Comunicazione e supporto: il ruolo del coordinatore territoriale per il Patto dei Sindaci

DecDismessa l’attività nel settore prodotti petroliferi ed affini fino ai primi anni del 2000, Antonio De Crescenzo riveste la carica di Energy Manager sia per la pubblica amministrazione che  per aziende private. Dal 2010 diventa Mobility Manager di area e Project financing Manager e, tre anni dopo, ricopre la qualifica di coordinatore del progetto Paes nella Valle.

In qualità di coordinatore territoriale per il Patto dei Sindaci per l’unione comuni Valle dell’Orco riesce a promuovere con maggiore fermezza le proposte di efficientamento?

Il “Coordinatore territoriale” per il Patto dei Sindaci è a tutti gli effetti l’UE: per la Comunità Europea il ruolo dei coordinatori sul territorio è fondamentale. Queste figure devono avere la capacità di diffondere i principi dell’iniziativa Covenant of Mayors e devono essere di supporto agli enti che vogliono aderire ma che riscontrano difficoltà di carattere tecnico, organizzativo ed economico nell’affrontare l’unico atto obbligatorio derivante dell’adesione al Covenant: la redazione del Piano d’azione per l’Energia Sostenibile (Paes).

In qualità di Energy Manager e Mobility Manager sono il coordinatore del progetto “Il Paes nella Valle”. Il Joint-Paes che stiamo redigendo per i comuni in questione sarà il piano programmatico nel campo dell’efficientamento energetico che dovrà essere messo in opera nei prossimi anni con scadenza al 2020.

Nella sua esperienza di consulente esterno quali sono i vantaggi derivanti dall’attuazione di interventi di efficientamento energetico?

Tra i vantaggi posso indicare più o meno in ordine di importanza:

  • miglioramento dell’uso dei vettori energetici;
  • riduzione dei consumi dei vettori energetici;
  • abbattimento considerevole dei costi;
  • miglioramento della qualità della vita;
  • maggiore competitività del territorio nel suo complesso;
  • contributo al raggiungimento degli obiettivi nazionali in tema ambientale.

Questi risultati sono la conseguenza di un attento studio del territorio, sia dal lato domanda che dal lato offerta, per giungere ad una pianificazione che coinvolga tutti gli attori presenti sul territorio.

Con quali fondi sono stati realizzati questi progetti?

I fondi di finanziamento che si cerca di utilizzare sono i più svariati, si va dai fondi pubblici ai fondi privati: si deve trovare quello corrispondente alla tipologia di progetto. Nel primo caso si passa dai fondi rotativi a quelli strutturali, dai fondi a gestione diretta europea a quelli a gestione nazionale. Il progetto il Paes nella Valle ad esempio ha ricevuto un finanziamento Por Fesr 2007-2013 tramite Bando della Regione Campania.

Quale impatto economico hanno avuto sul bilancio queste attività?

Vorrei indicare tre dati significativi:

1) l’intervento di un Energy Manager presso un soggetto sia pubblico che privato può, già nel primo anno di attività, ottenere economie di scala tra il 12 ed il 20%;

2) ogni euro speso in efficientamento energetico vale quattro euro recuperati nell’uso dell’energia;

3) ogni euro speso per l’adattamento ai mutamenti climatici vale sei euro risparmiati per interventi necessari dopo eventi che colpiscono il territorio.

Per l’impatto economico sul bilancio dell’attività ed i tempi di rientro dell’investimento posso dire che ogni caso è a se stante. In genere cerco attività i cui investimenti rientrino tra i 5 ed i 7 anni massimo.

Esempio: Centro sportivo

Consumi pre attività: 120.000 mc di metano – 250.000 KWe;

Intervento: installazione nr. 20 pannelli termici solari del valore di 15.000 euro;
Consumi metano 95.000 mc (- 21% circa sui volumi) costo vettori energetici da 122.000 euro totali a 109.000 euro;

Rientro investimento 1 anno e 7 mesi.

Crede che le aziende con le quali ha collaborato svilupperanno nuove opportunità in termini di efficienza?

Il settore delle energie rinnovabili e quello dell’efficientemento sono in continua evoluzione; sarebbe impensabile non tentare di sviluppare nuove progettualità e quindi nuove opportunità.

Come si manifesta la differenza nell’approccio tra pubblico e privato all’efficientamento enrgetico?

Nel settore privato l’efficientemento è analizzato soprattutto con il metro della rendicontazione economica, poiché è considerato un investimento. Siamo lontani, al netto di ovvie eccezioni, dal modello dell’imprenditore che valuta l’impatto ambientale ed il conseguente risultato d’immagine dell’azienda di fronte ad un progetto di efficientamento. Per la PAconta innanzitutto la visibilità dell’intervento, poi l’impatto economico sulle casse dell’Ente e, a seguire, tutti gli altri fattori. La maggior difficoltà nell’avviare la PA verso un progetto di efficientamento risiede nel carattere del decisore: pur non possedendo conoscenze tecniche nel settore, quando è propenso al cambiamento diventa possibile avviare un tavolo di trattativa spesso vincente.

Come può un EGE consulente esterno inserirsi nella pianificazione di queste misure per l’efficienza?

Sarebbe ottimale che al professionista venisse chiesto di intervenire, invece molto spesso si autocandida ed è tenuto a mostrare uno storico dei risultati ottenuti per provare la validità della propria esperienza. Per sensibilizzare i decisori aziendali occorre individuare progetti di efficientamento che siano realizzabili in tempi medio-brevi, economicamente sostenibili ( per l’investimento ma soprattutto per il rientro), monitorabili e replicabili.

Il quadro normativo in tema di efficienza energetica risulta chiaro e completo?

La complessità deriva dal fatto che tutto avviene su spinta della CE, mentre le criticità provengono dalla eterogeneità dei mercati che devono recepire ed applicare quelle direttive per uniformare il mercato. Un esempio? Germania e Gran Bretagna hanno avviato con un progetto che prevede l’efficientamento di una unità immobiliare ogni minuto fino al 2050 per raggiungere gli obiettivi fissati dall’UE; l’Italia, come anche altre nazioni, ha chiesto (ed ottenuto) una proroga all’aprile 2017 per presentare le linee guida con cui far partire la stessa iniziativa.

Studiare da EGE: quanto conta la formazione?

Non si finisce mai di migliorare la propria formazione ma sono convinto che è indispensabile l’esperienza sul campo per ottenere risultati. I parametri utili alla valutazione delle competenze si basano per un 40% sulla formazione e per il 60% sull’esperienza.

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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste