mancata produzione eolica

Il rapporto tra i progetti di impianti rinnovabili per la transizione ecologica e la Soprintendenza è spesso tormentato e, così pare essere anche nel caso di quella della Provincia di Viterbo e dell’Etruria meridionale.

La richiesta di vincolo paesaggistico

Quest’ultima infatti, nelle scorse settimane, ha presentato una richiesta per sottoporre a vincolo paesaggistico una porzione della provincia di Viterbo che si estende per circa 20mila ettari e coinvolge gli otto Comuni di: Arlena di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Piansano, Tarquinia, Tessennano e Tuscania. 

Tutte le recenti normative però escludono che le Soprintendenze possano bloccare progetti che non sorgono su aree vincolate.

Secondo Gruppo impianti solari (Gis – organismo associativo che monitora e supervisiona lo sviluppo e la costruzione di impianti fotovoltaici), dal momento che tutte le aree scelte nell’alto Lazio per progettare impianti di rinnovabili sono prive di vincoli, “la Soprintendenza ha avviato il procedimento di apposizione per tentare di recuperare il potere di veto di cui da anni tenta di abusare”, come dichiara in nota stampa l’organismo.

La posizione di Mic e Regione Lazio

Al ministero della Cultura spetterà l’ultima parola, ma come sostenuto da Gis, la Soprintendenza avrebbe dichiarato anche nelle Conferenze dei Servizi che lo scopo è quello di rallentare il più possibile l’approvazione dei progetti anche quando non può impedirla. Infatti, il mero avvio del procedimento di apposizione del vincolo fa scattare misure di salvaguardia che sospendono gli iter autorizzativi per sei mesi. 

Nel frattempo, in attesa che decida il ministero della Cultura, la Regione Lazio ha dato parere negativo all’apposizione del vincolo. Tra le ragioni addotte da quest’ultima, vi è il fatto stesso che la Soprintendenza, nell’elaborazione dei recenti atti normativi del territorio (Ptpr), non ha mai fatto emergere la necessità di apporre vincoli paesaggistici.

Nel 2021, le pubbliche amministrazioni avevano deciso che la normativa sul tema, seppur stringente, non avrebbe dovuto impedire la realizzazione di impianti di rinnovabili. 

Dopo le sentenze del Consiglio di Stato, che a marzo scorso respinsero le ragioni della Soprintendenza, apporre dei vincoli sarebbe l’unico espediente rimasto, secondo Gis, contraddicendo tutto il percorso di concertazione e approfondimento che Soprintendenza, Provincia e Comuni avevano avuto con la Regione Lazio pochi mesi fa. Oltre a ciò, la stessa Soprintendente ha firmato una lettera con la quale revoca la proposta di apposizione del vincolo, rinviando a un futuro tavolo con la Regione, che non potrà avere contenuti diversi da quelli decisi nei mesi scorsi.

Gis sottolinea che, in un momento storico in cui l’indipendenza energetica è fondamentale, un’istituzione pubblica come la Soprintendenza non dovrebbe creare ulteriori ostacoli in un settore che invece necessita di semplificazioni. La tutela del paesaggio non è minacciata dalle energie rinnovabili, ad esempio, l’agrivoltaico che fanno le associate Gis, che prevede la convivenza tra attività silvo-pastorali e fotovoltaico, non mette in pericolo il paesaggio, né l’ambiente né tantomeno l’agricoltura.

L’Italia attualmente, con una media annua di 0.8 GW viene surclassata da Germania, Spagna, Olanda, Francia, Polonia che installano tra i 2.5 GW e i 5 GW all’anno di rinnovabili.

“Ora il Governo si sta muovendo per sbloccare il settore. Noi costruttori siamo pronti a fare la nostra parte e a collaborare con le realtà che hanno il compito di proteggere il paesaggio e la vocazione agricola dei territori. Ma è necessario agire come un sistema Paese: tutti, Soprintendenze comprese, siamo chiamati a lavorare verso i medesimi obiettivi nell’interesse collettivo”, conclude l’Associazione.

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