Un audit della biodiversità per tutelare sempre più specie

Lo studio della University of East Anglia pubblicato oggi su Biological Conservation

Un audit della biodiversità per migliorare i risultati degli sforzi di conservazione a livello globale. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta dalla University of East Anglia (UEA).

Secondo gli scienziati dell’UEA, dell’RSPB l’audit della biodiversità dovrebbe essere parte integrante dello sviluppo dei piani di conservazione mirati a livello regionale, come le Local Nature Recovery Strategies (LNRS) stabilite dal UK Environment Act 2021. Da qui andrebbe integrato nella politica ambientale a livello globale, e in particolare per la Strategia per la biodiversità 2030 dell’Unione europea.

Questa conclusione arriva dopo il lavoro svolto su due progetti di conservazione nell’Inghilterra orientale, nel Norfolk settentrionale e nel Brecks. In queste aree è stato utilizzato questo approccio per guidare la conservazione locale. Il lavoro completo è disponile su Biological Conservation oggi 7 aprile.

Lo studio fornisce metodi per integrare l’audit rapido della biodiversità a basso costo nelle strategie di conservazione locali. Un’analisi che dimostra come le nuove politiche per il recupero della natura, sebbene ambiziose, siano fortemente limitate, perché non includono alcuna direzione su come utilizzare la ricchezza dei dati disponibili sulle diverse specie. Una manchevolezza che fa perdere di efficacia alle misure intraprese.

L’autore principale dell’articolo Dr Liam Crowther, della School of Environmental Sciences dell’UEA, ha dichiarato: “Nonostante decenni di sforzi, la conservazione non ha avuto successo nell’invertire il declino delle specie su scala globale o regionale. Per quanto riguarda il recupero della natura, ci troviamo ad un bivio”.

“Il LNRS e i relativi meccanismi di consegna sono estremamente ambiziosi e hanno il potenziale per invertire i modelli di declino in molte delle nostre piante e invertebrati in via di estinzione. Ma, se non usano i dati per indirizzare effettivamente la gestione per supportare il maggior numero possibile di specie importanti, allora possiamo perdere un’enorme opportunità per recuperare la natura”.

Come strutturare un audit della biodiversità

Un audit della biodiversità coinvolge un team ristretto che utilizzare ogni fonte di dati disponibile per capire quali specie sono più importanti a livello locale. Un approccio che permette di selezionare nella zona locale e in base alle caratteristiche specifiche  diverse forme di vita in raggruppamenti di centinaia di specie rare alla volta.

audit della biodiversità
Grafico che mostra come il processo attuale andrebbe integrato dal nuovo audit

Utilizzando archivi esistenti di dati sulle diverse specie, l’audit della biodiversità permette di raggruppare in specie prioritarie le realtà da salvare. In questo modo è facile individuare risposte simili agli interventi di conservazione, per grandi numeri di specie. Una soluzione che consente ai professionisti di identificare e attuare piani d’azione basati su prove ottimizzate a livello regionale.

Infine grazie a questi studi si ha evidenza di come alcune misure prese in precedenza e considerate efficaci, lo siano in realtà poco e viceversa riscoprire vecchie attività che invece favoriscono il suolo e il proliferare di specie. E’ quanto accaduto sulle brughiere di Breckland. Gli studiosi hanno dimostrato che un pascolo più pesante che comporta più disturbi fisici del suolo, permette di supportare quasi sei volte più invertebrati e piante prioritarie rispetto al pascolo leggero utilizzato in precedenza.

audit biodiversità come cambia lo scenario

Le best practices di studio dell’audit della biodiversità

Lo studio nella North Norfolk Coast ha visto raccogliere più di un milione di informazioni da 38 diverse fonti tra cui uffici di documentazione locale, NGOS e storici naturali. In questo modo è stato possibile ottenere un elenco definitivo di 10.726 specie.

Tra le scoperte è emerso come praterie umide e caratteristiche umide più complesse e varie possono tutelare meglio le zone umide d’acqua dolce della costa settentrionale del Norfolk, sostenendo quasi il doppio degli invertebrati e delle piante prioritarie.


fare spazio alla natura in un paesaggio di lavoro

La dott.ssa Katy Owen, responsabile dei paesaggi protetti per il Norfolk County Council, che supervisiona la Norfolk Coast Area of Outstanding Beauty (AONB), dove verrà consegnato uno dei 22 piloti nazionali di recupero del paesaggio, ha evidenziato come: “Attraverso Landscape Recovery, stiamo lavorando con agricoltori e gestori del territorio per fare spazio alla natura in un paesaggio di lavoro. Questo tipo di dati avrà un valore inestimabile quando si considera la modifica dell’uso del suolo per fornire suite di servizi ecosistemici.

Possiamo dimostrare che la fiorente biodiversità e le vivaci economie rurali non hanno bisogno di essere esclusive – in realtà possono lavorare insieme per rendere il nostro litorale un luogo ideale per vivere – per gli esseri umani e i milioni di altre specie con cui lo condividiamo“.

Gli audit completi sulla biodiversità in Inghilterra identificano tipicamente 10.000-14.000 specie e 1.000-1.500 specie prioritarie, per ogni ecoregione. La maggior parte di queste sono piante e invertebrati che sono stati storicamente trascurati nella pianificazione della conservazione.

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