impianto agrivoltaico

Coordinamento Free, Legambiente Calabria, Kyoto club e Italia Solare, in un nota congiunta, sottolineano come nel nostro Paese, nonostante la diffusa consapevolezza dell’importanza che le rinnovabili assumono sia per il caro bollette che per i cambiamenti climatici, purtroppo permangono delle resistenze a livello regionale.

È il caso della Regione Calabria, dove dalla proposta di modifica della legge urbanistica e, in particolare dell’articolo 3, che modifica l’articolo 51 della legge 16 Aprile 2002 n. 19, si evince che: per l’agrivoltaico si vuole fissare il 10% di utilizzo della superficie agricola, rendendone in questo modo impossibile la realizzazione. 

Le Associazioni dichiarano: “Prima di tutto vogliamo ribadire che l’agrivoltaico è un sistema in cui l’attività agricola e l’attività energetica coesistono e insistono sulla medesima porzione di territorio, preservando la vocazione agricola del terreno, per cui non “lede” l’agricoltura, ma anzi la integra in maniera virtuosa con la produzione di energia da fonte rinnovabile. Oltre a ciò, rileviamo che è espressamente esclusa dalla normativa nazionale per gli impianti agrivoltaici la necessità di rispettare uno specifico rapporto fra impianti e superfici destinate ad agricoltura. In più, abbiamo una giurisprudenza consolidata che afferma il fatto che non si può procedere con l’assimilazione dell’impianto agrivoltaico a quello fotovoltaico tout court, come afferma il Tar di Lecce con la sentenza 586/2022”.

Invece, la Regione Calabria nella sua proposta di legge descrive gli impedimenti all’agrivoltaico affermando che, nel nuovo testo dell’articolo 51 della l.r. 16 Aprile 2002, n. 19 “anche per gli impianti agrivoltaici di nuova generazione si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni del Qtrp (Quadro di riferimento e di indirizzo per lo sviluppo sostenibile dell’intero territorio regionale)”. Questo comporta che il limite del 10% si applica anche all’agrivoltaico.

Le Associazioni ribadiscono che, nonostante la percentuale del 10% possa sembrare irrisoria, invece danneggia proprio i piccoli agricoltori da proteggere. Infatti, realizzare un impianto fotovoltaico sul 10% di una piccola proprietà comporta fare un investimento che non sta in piedi, perché non ci sono economie di scala sufficienti.

Pertanto, la loro proposta è di modificare il testo di legge in questa forma: “Anche per gli impianti agrifotovoltaici si applicano le disposizioni  normative del Qtrp, fatto salvo per quelle disposizioni che risultano incompatibili e, in particolare, con esclusione delle disposizioni che stabiliscono rapporti fra l’area degli impianti e l’area impiegata per le coltivazioni”.

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