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Fonte foto Anbi

Peggiora la crisi idrica che investe il bacino del fiume Po, si parla di emergenza in Piemonte e nel Delta, ma non solo, tutto il distretto è in seria difficoltà.

Scarse piogge e temperature in aumento

L’Osservatorio sulle crisi idriche riunitosi ieri 3 marzo in seno all’Autorità distrettuale del Fiume Po-ministero transizione ecologica, rileva un’allerta idrica in stato avanzato a causa della mancanza di neve e acqua e dell’impoverimento delle falde sotterranee. L’Osservatorio riporta un mese di febbraio in cui sono cadute scarse piogge che si sono combinate a temperature medie con una tendenza in aumento di 3 gradi e ci sono state oltre il 60% in meno di precipitazioni piovose.

Le scarse portate d’acqua

C’è una marcata siccità idrologica invernale per quanto riguarda le portate d’acqua del fiume Po, rimaste sotto le medie dall’inizio del 2022.
La causa è da attribuire principalmente a due fattori: condizioni anticicloniche persistenti che hanno contribuito a generare temperature miti, soprattutto in montagna e, numerose giornate con vento favonio che hanno fatto aumentare le temperature anche alle quote più basse. Tutti gli indicatori presi in esame sono vicini ai minimi rispetto alle serie dal 1961 ad oggi.

Il rischio di avanzamento del cuneo salino

Scarsa piovosità e innalzamento del livello del mare contribuiscono a far avanzare il cuneo salino e l’intrusione delle acque salate nelle acque dolci. Il fenomeno attualmente sta interessando il tratto del Delta del fiume Po prossimo alle province di Rovigo e Ferrara.

“Chi è chiamato a svolgere un ruolo di pianificatore come questa Autorità, evidenzia il segretario generale di Adbpo-Mite, Meuccio Berselli, non si limita a fotografare la situazione di costante peggioramento nel corso del tempo ma, parallelamente, deve sollecitare le istituzioni a trovare soluzioni che possano compensare i fabbisogni dei territori. Occorre accorciare i tempi degli interventi e concertare programmi di adattamento al clima con una serie di azioni, che considerino tutto il bacino nei suoi innumerevoli punti di interdipendenza senza preclusioni ideologiche ed in tempi più consoni alle necessità umane/produttive e degli habitat”. Inoltre, sottolinea Berselli: “Invasi dove serve, riuso delle acque depurate, maggiore disponibilità nell’attuare il principio di sussidiarietà tra territori (il caso del lago Maggiore) superando intelligentemente i localismi ed i confini amministrativi, attuazione delle migliori tecniche dell’agricoltura di precisione. Queste non sono proposte, ma step progressivi di una comune tabella di marcia, senza la quale la situazione è destinata a peggiorare notevolmente , procurando ripercussioni ambientali ed economiche”.

Il report settimanale e la situazione regionale

A rischio anche i grandi laghi, il lago Maggiore è di poco superiore allo zero idrometrico, il lago di Como e di Iseo sono addirittura al di sotto della soglia dello zero idrometrico. Unica eccezione il lago di Garda che però sta cominciando calare.

In Lombardia, le portate del fiume Adda sono in costante calo, mentre le riserve nivali hanno avuto un incremento di 242,1 milioni di metri cubi (+34%) rispetto alla settimana scorsa. In questo modo, il deficit complessivo di riserva idrica si riduce così da -55,7% a -49,63% sulla media storica.

In Veneto, su Dolomiti e Prealpi mancano 90 centimetri di neve, pari a rispettivamente -25% e -35% sulla media storica. Il lago del Corlo, nel bacino del fiume Brenta, che registra un livello inferiore di 1 metro e mezzo rispetto alla media, segna il record negativo dal 1996 (9,7 milioni di metri cubi d’acqua invasata, cioè -13 milioni sulla media storica, pari a -57%). Anche i fiumi della regione questa settimana restano al di sotto dei livelli degli anni precedenti.

In Emilia-Romagna, ci sono stati pioggia e neve sul versante adriatico, ma solo il fiume Savio in seguito a questi fenomeni sembra essersi avvicinato ai valori medi del periodo. Il 75% dell’Emilia-Romagna è in deficit per quanto riguarda le piogge, unica eccezione i bacini romagnoli a sud della foce del fiume Reno. La pianura ferrarese si trova ad affrontare una delle peggiori crisi idriche degli ultimi decenni: dall’inizio dell’anno sono caduti solamente mm.38,6 di pioggia, di cui solo mm.7,6 a febbraio.

La situazione nell’Italia centrale

I fiumi marchigiani invece, l’Esino e il Sentino registrano un’ottima performance anche dei volumi d’invaso nelle dighe regionali. In Toscana, si registra una situazione irregolare: le piogge hanno interessato la Valdarno, la Lucchesia, ma soprattutto la provincia di Massa Carrara con picchi di oltre 50 millimetri. In calo invece le portate dei fiumi della costa grossetana e livornese. Nel Lazio, i fiumi Sacco e Liri-Garigliano si trovano al livello più basso degli ultimi cinque anni.

La situazione nel sud Italia

In Campania, sono in aumento il livelli idrometrici dei fiumi Sele, Sarno e Volturno rispetto ad una settimana fa. In Abruzzo invece, l’invaso di Penne conferma la tendenza positiva con il dato migliore da cinque anni a questa parte. In Basilicata, si assiste ad un aumento dei volumi dei bacini di circa un milione di metri cubi al giorno. Gli invasi pugliesi beneficiano delle nevicate sul Gargano e sui monti Daunia, infatti i volumi trattenuti sono incrementati di 21 milioni di metri cubi.

“Di fronte ad una situazione di persistente emergenza, è ancora più evidente la necessità di infrastrutturare il Nord della Penisola con nuovi invasi, efficientando al contempo quelli esistenti”, dichiara Francesco Vincenzi in nota stampa, presidente Anbi. “La nostra proposta prevede la realizzazione di 13 bacini, il completamento di altri quattro e la manutenzione straordinaria di ulteriori nove per riportarli alla capacità originaria. Dobbiamo assumere definitivamente che i cambiamenti climatici stanno stravolgendo anche l’andamento meteo e le piogge diffuse, utili all’agricoltura ed all’ambiente, sono ormai un ricordo”.

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