Circular economy, da strumento europeo a opportunità per l’industria italiana

Shutterstock 316203488“Il momento in cui l’economia circolare verrà acquisita in maniera concreta un parte della missione storica dell’ambientalismo verrà esaurita” asserisce Rossella Muroni, presidente di Legambiente; ciò accadrà perché sarà dimostrata “l’economicità di un ambiente sostenibile”. Una simile realtà non spaventa anzi stimola ancora di più ad agire e lo vediamo nel corso del convegno che Legambiente e Corepla hanno organizzato a Roma dal tema “Il riciclo della plastica made in Italy”.

“Oggi in Italia abbiamo raggiunto risultati di grandissima eccellenza” ricorda in apertura lavori Giorgio Quagliolo presidente uscente di CoreplaAbbiamo un tasso di riciclo nelle aree in cui operiamo di circa il 60%”.

Certamente un miglioramento della gestione dei rifiuti e un incremento del tasso di occupazione c’è, come sottolinea anche Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, ma serve un adeguamento della normativa vigente che segua le innovazione tecnologica e soprattutto certezza e stabilità dei provvedimenti. Emblematico il caso di una società a Treviso, specializzata nello smaltimento dei pannolini, che non può rimettere il suo prodotto nel mercato in quanto considerato dalla normativa “rifiuto”.

Dal Ministero dell’Ambiente, presente Mauro Libè consigliere politico, solleva sia il problema culturale del riciclo sia il tema normativo, per cui è necessaria e urgente una riforma che omogenizzi i diversi rivoli attualmente in essere. “Non possiamo mettere pezzetti di norme in ogni legge” puntualizza Libè “servono norme chiare e rigide che nessuno avrà paura di applicare”. Necessario anche un intervento legislativo al fine di prevedere pene adeguate per i reati ambientali.

Positivo l’approccio di Ermete Realacci presidente della commissione ambiente territorio e lavori pubblici della camera dei deputati che indica come Foto Coreplaprobabilmente risolvibili diverse difficoltà industriali (citando i pannolini di cui sopra) e puntualizzando la potenzialità industriale dei consorzi di riciclo, anche come esempio da esportare all’estero “Il dual sistem tedesco non si esporta il consorzio sì”, sottolinea Realacci.

D’altronde “Una caratteristica tutta italiana è la prossimità territoriale” come sottolinea la stessa Presidente di Legambiente “Quello che andiamo proponendo è un modello non collaterale in aggiunta, ma un vero modello industriale”. Come le esperienze territoriali presenti alla giornata “che hanno ambizione di partite industriali”.

Di fatto di virtuosismo tecnologico in Italia ne abbiamo da esportare, nel corso della mattinata ne sono stati esposti alcuni come il sistema di recupero delle plastiche illustrate da Antonio Diana, presidente di SRI-Erreplast Srl di Gricignano di Aversa (CE), unica azienda in Italia ad avere un sistema automatico di rimozione delle etichette sleeves per ridurre gli impatti ambientali degli scarti.

Come anche la Montello Spa di Bergamo il cui presidente Roberto Sancinelli, illustra la riconversione della propria azienda dalla siderurgia al riciclo degli imballaggi in plastica, e che oggi conferisce in discarica una percentuale di residui prossima allo 0, evitando emissioni di CO2 pari a 200.000 tonnellate/anno. O lo stesso CONAI che come riporta il presidente Roberto De Santis, secondo un documento della Commissione Europea, offre una tracciabilità dei dati affidabile a livello continentale. Ma l’economia circolare è soprattutto riduzione dell’uso delle materie prima ancora che riciclo e su questo l’on. Simona Bonafè, europarlamentare vicepresidente Intergruppo Investimenti di Lungo Termine, insiste.

Una giornata intensa il 5 maggio romano sui temi della economia circolare che ha visto oltre alla mattinata in oggetto un altro convegno dedicato all’approccio a all’economia circolare, in cui l’Enea si è candidato come punto di riferimento nazionale. Decisamente gli stakeholder stanno cogliendo questo strumento individuato dall’Unione Europea propedeutico al raggiungimento degli obiettivi ambientali siglati con COP 21 non resta che vedere come le istituzioni sapranno dar voce agli strumenti a disposizione.

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Pubblicista dal 2007, scrive per il Gruppo Italia Energia.