Strategia UE per riscaldamento/raffrescamento, ENEA: per lo più condivisibile, ma alcuni passaggi meritano considerazioni

Shutterstock 168801077La Comunicazione della Commissione Europea ‘Una strategia dell’Unione europea in materia di riscaldamento e raffrescamento’ risulta per la gran parte condivisibile, ma presenta alcuni passaggi che meritano considerazioni ed elementi aggiuntivi per una piena valutazione da parte delle commissioni Parlamentari”. Con questa valutazione inizia il testo dell’ENEA presentato per l’audizione sulle strategia Ue su riscaldamento e raffreddamento alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera. Affrontare queste tematiche, viene affermato nel testo, vuol dire per la Commissione Europea intervenire su almeno 5 diverse direttive: “ la 2012/27/UE (EE), relativa all’efficienza energetica; la 2010/31/UE (EPBD), concernente le metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici e i loro requisiti minimi sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni; la 2009/28/CE (FER), sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili;  la 2009/125/CE (ErP), relativa ai requisiti di progettazione dei prodotti correlati all’uso dell’energia; la 2010/30/UE (Etichettatura), concernente l’indicazione del consumo di energia e di altre risorse dei prodotti connessi all’energia, mediante l’etichettatura ed informazioni uniformi relative ai prodotti”.  

In questo senso il piano, secondo ENEA, risulta chiaro, ma, come si legge nel testo  “quello che deve emergere è che in queste revisioni di direttive sono presenti criticità per i cittadini e per l’industria nazionale. In generale, il programma, che necessita di chiarimenti e correzioni anche metodologiche, è centrato soprattutto nel contesto degli Stati del centro-nord Europa. E questo non costituisce certo una novità”.

 Tanti i punti affrontati nel documento redatto dall’ENEA: si va dai requisiti di efficienza e quota di fonti rinnovabili alla riqualificazione degli edifici nella pubblicazione amministrazione, passando per aspetti normativi e tecnici, BACS, sistemi ibridi e SEU.  In particolare per quanto riguarda il punto relativo ai requisiti di efficienza e quota fonti rinnovabili ENEA rileva la mancanza di una metodologia unica a livello europeo per il calcolo delle prestazioni energetiche di sistemi edificio-impianto. “La CE  – si legge nel documento – ha definito una metodologia comparativa per determinare, attraverso le applicazioni nazionali, requisiti cost effective. Dal confronto con questi valori la Commissione valuta l’adeguatezza dei requisiti minimi vigenti negli Stati membri. Qui nasce una criticità. A oggi, non c’è una metodologia unica europea per il calcolo della prestazione energetica di un sistema edificio-impianto e negli Stati si applicano metodi diversi. Di fatto, il requisito di legge, la cui adeguatezza è stata verificata dalla CE, si raffronta con valori di prestazione di progetto (nuovi edifici o ristrutturazioni) scaturiti da metodologie nazionali diverse. Pertanto, si perde l’obiettivo di rendere confrontabili gli immobili ma, soprattutto, si limitano le possibilità di rendere disponibili dati coerenti, utiliper le valutazioni poste alla base di future scelte di indirizzo”.

In quest’ottica ENEA sottolinea come “con la revisione della direttiva EPBD la CE dovrebbe garantire una metodologia di calcolo unica in tutta Europa”.  Nel testo si specifica, inoltre come non si tratti “di aspetti formali ma sostanziali che possono portare a valutazioni e indirizzi strategici sbagliati. Nella Comunicazione si parla più volte di sviluppo delle biomasse (delle rinnovabili in generale) ma se gli Stati: non omogeneizzano come valutare l’apporto di fonti rinnovabili nel calcolo della prestazione energetica del edificio in progettazione (…); non coordinano la qualità dell’involucro e la produzione di energia rinnovabile. Parlare di disallineamento tra i diversi paesi e di elevato utilizzo di fonti rinnovabili per il riscaldamento nelle nazioni del nord Europa (prevalentemente biomassa) non solo non ha significato ma è distorsivo in termini di efficienza energetica”.

Nel testo dell’audizione viene inoltre richiesto alla CE, “al momento della revisione della direttiva FER,  di prevedere una quota di energia rinnovale nel caso di utilizzo delle pompe di calore anche per il servizio raffrescamento e non solo per quello di riscaldamento, come ottenuto dai paesi europei più freddi. Questo anche in linea con quanto riportato a pagina 5 della Comunicazione dove si afferma che “ Nei climi più caldi è il raffreddamento degli ambienti a rappresentare la maggior parte del consumo – e tale consumo è in crescita”. Mantenere l’impostazione attuale non può che aumentare la già consistente penalizzazione dei paesi del sud Europa”.

 

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