Non distruggiamo le colonie di pipistrelli per paura che possano trasmetterci il Covid-19. Il passaggio diretto del coronavirus dal pipistrello all’uomo è innocuo e non provoca alcuna patologia. Lo spiega l’Ispra in una nota di chiarimento per evitare che il mare di notizie in cui siamo immersi possa determinare ingiustificate preoccupazioni. L’approfondimento sul tema con Piero Genovesi, responsabile della fauna selvatica per l’Istituto.

Perché l’Ispra ha sentito il bisogno di pubblicare questo chiarimento sulle relazioni tra la presenza di pipistrelli e la trasmissione di Covid-19?

Questo è il periodo in cui in tutto il mondo si formano le colonie di pipistrelli. In Asia e in Africa molte sono state già distrutte. In Italia l’Ispra ha voluto agire preventivamente e ha pubblicato un chiarimento per evitare preoccupazioni ingiustificate. Oltretutto, nel nostro Paese la distruzione delle colonie è illegale.

Per calmare gli animi, l’Ispra ha evidenziato che il contagio diretto tra pipistrello e uomo non esiste.

Esatto. I pipistrelli ospitano un numero molto alto di virus, per la maggior parte innocui per l’uomo, perché sono animali per loro natura molto resistenti. Il coronavirus diventa una minaccia quando la sua struttura superficiale acuminata si modifica all’interno di un ospite intermedio di un’altra specie in presenza di condizioni igieniche pessime. In gergo, si parla di due salti di specie.

Nel caso specifico del Covid-19, il primo salto di specie è avvenuto con ogni probabilità nel mercato di Wuhan tra il pipistrello rinolofide, di cui esiste una colonia a circa 1.000 km a sud della città, e il pangolino, detto anche formichiere squamoso. La tesi iniziale del serpente è stata scartata. La convivenza nel mercato di specie selvatiche e la contaminazione con sangue e organi interni di animali macellati in condizioni malsane ha offerto al virus la possibilità di fare il salto di specie.

Negli scorsi anni sono state promosse delle linee guida per il restauro degli edifici in cui c’erano colonie di pipistrelli. Questi animali possono nascondersi in fessure anche molto sottili e spesso non ci accorgiamo della loro presenza.

Il contagio è stato dunque favorito da condizioni di degrado assoluto provocate dall’uomo?

Sì. Nel mercato di Wuhan gli animali selvatici erano macellati illegalmente e venduti senza controlli sanitari. Alla base della pandemia c’è il traffico e il consumo di animali selvatici, in Cina come tante altre regioni del mondo. Una consuetudine che minaccia la biodiversità ma che in Italia non esiste. Come avvenuto anche con le epidemie di Sars e Mers, il passaggio del virus non avviene spontaneamente tra la fauna selvatica e l’uomo ma solo in seguito a manipolazione di animali uccisi in condizioni igieniche estreme.

Queste abitudini sono accompagnate da un flusso costante di trasporto e commercio di cibo, altro elemento alla base della diffusione del Covid-19. Bisognerà pensare a come ridurre i rischi legati agli spostamenti dell’uomo e delle merci che, accidentalmente o meno, trasportano minacce. Tra gli esempi, l’arrivo in Italia della zanzara tigre, della zanzara coreana e del pesce (tossico) palla argento.

Nel mondo esistono 1.400 specie di pipistrelli, 35 solo in Italia. 1 mammifero su 4 è un pipistrello. Molte di queste specie formano colonie che possono vivere vicino all’uomo. Ce ne sono in tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia: alcune pescano nei corsi d’acqua, altre vivono nei sottotetti e altre ancora migrano per centinaia di chilometri. Tra le ultime descritte figura l’Orecchione sardo che, come suggerisce il nome, vive in Sardegna. 

Dunque esiste una similitudine tra il virus che sta sconvolgendo il pianeta e quello alla base di altre importanti epidemie che lo hanno afflitto in passato.

I coronavirus sono molto variegati e presenti in tanti mammiferi e uccelli. Ecco perché si è pensato sin da subito che l’origine della pandemia fosse rappresentato dai pipistrelli. I genetisti hanno compiuto un’operazione ulteriore: hanno analizzato il genoma dei coronavirus per capirne la similitudine e tracciarne l’origine. Ne è emerso, come riportato nel chiarimento di Ispra, che la sequenza genetica del virus Sars-Cov-2, che ha causato la pandemia Covid-19, e il genoma di coronavirus Sars-like, presente in pipistrelli rinolofidi cinesi, sono quasi identici.

Gli studi finora effettuati dovrebbero aiutarci a prevenire e contenere pandemie come quella che sta rivoluzionando il nostro modo di vivere. 

Certamente. Lo stesso studio dei pipistrelli può aiutare a individuare la cura. Oggi si parla spesso di One health approach, un approccio integrato per una corretta zootecnia e per proteggere la salute dell’uomo e la natura. Dimostra che tutti questi elementi sono più correlati di quanto pensassimo fino a pochi anni fa. In questo senso la conservazione della fauna che assicuri un’elevata biodiversità e che protegga le specie selvatiche da sfruttamento, caccia, etc. tutela anche la salute umana. Nelle aree più povere del mondo si sta diffondendo lo sfruttamento alimentare di qualsiasi specie, roditori inclusi. Ciò costituisce un reale rischio sanitario. Anche in Italia stiamo cercando di migliorare il controllo degli animali selvatici cacciati.

Gli studi condotti negli ultimi anni hanno aiutato a sfatare l’immagine del pipistrello come specie notturna e misteriosa. Sono stati promossi anche diversi programmi educativi. Resta, comunque, una specie poco conosciuta, sempre affascinante e fondamentale per l’equilibrio delle specie esistenti.

Il rispetto dell’equilibrio naturale fauna-uomo è quindi fondamentale.

È un aspetto che il consiglio direttivo dell’Unione mondiale per la conservazione della natura, cui partecipo, sottolineerà nella prossima pubblicazione. C’è un equilibrio naturale da garantire. La protezione dei pipistrelli è fondamentale in quanto questa specie, tra le altre cose, limita la diffusione delle zanzare che rappresentano la prima causa indiretta di mortalità al mondo.

Ogni sforzo compiuto sembra minato dai cambiamenti climatici…

I cambiamenti climatici e la distruzione degli habitat degli animali sono le principali cause della perdita di biodiversità perché provocano mutamenti talmente radicali da creare nuove interazioni tra l’uomo e la fauna e da innescare i meccanismi sopra descritti.

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