Il benessere animale è un tema sempre più centrale di una transizione che vuole essere ecologica e attenta all’ambiente. Ma è anche sempre più sentito tra le persone. “Credo ci siano gli spazi per accelerare questa transizione verso la capacità dell’uomo di rispettare ogni essere vivente” così il sen. Stefano Patuanelli che intende presentare un emendamento per istituire un fondo da dedicare alla transizione cage-free nella prossima legge di Bilancio; come annuncia nel corso dell’evento “Verso un’agricoltura senza gabbie: scienza, etica e politiche per la transizione”, che si è svolto oggi 10 giugno presso la Sala Caduti di Nassiriya al Senato organizzato dalla coalizione italiana End the Cage Age.
Italiani sostenitori del benessere animale
Stando a un’indagine promossa da Essere animali gli italiani sono tra i principali sostenitori del benessere animale, incluso l’impegno a liberarli dall’allevamento in gabbia. Un’indagine che ha guardato anche alla preferenza politica e che si dimostrato un interesse trasversale tra i votanti dei diversi partiti.
Il 65% del campione considera inaccettabile l’uso delle gabbie, l’80% è disponibile a spendere anche di più per prodotti realizzati con un’attenzione al benessere animale, fino a un terzo in più per il 50% degli intervistati.
Una normativa obsoleta che non tutela né animali né aziende sostenibili
Diverse sono le specifiche ammesse dall’attuale normativa che è “obsoleta e va rivista” i quanto vìola il benessere animale, ricorda Bianca Boldrini, Lav, dalla mutilazione del becco al taglio della coda alla costrizione di vivere in gabbie che ne limitano anche il movimento.
“Quello che accade è un fenomeno fuori dal tempo” rimarca la senatrice Ilaria Cucchi Avs. “Purtroppo dalla UE indicazioni chiare e precise non sono ancora arrivate” rimarca la Senatrice nonostante, negli ultimi 10 anni, le aziende europee hanno deciso di eliminare le gabbie. Senza regole chiare risultano svantaggiate rispetto a chi sta facendo altre scelte.
Serve una etichetta cage free anche sui prodotti derivati
L’Europa intende vietare le gabbie dal 2027, come ricorda Julia Unterberger, SVP/per le Autonomie, ma non è ancora pronto nulla e non sono chiari ancora tempi e modi di attuazione. Intanto i paesi europei si stanno muovendo singolarmente come l’Austria, la Francia e la Germania, continua la senatrice che critica il ritardo italiano dovuto a suo parere all’attenzione data “solo sugli animali da compagnia, il che esclude nelle misure gli animali da allevamento”. Questi nel codice civile sono considerati beni mobili. “Mi auguro che la legge italiana faccia un salto di qualità con testo unico. E che nel frattempo introduciamo una etichettatura che identifichi il cage free anche su prodotti derivati. Sono convinta che questo influenzerebbe molto il comportamento di acquisto delle persone”.
La scelta delle aziende
Diverse anche le aziende italiane che hanno fatto questa scelta. Un nome per tutti Barilla che dal 2019 è cage free. Fumagalli per la vita dei suini ad oggi è al 60% cage free e intende arrivare al 100% entro il 2027. Ferrero lo è in Europa dal 2015 e dal 2025 lo sarà a livello globale. Bombiero si impegna a raggiungere questo livello di conversione al 2026.
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