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foto Anbi

Da mesi l’Osservatorio Anbi Risorse Idriche registra una situazione idrica deficitaria e una siccità sempre più grave, soprattutto in Piemonte e Lombardia, regioni maggiormente in crisi secondo l’indice Spi – Standardized precipitation index nei primi 3 mesi del 2022. Ad aggravare la situazione i primi caldi, che con l’evapotraspirazione riducono i benefici delle piogge primaverili.

L’Osservatorio fa notare come continui anche la discesa dei livelli dei maggiori laghi subalpini: il Lago Maggiore è 80 centimetri al di sotto della media storica e, in una settimana è sceso dal 30% al 22,7% di riempimento.

Il già esiguo manto nevoso in Lombardia è calato del 21,65%, assestandosi a  -66,7% sulla media del periodo. La portata del fiume Adda è in ulteriore calo, 43 metri cubi al secondo, la peggiore annata dei tempi recenti. In Valle d’Aosta, lo scioglimento della neve sta ristorando le portate della Dora Baltea e del torrente Lys; in Piemonte, i flussi dei fiumi sono inferiori all’anno scorso.

La situazione del Po

Il Po è stato classificato in condizione di estrema siccità idrologica e le cui portate sono addirittura inferiori a quelle registrate nelle estati più torride. In Emilia-Romagna, oltre ai territori compresi nei bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia, entrano in zona rossa anche le aree a Nord della foce del Reno, dove sono caduti solamente 191 millimetri di pioggia. In Veneto, non si prenderà il 50% dei prelievi irrigui e sono decrescenti i livelli di tutti i corsi d’acqua: il livello dell’Adige si è ridotto di ulteriori 35 centimetri in 7 giorni. Sotto la media, i principali corsi d’acqua della Toscana: il Serchio è al 25% della sua portata, l’Ombrone al 30%, il Sieve al 50%. 

“Le paventate restrizioni ai prelievi irrigui influiranno significativamente sulle produzioni agricole proprio nel momento, in cui le emergenze pandemica e bellica pongono l’autosufficienza alimentare come elemento centrale per il futuro del Paese”, osserva Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la Tutela del Territorio e delle acque Irrigue (Anbi). “Così come si stanno cercando soluzioni energetiche alternative, è indispensabile avviare urgentemente un piano per adeguare ed implementare un conclamato asset strategico come le infrastrutture idrauliche”.

“Vista anche la multifunzionalità della nostra proposta sul “Piano Laghetti, contiamo che su questo obbiettivo possa evidenziarsi quella coesione nazionale, che, nonostante le priorità di legge, spesso latita fra interessi concorrenti di fronte a risorse idriche insufficienti” aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.

La situazione nel Centro e sud Italia

Le portate fluviali decrescono complessivamente anche nel Centro Italia, seppur in maniera disomogenea: nelle Marche le portate sono in linea con gli anni precedenti, mentre nel Lazio l’Aniene registra una portata più che dimezzata rispetto alla media storica. In Campania, crescono i livelli dei fiumi Garigliano, Sele e Volturno; in Basilicata, i volumi idrici invasati si riducono di quasi 5 milioni di metri cubi, mentre lo stesso quantitativo d’acqua è l’incremento registrato nei bacini della Puglia. In Calabria, sono caduti finora circa 33 millimetri di pioggia, consentendo volumi invasati nella media. In Sicilia, i volumi invasati sono complessivamente superiori di circa 92 milioni di metri cubi a quelli dell’Aprile 2021. Infine, in Sardegna sono caduti mediamente 23 millimetri di pioggia, ma nei bacini della regione mancano circa 94 milioni di metri cubi pari al 5%.

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