Perché il passaggio a sistemi di cottura efficienti è un’arma contro la povertà energetica

Cucinare con legna e carbone aumenta l’inquinamento dell’aria e i rischi per la salute. AVSI realizza progetti di clean cooking in sette Paesi africani.

  • Miliardi di persone dipendono ancora da legna e carbone per cucinare, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
  • Fra le conseguenze ci sono la deforestazione, l’inquinamento atmosferico, le intossicazioni domestiche.
  • AVSI sta lavorando alla diffusione di sistemi di cottura efficienti nel continente africano, contribuendo anche a ridurre i costi a carico delle famiglie.
sistemi di cottura efficienti contro la povertà energetica, AVSI
Il mancato accesso a fonti di clean cooking fa in modo che le famiglie arrivino a spendere gran parte dei loro redditi mensili per l’acquisto del combustibile © Clean Cooking Alliance

Si sa, in Italia la cucina è una delle sale più importanti della casa e per noi accendere il gas o la piastra elettrica rappresenta un gesto abitudinario; qualcuno si sarà persino cimentato nel metodo della cottura passiva. Eppure, quello che noi diamo per scontato, per altri è solo un miraggio. Più di tre miliardi di persone dipendono ancora da legna e carbone per cucinare, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia.

“Le conseguenze principali sono la deforestazione e una notevole quantità di emissioni di CO2, ma anche le intossicazioni domestiche. Si tratta di una piaga sottovalutata, un po’ come alcune guerre decennali di cui nessuno parla, che miete dai due ai quattro milioni di morti ogni anno, soprattutto donne e bambini”, chiarisce Alessandro Galimberti, responsabile Climate Change di AVSI.

Una piaga che contribuisce ad aggravare il fenomeno della povertà energetica, in particolare nei grandi agglomerati urbani: “Il mancato accesso a fonti di clean cooking fa in modo che le famiglie arrivino a spendere gran parte dei loro redditi mensili per l’acquisto del combustibile. In baraccopoli come quelle del Mozambico, l’incidenza del costo del fuel può arrivare anche al 20 per cento delle spese mensili”.

Le iniziative di AVSI per il clean cooking

AVSI, organizzazione non profit nata nel 1972, realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in tutto il mondo, affinché ogni essere umano possa essere protagonista della crescita della sua comunità. Sta portando avanti diversi programmi di clean cooking a cui lavorano quasi duecento persone in sette Paesi africani: Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Costa D’Avorio, Repubblica del Congo, Ruanda, Kenya e Mozambico, dove il progetto Ilumina sta favorendo l’uso di energie rinnovabili in ambito domestico, pubblico e produttivo anche attraverso la realizzazione di sistemi fotovoltaici collettivi.

Nel continente, l’organizzazione collabora con 55 produttori locali e più di 400 punti vendita per distribuire circa 80mila sistemi di cottura migliorati all’anno, a beneficio di circa 500mila persone vulnerabili. Un’attività che contribuisce alla mitigazione dei cambiamenti climatici evitando l’emissione in atmosfera di almeno 200mila tonnellate di CO2 l’anno. “Il nostro core business, chiamiamolo così, consiste nel supportare tutta la value chain della distribuzione dei sistemi di cottura efficienti, sia nelle zone urbane sia in quelle rurali: lavoriamo con produttori e distributori, e accompagniamo i consumatori verso un cambiamento di comportamento. Nella storia dell’umanità, il sistema di cottura è legato alle tradizioni, alle abitudini, alla cultura”, prosegue Galimberti.

sistemi di cottura efficienti contro la povertà energetica, AVSI
Il Clean Cooking Forum 2022 organizzato dalla Clean Cooking Alliance si è svolto ad Accra (Ghana) dall’11 al 13 ottobre: si tratta della più importante conferenza del settore e si tiene ogni due anni © AVSI

Le barriere culturali da superare

Il responsabile Climate Change di AVSI racconta che molte persone non vogliono cucinare con gas o elettricità perché credono che il cibo possa risultare meno saporito. Inoltre, non è sempre facile far capire alle famiglie che investire nell’acquisto di un sistema di cottura efficiente, i cui costi più elevati vengono ammortizzati nel giro di breve tempo, sia una buona scelta. “Per chi è costretto a vivere alla giornata, non è scontato pensare al ritorno sull’investimento che potrà ottenere in futuro. È più importante pensare a cosa mettere in tavola per cena. Noi vogliamo far capire a queste persone che valgono, e che valgono anche il loro tempo, la salute e le prospettive future. La maggior parte di queste famiglie non ha risparmi, non ha un conto in banca non solo perché non può permetterselo, ma anche perché vive un’esistenza che si basa sul presente”.

Il percorso verso lo sviluppo sostenibile

AVSI sta portando avanti anche delle iniziative di carbon offsetting, cioè di compensazione delle emissioni di carbonio generate da grandi imprese; in quei casi, la distribuzione dei sistemi di cottura avviene gratuitamente. Il fatto di non essere più costrette a procurarsi la legna – pur essendo gratis, a differenza del carbone – tutela le donne da possibili incidenti e dal rischio di subire violenze sessuali che, nelle foreste, si verificano spesso.

I vantaggi per l’ambiente non sempre sono percepiti dalle comunità, ma indubbiamente si rendono conto di come il paesaggio intorno a loro stia cambiando, con i boschi che diventano sempre più radi. “Il passaggio a sistemi di cottura efficienti può sembrare qualcosa di banale, ma è un volano per lo sviluppo che aiuta il singolo individuo a prendere coscienza di sé stesso e dell’influenza che può avere sulla sua comunità e sull’intero Pianeta”, continua Galimberti.

Leggi anche: Come salvaguardare l’ambiente in cucina

Servono politiche concrete, ma una visione olistica

Il 6 novembre ha preso il via la Cop 27, la Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sul clima. È un momento storico molto complesso, caratterizzato da nuovi conflitti e da una grave crisi energetica. Come ci ha detto più volte l’Ipcc, non abbiamo più tempo: non possiamo permetterci dei rallentamenti, dobbiamo piuttosto velocizzare il cambiamento.

“Noi ci aspettiamo, prima di tutto, delle soluzioni realistiche e integrate: l’approccio olistico è fondamentale per il clima; non possiamo fare affidamento solo sulla tecnologia. Poi, è necessario investire nell’educazione, anche nei Paesi in via di sviluppo: dev’essere capillare e coinvolgere tutte le generazioni”, conclude Alessandro Galimberti. La crisi climatica riguarda tutti noi e soltanto la scienza e l’istruzione, insieme alla forza di volontà, possono aiutarci a superarla. Pensiamoci, la prossima volta che cucineremo un piatto di pasta.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.