gestori carburanti Q8
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I gestori carburanti lanciano una proposta di riforma per una rete “più efficiente e razionale”.

Riforma del settore carburanti, obiettivi

Il modello – come spiega una nota congiunta di Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio – intende “imporre a compagnie e retisti la chiusura di 10.000 impianti inefficienti (sotto i 600mila lt. dichiarati, senza attività integrative, abbandonati dal gestore) e di 150 in autostrada, tra il 2021 ed il 2023”. Il tutto per “ottenere una rete più snella, favorire i controlli degli organi ispettivi ed aumentare l’indice di produttività per impianto”.

Risultati previsti

Di conseguenza in questo modo si riuscirebbe a  restituire alla collettività almeno 8 miliardi di euro di gettito erariale evaso e almeno 1,4 miliardi al mercato ad agli operatori onesti. Ma anche  ricostruire un sistema regolatorio certo, favorire il rientro delle multinazionali. E ancora si potrebbero attirare nuovi investimenti da dedicare alla modernizzazione della rete in coerenza con una mobilità sostenibile sul piano ambientale e con l’attuale fase di transizione energetica.

Gli strumenti per questo nuovo modello

Ma quali sono agli strumenti necessari ad applicare questo modello? Il primo è il Fondo Pubblico a cui i proprietari debbono conferire gli impianti da portare in chiusura. Il tutto per garantire trasparenza, effettivo smantellamento ed il relativo rispetto dei tempi e degli standard legislativi per la bonifica ambientale. Il secondo è il Durn carburanti, con il quale i proprietari degli impianti debbono certificare di non aver pendenze con la giustizia e di aver pienamente rispettato le leggi speciali di settore.

Qualche numero

Infine qualche numero. Secondo i dati del Mise al 1/10/2020 gli impianti continuano ad aumentano. Sono 23.805, contro i 22.460 del 21/10/2019. Si tratta di 1.345 i punti vendita in più, solo negli ultimi 12 mesi (nonostante il covid-19). L’erogato medio annuo per impianto in Italia è di 1.367mila lt, contro i 3.460mila in Germania, i 3.912mila in Francia e i 4.155mila in Gran Bretagna.

“Una giungla di marchi”

Si tratta di “una giungla inestricabile e incontrollabile di marchi esposti al pubblico (237) e di soggetti di ogni risma che li posseggono senza il pubblico lo possa sapere (1.083). Di questi, solo 6 sono compagnie petrolifere integrate, dopo che tutte le multinazionali -prima Shell, poi Esso ed infine Total – sono letteralmente fuggite dal mercato italiano, senza che la politica (ma neanche il settore) si sia nemmeno posto il problema, se non altro, delle conseguenze”.

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