VigneIl crescente aumento delle temperature su scala globale ha effetti negativi anche sul settore vitivinicolo, alterando il ciclo delle diverse fasi fenologiche di questa coltura. In Trentino Alto Adige, nel periodo 2021-2050, la vendemmia potrebbe slittare di circa 2 settimane, dato che potrebbe raddoppiare nel corso del trentennio 2071-2099. A dirlo è uno studio condotto da Fondazione Edmund Mach, Centro C3A congiunto con l’Università di Trento e Fondazione Bruno Kessler, che ha indagato la relazione tra il cambiamento climatico e l’evoluzione delle fasi fenologiche di cinque varietà di vite: Chardonnay, Merlot, Pinot Nero, Pinot Grigio e Sauvignon Blanc. La ricerca, pubblicata sulla rivista “Agricultural and Forest Meteorology” e basata sulle attività del progetto Envirochange finanziato dalla Provincia di Trento, sfrutta il modello climatico regionale FENOVITIS, usato per simulare le fasi di germogliamento, piena fioritura e invaiatura delle piante.

Da 3 a 6 giorni di anticipo per ogni grado in più

Dallo studio emerge come il graduale incremento della temperatura potrebbe causare un anticipo di 6-25 giorni per i diversi vitigni, con una media di 3-6 giorni di anticipo per ogni grado di riscaldamento negli ultimi 30-50 anni.

Un aumento non omogeneo

Queste variazioni climatiche non avverranno, però, in maniera omogenea sul territorio regionale. A livello locale, infatti, spiega una nota il cambiamento maggiore nella fenologia della vite è atteso dove i valori delle temperature di base sono più bassi, ovvero a quote più elevate. Le prime conseguenze sono attese già nei prossimi 30 anni e saranno ancora più evidenti alla fine di questo secolo”.

Riduzione divario temporale tra siti di montagna e di valle

Si prevede che il tempo di raccolta porterà a una riduzione del  divario temporale del ciclo della vite tra i siti di montagna e quelli a valle. Un fenomeno dovuto al fatto che lo sviluppo fenologico è più rapido a quote più elevate. Se si analizzano gli effetti sulle diverse varietà di vite emerge, in particolare, come il Pinot Grigio e il Merlot, coltivati in vigneti situati alle quote più basse, registrino la più bassa attesa di anticipo di fasi, ma il più alto accorciamento della stagione vegetativa. Il Pinot Nero, il Sauvignon Blanc e lo Chardonnay, invece, che si trovano a quote più elevate, hanno un comportamento opposto. “Un’altra conseguenza – spiega inoltre una nota – sarà l’accorciamento del periodo di vendemmia per le cantine, legato a un raccolto nei vigneti lungo i transetti altitudinali meno scalare. Questo richiederà adeguamenti della gestione nell’organizzazione delle aziende vinicole”.

Le strategie di adattamento

Lo studio propone due diverse strategie da mettere in atto per adattarsi in maniera efficace alle nuove condizioni climatiche. La prima opzione suggerisce di “puntare sulla coltivazione delle varietà esistenti in zone più fredde, pensando cioè a uno spostamento della coltivazione in altitudine, introdurre modifiche nel processo di vinificazione e/o optare per il cambiamento dei vitigni verso quelli più adatti a climi più caldi”. In questo modo si dovrebbero riuscire a mantenere le stesse tipologie di prodotto e gli stessi livelli di qualità. La seconda strada percorribile consiste invece in un “approccio proattivo dei viticoltori per trovare nuove aree idonee per le varietà tradizionali”. Una strategia che, si legge in nota, “potrebbe portare benefici al mantenimento della qualità di alcuni vini e, allo stesso tempo, l’introduzione di nuove varietà potrebbe aprire un nuovo mercato”. Tuttavia, spiega la ricerca, per esprimersi con maggiore precisione è necessario valutare ulteriormente gli effetti delle condizioni ambientali locali sulla qualità del vino attesa e analizzare l’andamento sul mercato per le nuove varietà di uve.

Verifica a livello regionale è “cruciale” per promuovere interventi mirati

Dalla ricerca emerge dunque come la regione mediterranea sia un “hot spot”, ovvero un luogo dove le temperature aumenteranno più che in altre aree. “Per questo – spiega in nota la direttrice del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente C3A Ilaria Pertotl’industria viti-vinicola è chiamata a investire in futuro su strategie di adattamento per gestire l’impatto previsto, che comunque sarà eterogeneo tra varietà e regioni. Una verifica a livello regionale è quindi cruciale per applicare strategie e misure mirate”.

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