia e sui modelli di agricoltura sostenibile, in particolare nell’ambito degli usi civici del territorio, un affascinante istituto giuridico di gestione partecipata del territorio, le cui radici affondano nel Medioevo.
Priorità e soluzioni per il Mediterraneo
“Il nostro percorso è iniziato con un obiettivo chiaro: l’isola. L’idea è quella di apprendere dalle realtà insulari per poi replicare le soluzioni e le pratiche in altri paesi, su larga scala. Ma il punto di partenza è il cuore della mission: l’isola. Il nostro ambito geografico è il Mediterraneo. E per questo abbiamo lanciato un premio identificando le isole di Capraia in Italia, Sant’Honorat in Francia e Kuriat in Tunisia come vincitori, poiché esempi di buone pratiche”, spiega all’incontro inaugurale Fedra Francocci, ricercatrice del CNR e coordinatrice di BlueMissionMed.
BlueMissionMed, un progetto della Missione Ue “Restore our Ocean and Waters”, punta dritto a uno dei nodi centrali per futuro del Mediterraneo: arginare l’inquinamento dei nostri mari, e non solo in termini di biodiversità da salvare. Si tratta di ridisegnare l’intera “economia blu”, rendendola davvero sostenibile. L’obiettivo è chiaro: prevenire e ridurre radicalmente l’inquinamento dalle nostre coste.
Per raggiungere questi scopi, il progetto si avvale di una rete iniziale di attori in grado di implementare soluzioni concrete in tutte le regioni di interesse. La struttura coinvolge 16 partner provenienti da sette paesi affacciati sul Mediterraneo. La struttura è organizzata in “hub” nazionali che fungono da catalizzatori per le attività locali.
La metodologia si fonda su tre interrogativi:
- Quali sono le reali priorità ed esigenze espresse dagli attori chiave (isole, città, regioni)?
- Come si possono fornire soluzioni concrete per rispondere a tali necessità?
- In che modo le comunità possono essere supportate nel processo di attuazione?
Attraverso questa analisi, sono state identificate le aree di intervento prioritarie per proteggere e ripristinare il mare: dall’acquacultura al turismo, dall’agricoltura alla gestione della plastica fino al trattamento delle acque reflue; quest’ultimo considerato l’elemento più rilevante nella valutazione. L’interesse si concentra su soluzioni di facile adozione, dotate di un modello di business già esistente per favorirne il trasferimento e l’applicazione. L’obiettivo è creare un pacchetto di soluzioni pronte all’uso, principalmente legate all’inquinamento, alla plastica e temi correlati.
Non mancano gli strumenti messi a disposizione dalla Missione UE per il recupero del Mediterraneo. Tra le risorse chiave, spicca un archivio di schede informative che offrono soluzioni pratiche, organizzate per settore di interesse. A questo si aggiunge la “Carta della Missione”, una vera e propria raccolta delle buone pratiche già in atto sul campo. L’obiettivo è di mappare l’intero scenario europeo, individuando e valorizzando le buone pratiche, come l’iniziativa di Capraia. Oltre il 60% delle azioni inserite nella Carta provengano dall’area mediterranea. L’Italia in particolare si conferma un attore di primo piano, distinguendosi come il Paese con il maggior numero di azioni proposte.

Isole come modello di resilienza
Gennaro Giliberti, Direzione Agricoltura e Sviluppo Locale della Regione Toscana, ha illustrato il ruolo e l’impegno dell’ente nell’ambito di “Capraia Smart Island”.
La Regione Toscana patrocina l’iniziativa da tempo, seguendo con grande attenzione tutte le vicende legate alle isole dell’arcipelago. Questo impegno si manifesta su più fronti: dalla conservazione della natura alla tutela degli ecosistemi, ma anche e soprattutto in relazione alle attività economiche che si svolgono sulle isole, in particolare l’agricoltura, la pesca e l’acquacoltura.
“A Capraia si stanno sviluppando realtà economiche molto interessanti: sostenibili dal punto di vista ambientale e di grande rilevanza qualitativa. La Regione Toscana è molto presente nel sostegno alle attività agricole, come per esempio la viticoltura. Le isole dell’arcipelago toscano, fino a poco più di un secolo fa, erano un’area cruciale per la coltivazione della vite, con l’Elba che contava ben 5.000 ettari e 32 milioni di piante agli inizi del ‘900. Oggi, la Regione sta lavorando per creare i presupposti per lo sviluppo di un’agricoltura non intensiva e di qualità”, ha spiegato Giliberti ai microfoni di Canale Energia.
Lo stesso approccio si applica alla pesca, sia in mare aperto che nell’allevamento, con Capraia che rappresenta una punta di diamante in questo settore. Queste attività sono pienamente compatibili con l’ambiente e hanno un impatto molto basso, soprattutto considerando che si svolgono all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Secondo Giliberti, le isole possono trasformarsi in veri e propri motori per uno sviluppo ecocompatibile e a misura d’uomo. Si parla di attività pienamente compatibili con l’ambiente e le comunità locali, spesso legate a produzioni “identitarie”, espressione diretta del territorio e di chi lo abita. Queste pratiche innovative non sono solo un’opzione, ma una vera e propria strada per la resistenza di fronte alle sfide cruciali del nostro tempo, con il cambiamento climatico in prima linea.
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