Prima vengono i vigneti in pianura; poi le “rive” sulle colline di Conegliano-Valdobbiadene, a Nord di Venezia; infine, in cima alla piramide, troneggia lo spumante Cartizze, che prende il nome da una collina locale.
Ed è proprio su queste colline venete che il legame con la tradizione è fortissimo. Riconosciuto Patrimonio UNESCO, il territorio di Conegliano Valdobbiadene ha una lunga storia vinicola, di cui si trova traccia anche in antiche piantine catastali di epoca napoleonica. L’area si è dotata di un rigoroso protocollo viticolo che stabilisce nuove regole per la gestione del vigneto, riducendo l’uso di antiparassitari e promuovendo ricerca e innovazione.
Per essere DOC, la “disciplinare” stabilisce che almeno l’85% del prosecco deve essere composto da uve del vitigno autoctono Glera. Il restante 15% da un mix di varietà. E allora perché questa ulteriore denominazione di Prosecco Superiore DOCG (di Origine Controllata e Garantita) per Conegliano-Valdobbiadene? Tutto nasce dalla necessità di identificare l’area per qualità e tradizione, elementi che la distinguono nettamente dalle aree pianeggianti del prosecco DOC.
“Il principale competitor del Prosecco Superiore Conegliano-Valdobbiadene DOCG è il Prosecco DOC di pianura”. È questa l’iperbole usata dal presidente del Consorzio di Tutela Franco Adami durante un incoming nella zona.
Lo spritz è diventato “sport” nazionale, si sa. Il Prosecco ha avuto una straordinaria ascesa negli ultimi quindici anni ed è persino arrivato a superare le vendite dello Champagne. Troppo spesso, però, si collega il Prosecco allo spritz commerciale, quello da happy hour, per intenderci. Ma pianura e collina hanno due ricadute notevolmente diverse. Su queste colline protette, dire Prosecco significa lavoro e fatica, molto più che in pianura. È un’arte artigiana tramandata di generazione in generazione, senza ricorrere alla macchinazione per la raccolta.
“Riva è un termine dialettale che significa vigneto in pendenza. Devi venire qui per capire cosa significa produrre in questa zona. Le nostre viti hanno in media 40-45 anni e qui a Farra di Soligo ci troviamo proprio nel cuore delle vigne che ci sono valse il riconoscimento UNESCO”, spiega Silvia Spadetto dell’azienda vinicola Riva Granda.
Quel che fa la differenza
Conegliano Valdobbiadene è il centro nevralgico di un’area molto più vasta del sistema Prosecco, che comprende tre denominazioni: Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, Asolo Prosecco Superiore DOCG e Prosecco DOC. Le differenze tra le tre denominazioni sono rappresentate da una piramide ideale al cui vertice si posiziona il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, dove il vino spumante Cartizze esprime la migliore qualità di Prosecco.

“La struttura a schiena d’asino delle colline ha le vigne in pendio. Le pendenze sono superiori a 35 gradi e i ciglioni risalgono al 1600″, continua a spiegare Spadetto. I ciglioni sono i tipici terrazzamenti delle ‘rive’ e hanno una larghezza di 90 centimetri. A guardare i filari sul pendio a ridosso di Riva Granda, si nota una coltivazione collinare con un’inclinazione molto acuta, ondulata, serratissima. Sono piante antiche, con tronchi tozzi e nodosi.
“La pianta in collina ‘soffre’. Per prendere i nutrimenti del terreno fa più fatica rispetto a quella in pianura”, ci spiegano. Anche la diversità del suolo gioca un ruolo fondamentale. La mappa esposta all’interno delle aziende del Consorzio elenca 16 comuni per 11 tipologie di suolo: argillosi, marnosi, sabbiosi, conglomerati, calcarei, morenici…
Già questi aspetti basterebbero a delineare uno spartiacque tra coltivazioni DOC e DOCG. Ma c’è un altro aspetto distintivo: qui le tecniche di irrigazione fanno affidamento esclusivamente sulle piogge. Negli ultimi tempi, per ovviare ai rischi climatici, sono stati creati bacini di raccolta naturali – laddove l’assetto delle vigne lo permette – per canalizzare acque meteoriche in primavera ed usarle in estate in caso di siccità.
Volendo continuare con le differenze, i numeri sono eloquenti: 90,5 milioni di bottiglie/anno di Conegliano-Valdobbiadene DOCG contro 660 milioni di bottiglie DOC. Un valore al consumo pari a 564 milioni di €/anno per il Prosecco Superiore DOCG contro 3,6 miliardi di €/anno per il DOC. Una viticoltura meccanica per il DOC di pianura, contro la raccolta a mano per il DOCG. 150 ore lavorative ettaro/anno per il DOC contro 800 ore lavorative ettaro/anno per le rive in collina del DOCG.

Un protocollo sempre più green
Riconosciuto Patrimonio UNESCO, il territorio non può permettersi di trascurare le regole sulla gestione paesaggistica e si impegna nella ricerca costante per poterci vivere senza rovinarlo. Il Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene sta ridefinendo il concetto di viticoltura sostenibile, posizionandosi all’avanguardia nell’integrazione di pratiche ambientali e sociali, un percorso avviato con fatica ma che oggi porta risultati concreti in termini economici e di tutela del territorio.
Il fulcro dell’impegno ambientale si basa sul Protocollo Viticolo, attivo su base volontaria dal 2012 e seguito da oltre l’80% dei viticoltori. Il Protocollo, un tempo basato su un sistema a semaforo (verde, arancione, rosso) per l’uso dei prodotti fitosanitari, si è progressivamente inasprito a seguito delle restrizioni europee, che hanno ridotto i principi attivi ammessi (oggi, circa il 10% di quelli iniziali).

L’approccio è multidisciplinare:
- Formazione tecnica: Viene fornita costante formazione ai produttori, avvalendosi di esperti nazionali per affinare le tecniche di previsione (pronosticazione) e ridurre al minimo l’uso delle molecole residue.
- Ricerca e innovazione: sono stati avviati diversi progetti innovativi sia ai fini del monitoraggio ambientale, che di mitigazione dei cambiamenti climatici, in collaborazione con università e istituti di ricerca. Spiccano due progetti:
- Il progetto EnoBee, ovvero ‘le api sentinella’, adottato da Bottega spa. Tramite l’installazione di stazioni eco biologiche dotate di alveari, viene monitorata la salubrità del vigneto. L’ape, essendo l’insetto più sensibile ai pesticidi, funge da indicatore biologico di salubrità.
- Il progetto Carbovit, in collaborazione con l’Università di Padova, è volto a mitigare il cambiamento climatico tramite un modello agricolo capace di aumentare la capacità di sequestro del carbonio nei terreni e ridurre l’impatto climatico della viticoltura.
- Approcci di biodinamica adottati da diverse aziende vinicole del consorzio, come l’Antica Quercia e l’azienda Perlage.
3. Innovazione Logistica: si mira a ridurre di circa il 30% le emissioni di CO2 derivanti dalla trazione tradizionale, facendo leva sulla progressiva sostituzione dei veicoli con mezzi a basso impatto.
4. Valorizzazione dello spazio Pubblico: maggiore attenzione all’inclusione di ciclisti e pedoni, un cambiamento di fruizione del territorio assente fino a 15 anni fa.
5. Ricambio Generazionale: il Consorzio vanta il tasso di ricambio generazionale più alto d’Italia, con il 55-58% dei giovani che resta in azienda dopo gli studi. Questo include i non solo i diplomati della Scuola Enologica Cerletti, ma anche laureati in lingue, economia e agraria, fondamentali per la gestione aziendale e i mercati esteri.
6. Young Club: l’associazione riunisce circa 70 ragazzi (25-35 anni) con lo scopo di creare senso di comunità e appartenenza. I membri sono attivi in gruppi di studio che si concentrano su turismo, sostenibilità, modifiche al disciplinare e viaggi studio.
“I giovani stessi hanno una notevole esperienza nella produzione del vino. L’anno scorso abbiamo fatto anche corsi di formazione con Gabriele Posenato, uno dei massimi esperti di pronosticazione a livello nazionale. Anche quest’anno abbiamo fatto il nostro protocollo viticolo spiegando bene le regole. Abbiamo messo in evidenza quali sono le molecole da usare, facendo capire che bisogna usarne il meno possibile”, ha spiegato Diego Tomasi, direttore del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene.
Già pioniere nel 2019 con l’imposizione del divieto di Glifosato – che ha reso la DOCG di Conegliano Valdobbiadene l’area più estesa d’Europa a adottare tale restrizione – il Consorzio dimostra che la sostenibilità non è un costo, ma una strategia. Con uno staff di 14 professionisti (tra cui spiccano due agronomi dedicati), l’ente gestisce un ecosistema complesso, che unisce 3.300 famiglie di viticoltori e circa 220 aziende di trasformazione, consolidando un fatturato stimato intorno ai 600 milioni di euro.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.















