Dove va l’industria globale delle rinnovabili? Una domanda non facile vista la recente storia del settore segnato dalle alterne vicende della crisi economica, del crollo della domanda energetica e, non ultime, della revisione delle regole e degli incentivi in molti Paesi. Se ancora lo scorso anno l’Europa difendeva la sua leadership nonostante una domanda energetica pressoché stagnante, la nascita (o il rafforzamento) dei nuovi mercati è destinata a mutare lo status quo nel giro di pochi anni (per il fotovoltaico è già successo).
Per il secondo anno consecutivo, l’Irex Monitor (realizzato dalla società di consulenza strategica e analisi Althesys) ha esaminato le 50 principali aziende del settore delle energie pulite, sia utilities che produttori di tecnologie, mappando 359 tra decisioni d’investimento, fusioni e acquisizioni, accordi di cooperazione e altre operazioni societarie (nel periodo 2012 – prima metà del 2013). “L’evoluzione del comparto così come le strategie aziendali – spiega Alessandro Marangoni, direttore scientifico dell’Irex Monitor e a.d. Althesys – sono stati anche influenzati dai differenti market model adottati nei vari Paesi nel mondo. Incrociando due variabili, il ruolo dei policy maker e il legame tra produttore e consumatore di energia, si individuano diversi modelli. Il supported market, contraddistinto da un forte ruolo del decisore pubblico e da un rapporto distante tra produttore e consumatore, si basa su incentivi diretti, soprattutto feed in tariff. Il direct agreement scheme, all’opposto vede una relazione stretta tra fornitore e cliente, che si accordano tramite Ppa (power purchase agreement). Il capacity planning model si colloca invece in una posizione intermedia, con l’allocazione della capacità pianificata dal policy maker, mentre il modello prosumer punta a massimizzare l’autoconsumo con i ruoli di produttore e utilizzatore che tendono a coincidere. Le scelte aziendali sono quindi condizionate da questi diversi modelli di mercato, orientando le scelte di portafoglio dei top player tra i diversi Paesi”.
In totale, le operazioni analizzate nello studio ammontano a 83,3 miliardi di dollari di cui oltre il 50% dedicati a investimenti in nuova capacità produttiva con con 280 impianti per un totale di 30,1 GW con un costo di 69,4 m.di $. A livello geografico, il 31,5% delle operazioni (pari al 29,3 dei MW installati) sono localizzati nei mercati emergenti a conferma della crescente importanza di questi Paesi nello scacchiere economico mondiale. “L’industria eolica, in particolare, è sempre più globale – prosegue Marangoni – con investimenti crescenti nei Paesi in via di sviluppo. È la prima volta infatti che l’importo degli investimenti nei Paesi emergenti ha superato quello in regioni industrializzate. I tassi di crescita più elevati si registrano in America Latina e Europa orientale. In Cina, in particolare, la produzione eolica è aumentata più dell’energia generata con il carbone e per la prima volta ha superato quella prodotta dal nucleare”.
E mentre sempre più aziende si fondono per sopravvivere (le operazioni di M&A rappresentano il 16,5% del totale), un indicatore chiave dello sviluppo futuro è rappresentato dal valore dato all’innovazione tecnologica. Secondo la ricerca, infatti, le aziende leader di Stati Uniti ed Europa hanno spinto in questa direzione investendo il 12,6% dei propri ricavi in Ricerca e Sviluppo: si tratta di circa 2 miliardi di dollari contro i 486 m.ni $ investiti in Cina e nei Paesi asiatici (pari al 4,5% dei ricavi). “I produttori occidentali – spiega Marangoni – hanno puntato molto sull’innovazione, in particolare per aumentare l’efficienza di produzione delle celle fotovoltaiche, in altre parole sulla qualità e non la quantità dei prodotti. Le aziende fotovoltaiche asiatiche, invece, hanno cercato di competere con grandi volumi produttivi e prezzi bassi. L’insieme di queste strategie sembra aver pagato. In questi mesi del 2014 – conclude – tali scelte hanno infatti aiutato molte imprese a imboccare la via della ripresa: la maggiore efficienza, la riduzione della sovraccapacità e lo spostamento verso mercati caratterizzati da forti investimenti nelle energie rinnovabili stanno dando buoni risultati in termini di crescita dei ricavi e di ritorno alla redditività”.
Il rapporto verrà presentato in Italia nell’ambito di un convegno organizzato a Milano il 7 maggio, per conoscere il programma clicca qui.
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