Filiere circolari, se la carta si produce dal Tetrapack

Lucart Stabilimento%20DiecimoUn modello produttivo che si caratterizza per filiere circolari in grado di valorizzare i rifiuti dando loro una nuova vita mediante uno smaltimento corretto e un avvio al trattamento. Il tutto per ottenere materie prime seconde, pronte per essere riimmesse sul mercato sotto altre forme.  E’ questo il perno attorno a cui ruota il progetto Fiberpack promosso da Lucart – realtà italiana che produce a livello europeo  carte monolucide, prodotti tissue ed airlaid – insieme a Tetrapack, società mondiale del trattamento e confezionamento degli alimenti. in sostanza si tratta di riciclare i contenitori per bevande per realizzare carta igienica, tovaglioli, fazzoletti e asciugatutto, prodotti che, grazie al fatto di essere il risultato di processi produttivi circolari, sono certificati EU Ecolabel. L’azienda –  a cui Canaleenergia aveva già dedicato un articolo circa un anno fa –  grazie a quest’iniziativa ha ottenuto il riconoscimento “Best in Class” nel corso dell’edizione 2016 “Sodalitas Social Award” e il premio “Non sprecare” nella categoria “Aziende”. 

Partiamo di cartoni per bevande generalmente post consumo, quindi quelli che provengono dalla raccolta differenziata, là dove viene fatta in italia – ha spiegato a Canaleenergia  Tommaso De Luca, Responsabile Comunicazione di Lucart – una volta selezionato, questo materiale viene portato presso nei nostri due stabilimenti, uno a Diecimo, frazione del Comune di Borgo a Mozzano in provincia di Lucca, e uno a Laval in Francia. Abbiamo due stabilimenti attrezzati con questi inopinati per il recupero dei cartoni per bevande tipo Tetrapack”

Insieme al manager abbiamo approfondito alcuni aspetti legati al processo produttivo del Fiberpack e al progetto green che ha coinvolto le scuole elementari di Novo mesto, in Slovenia,  nel 2015. 

Come funziona il processo 

Come avviene il processo di riciclo nei vostri impianti? Quali sono le diverse fasi?

Il progetto Fiberpack si prefissava l’obiettivo di recuperare il 100% delle componenti dei cartoni per bevande tipo Tetra Pack. Questi cartoni sono costituiti da circa un 74% di fibre di cellulosa non sbiancate e da una restante parte (26%), di cui un 22% è di polietilene e un 4% circa è  di alluminio. I progetti che erano stati promossi finora tendevano al massimo a recuperare la parte di cellulosa, noi invece abbiamo voluto recuperare tutte le componenti. Abbiamo, quindi, lavorato sui nostri impianti modificandoli in modo tale da ottenere un processo principalmente fisico e meccanico che ci consente, in primo luogo, di separare le fibre di cellulosa da tutto il resto. Queste fibre di cellulosa vengono poi inserite nel nostro processo tradizionale per ottenere un tipo di polpa, e quindi di carta, derivante unicamente dai cartoni per bevande tipo Tetrapak, il Fiberpack. Tutta la carta viene poi sterilizzata completamente passando per un tubo a caldo a più di 120 gradi. 

 

Infografica Eko Iniciativa

 

 

Dal riciclo di un contenitore in cartone tipo Tetra Pak voi riuscite a ottenere, oltre alla cellulosa, materiali come il polietilene e l’alluminio, impiegati per ricavare l’AL.PE, un materiale recuperato e riutilizzato dalle industrie manifatturiere per numerosi usi (dall’edilizia all’arredo urbano, da oggetti di uso comune come penne e righelli ai pallet per il trasporto delle merci, dai sistemi di dispensazione degli asciugamani nei bagni). Come avviene in questo caso il processo produttivo?

Un’altra parte importante del processo è poi quella che ci permette di salvare anche la componente plastica e di alluminio. Queste due componenti vengono separate meccanicamente e successivamente mediante un principio che noi chiamiamo ‘pulper’, uno spolpatore. Qui viene aggiunta molta acqua a questi cartoni e le fibre di cellulosa vengono separate dalle altre componenti plastiche e alluminiche. La componente plastica alluminica viene successivamente sottoposta a un altro processo in modo da eliminare le impurità –  soprattutto residui di fibra che potrebbero rimanere attaccati – per poi essere ridotta in balle che verranno trasformate in un granulo a sua volta impiegato per produrre prodotti plastici. Il materiale, una volta uscito dal nostro processo produttivo, infatti, passa alla fase successiva –  sempre sotto la nostra supervisione – e viene inviato ad altri partner che fanno il granulo e lo trasformano nel pallet in plastica o in dispenser per la distribuzione dei nostri prodotti in carta ( saranno presentati alla fiera di Verona ‘Pulire’ a metà maggio). Siamo già oggi in grado di consegnare un prodotto – come  carta igienica o asciugamani –  fatto con la parte in cellulosa dei cartoni per bevande, trasportato su un pallet fatto con la parte in plastica derivata dai cartoni per bevande e dispensato, nel punto di utilizzo, con un dispenser anche questo derivato dalla parte plastica e alluminica dei cartoni per bevande. Ci inseriamo quindi pienamente in un progetto di recupero e di economia circolare. 

Il progetto con le scuole elementari in Slovenia  

  

Nel 2015 avete  avviato, insieme a una serie di partner locali, un progetto in fase pilota a Novo mesto in Slovenia. Può fornirci qualche dettaglio?

In quel caso abbiamo allineato tutta la filiera, abbiamo stretto un accordo con il Comune di Novo mesto che ha ovviamente i rapporti con la municipalizzata del posto. Il ciclo parte, in questo caso,  dalla scuola, che per noi è un luogo chiave per promuovere un’educazione incentrata sulla tutela ambientale e sull’uso consapevole delle risorse. Il progetto ha coinvolto 14 scuole  elementari dell’area urbana di Novo mesto e ha previsto l’organizzazione di una campagna di raccolta dei cartoni per bevande (succhi di frutta, latte etc ).  Questi prodotti, generalmente consumati a scuola dagli alunni, sono stati poi raccolti presso gli istituti in maniera selezionata grazie al coinvolgimento della municipalizzata del posto – che gestisce il ritiro della spazzatura – e dalla piattaforma di selezione (Unirec). La filiera è infatti composta da chi raccoglie la differenziata e da chi seleziona i vari elementi della differenziata per avviarli al riciclo. I rifiuti raccolti nelle scuole sono stati poi comprati da noi dalla piattaforma slovena per essere successivamente trasformati, da una parte,  in prodotti in carta,  dall’altra,  in quei prodotti plastici di cui parlavo prima, ovvero pallet e poi  dispenser. Questi oggetti sono stati poi ripiazzati dal nostro distributore in Slovenia per tornare a essere usati sottoforma di prodotto finito ancora nelle scuole e nelle istituzioni. Alla fine di questo primo progetto il 35% delle scuole di Novo mesto aveva questa carta derivata dal recupero di cartoni per bevande che loro stessi avevano utilizzato. 

 

Pensate di ampliare  ulteriormente il progetto?

E’ una case history che speriamo di replicare quanto più possibile anche in Italia. A Novo mesto il progetto si è già ampliato, ha coinvolto una raccolta anche presso dei supermercati, è un progetto che sta crescendo. In Italia è un po’ più complicato per la frammentazione sia della tipologia di  raccolta differenziata e di  municipalizzate che abbiamo, sia per il fatto che, giustamente, per il riutilizzo dei prodotti in carta riciclata bisogna passare attraverso le aste.  Ma  è una case history assolutamente replicabile anche in Italia, noi ci auguriamo di poter diffondere questi progetti che hanno una valenza comunicativa molto forte anche nel nostro Paese, perché il cittadino vede che quello che recupera e differenzia si trasforma in qualcosa che poi utilizza. In questo caso la valenza di progetti di questo tipo, in termini di sensibilizzazione, è legata al fatto che c’è una campagna continuativa. in altre parole si fa vedere il ritorno dei prodotti che vengono raccolti. 

 

Avete valutato l’impatto ambientale dell’iniziativa da un punto ddi vista quantitativo? In che modo?

Noi utilizziamo tre parametri per valutare questo progetto. Per prima cosa c’è  il numero di cartoni (per convenzione consideriamo che siano da 1 litro), abbiamo calcolato che in 4 anni ne abbiamo recuperati 2,8 mld (16 volte il giro della terra). Poi c’è la quantità di alberi che sarebbero stati  necessari per produrre la stessa quantità di carta, in quattro anni abbiamo evitato l’abbattimento di 1 milione e 200 mila alberi  una superficie di 4200 campi da calcio). Infine per quanto riguarda la quantità di CO2  non emessa in atmosfera, il dato è di 73 mila tonnellate: si tratta delle tonnellate di anidride carbonica che sarebbero state immesse se questi cartoni per bevande fossero stati smaltiti in discarica. Tutti questi dati sono stati calcolati con la collaborazione  l’Università Sant’Anna di Pisa.

 

Infografica Fiberpack 

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.