Ingv ed Enea insieme per tutelare le infrastrutture critiche nazionali

Sviluppare tecnologie per il monitoraggio e l’analisi del rischio fisico delle infrastrutture critiche nazionali. Questo lo scopo dell’Accordo di programma sottoscritto dai presidenti di Enea, Gilberto Dialuce e quello di Ingv, Carlo Doglioni

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foto Pixabay

I contenuti dell’accordo

Tra i punti cardine dell’accordo, firmato presso il Cnel, figura il Centro italiano per la sicurezza delle infrastrutture strategiche EISAC.it, nato dalla collaborazione tra Enea e Ingv. Che è incluso dal competente ufficio Onu nella lista delle 24 migliori strutture tecnologiche al mondo per la gestione delle emergenze da eventi naturali.

Il Centro è, infatti, in grado di offrire servizi avanzati come analisi del rischio su aree del territorio, simulazioni di scenari di eventi naturali e impatto sulle reti, raccolta e analisi di dati satellitari, creazione di banche dati territoriali e sistemi di previsione meteo-climatica e oceanografica.

L’Italia è troppo fragile ai rischi naturali e dimentichiamo troppo facilmente gli eventi calamitosi passati: è il conflitto tra memoria e oblio cui siamo quotidianamente sottoposti. Risulta quindi fondamentale tutelare le infrastrutture nazionali”, afferma Doglioni.

Un’attività complessa strutturata attorno al mondo della ricerca scientifica e si avvale di numerose figure professionali e di tecnologie all’avanguardia per fornire servizi di analisi e previsione del rischio sulle infrastrutture strategiche sul territorio nazionale.

Salvatore Stramondo, direttore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv e referente dell’Istituto per EISAC.it. conferma: “La firma di questo Accordo si inserisce nel quadro della Direttiva Cer (Critical Entity Resilience), che dovrà essere recepita dagli stati membri attraverso provvedimenti di legge che traducano in azioni le indicazioni strategiche in essa contenute integrandole nelle differenti politiche nazionali.

L’obiettivo è quello di aumentare la sensibilità dei Paesi verso questi temi e ridurre l’esposizione dei cittadini ai danni che la mancanza di infrastrutture e di servizi primari può provocare”. Conclude Stramondo.

Le Infrastrutture critiche nazionali

Il ministero dell’Interno definisce le Infrastrutture critiche nazionali come “Le risorse materiali, i servizi, i sistemi di tecnologia dell’informazione, le reti e i beni infrastrutturali che, se danneggiati o distrutti, causerebbero gravi ripercussioni alle funzioni cruciali della società. Tra cui la catena di approvvigionamenti, la salute, la sicurezza e il benessere economico o sociale dello Stato e della popolazione”.

Dialuce ricorda infatti: “Da tempo Enea ha individuato nel settore delle infrastrutture critiche uno strumento centrale per lo sviluppo e l’applicazione di competenze nei settori dell’ingegneria e della produzione di modelli e tecnologie Ict”.

Ne consegue che integrità, protezione dal rischio fisico e resilienza all’intero sistema dei servizi nazionali rappresentano temi strategici. Soprattutto alla luce delle mutevoli condizioni meteo-climatiche, degli impatti dei fenomeni idrogeologici e sismici e dei problemi di invecchiamento delle strutture stesse.

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