Se la bioeconomia si impara sui banchi di scuola, al via “Scuola@Novamont”

Shutterstock 177043292Creare un ponte tra il mondo dell’industria e quello della formazione scolastica e universitaria per far conoscere ai giovani le potenzialità della chimica da fonti rinnovabili e più in generale della bioeconomia. E’questo l’obiettivo principale del progetto “Scuola@Novamont” che permetterà a più di 500 studenti e docenti di diverse università e scuole italiane di visitare le sedi di Novamont, azienda specializzata nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. L’iniziativa, arrivata quest’anno alla sua seconda edizione, sarà per i ragazzi l’occasione di familiarizzare con concetti come bioeconomia ed economia circolare acquisendo competenze trasversali su modelli di produzione, comportamento e consumo improntati alla sostenibilità. In particolare in questa edizione per la prima volta  l’azienda, oltre ad aprire le porte, come di consueto, della sede direzionale e di ricerca di Novara e del centro produttivo di Terni, farà scoprire agli studenti la sede della consociata veneta Mater-Biotech, inaugurata nel settembre 2016. Lì si trova il primo impianto al mondo dedicato alla produzione, mediante fermentazione, di biobutandiolo, un intermedio chimico con molteplici e cruciali utilizzi. 

Il progetto rappresenta per l’azienda “un’occasione di crescita e confronto”, ha spiegato Giulia Gregori, responsabile pianificazione strategica di Novamont. Fare impresa per Novamont  – ha sottolineato la manager – significa riconnettere economia e società, contribuendo alla crescita dell’occupazione e del capitale di innovazione del nostro Paese, di cui i giovani sono la risorsa principale”. Insieme a lei abbiamo approfondito alcuni aspetti legati all’iniziativa e più in generale alcuni scenari relativi al comparto della bioeconomia nel nostro Paese. 

Le iniziative legate al progetto

Come si articola l’iniziativa, qual è l’obiettivo principale?

Novamont ha ormai da anni cominciato un percorso di collaborazione con il mondo della scuola primaria, secondaria e con il mondo universitario con l’idea che un’azienda come la nostra non possa essere solo una realtà che produce e fa ricerca, ma debba lavorare molto sulla formazione, intesa come formazione tecnica, specifica del settore, ma anche come un tipo di formazione più rivolto alle nuove generazioni. In questo modo si può trasmettere una modalità un po’ diversa di fare chimica e di fare ricerca nel nostro Paese. Abbiamo così cominciato da un po’di anni – in un modo che fino a questa edizione non era così strutturato e organizzato – ad aprire le porte della nostra azienda per far capire, attraverso le iniziative nelle scuole e nelle nostre strutture, che cosa significa fare ricerca in Italia, una ricerca non solo pubblica, ma portata avanti in un’impresa.  Con il progetto di quest’anno abbiamo ideato dei percorsi per accompagnare le scuole, abbiamo sviluppato dei kit formativi il cui grado di approfondimento fosse differenziato in base all’età e al livello scolastico dei ragazzi coinvolti. Si inizia con una sorta di gioco, un abc della bioeconomia e della chimica verde per poi coinvolgere i ragazzi in giochi da tavola e di ruolo e in veri e propri esperimenti sulla chimica da risorse rinnovabili. 

Quest’anno i ragazzi potranno visitare anche la consociata veneta Mater-Biotech, inaugurata nel settembre 2016 e sede del primo impianto al mondo dedicato alla produzione di biobutandiolo. 

 è la prima volta, perché è un impianto che abbiamo inaugurato a fine settembre del 2016. E’ l’impianto dove abbiamo portato su scala industriale una tecnologia molto innovativa che parte da risorse rinnovabili e sfrutta processi di fermentazione per realizzare un prodotto chimico di interesse per l’industria: il biobutandiolo. E’ infatti un prodotto che si usa per le bioplastiche, e noi, in particolare, lo useremo come componente del Mater-Bi. Il biobutandiolo è inoltre utilizzato in molti campi dell’industria chimica: per fare poliuretani per gli interni delle auto o materiali ad alte performance nelle industrie delle fibre del tessile o ancora le cover dei cellulari. il nostro è il primo impianto al mondo dedicato proprio alla fermentazione per la produzione industriale di biobutandiolo. 

La bioeconomia in Italia

A livello occupazionale quali sono le potenzialità della bioeconomia per il nostro Paese?

Dal punto di vista delle opportunità è un settore in crescita e in cui la richiesta di profili qualificati è importante. E’ stato presentato recentemente a Napoli uno studio di Intesa Sanpaolo sulla bioeconomia dalla quale emerge come il comparto in Italia nel 2015 abbia raggiunto 251 miliardi di euro di fatturato e 1,65 milioni di occupati. E’ un settore variegato che va dal comparto food alla trasformazione di materie prime rinnovabili per i prodotti chimici e offre molte opportunità. Novamont nello specifico non solo svolge solo questa attività di apertura nei confronti di aziende e studenti, ma dispone di un vero e proprio  training center che ha iniziato le sue attività nel 1996. Da allora abbiamo attivato in azienda circa 350 attività formative che hanno interessato giovani ricercatori ma anche figure più esperte. Mediamente queste risorse – soprattutto quelli che hanno seguito percorsi formativi di 2 -3 anni – sono rimaste in azienda. Abbiamo appena concluso un progetto di formazione con 18 partecipanti coinvolti, 11 di loro sono rimasti in azienda. 

Nel nostro paese la bioeconomia è un settore di cui si sono comprese adeguatamente le potenzialità? 

Direi di sìL’Italia, come si legge nel rapporto di Intesa Sanpaolo, a livello europeo è terza per valore di fatturato e occupati. Nello specifico, per quanto riguarda il settore della trasformazione delle biomasse in prodotti chimici, siamo in una posizione di leadership europea. In Italia abbiamo impianti all’avanguardia, che applicano tecnologie prime al mondo sviluppate sempre nel nostro Paese. Prossimamente verrà presentata la strategia italiana della bioeconomia, sviluppata su indicazione della Presidenza del consiglio dei ministri dal Ministero dell’Ambiente,  da quello dell’Agricoltura, da quello della Ricerca e da quello dello Sviluppo Economico. L’idea centrale è quella di promuovere  il ruolo rilevante di questo settore per l’Italia. In questo senso c’è bisogno di lavorare in modo trasversale cercando di dar voce in maniera sinergica a tutti i comparti coinvolti. 

 

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.