Per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari di biossido di azoto nell’aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme Ue dei sistemi di trattamento delle acque di scarico la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue.

Livelli di biossido di azoto

Tra le città con emissioni troppo elevate rispetto alla direttiva comunitaria del 2008, cui il Belpaese avrebbe dovuto adeguarsi entro due anni, figurano sia grandi centri, che realtà più piccole che zone note per la cattiva qualità dell’aria: si va da Roma a Milano, da Catania a Campobasso, dalla Pianura Lombarda alla Costa Toscana. In totale: dieci agglomerati per un totale di circa sette milioni di persone.

Il superamento riguarda sia il tetto annuale di 40 microgrammi per m3 che orario di 200 microgrammi per m3.

La decisione segue la messa in mora e il parere motivato inviato alla Corte Ue dalla Commissione in merito alla procedura di infrazione 2015/2043. L’Italia, che è già stata deferita per sforamento dei limiti di PM10 a maggio 2018, insieme a Romania e Ungheria, si unisce ai 20 Paesi che hanno avuto o hanno in essere contenziosi con Bruxelles, tra cui Regno Unito, Germania e Francia.

Depurazione acque

Per quanto riguarda la carenza dei sistemi di trattamento delle acque di scarico sono sotto accusa 700 agglomerati e 30 aree ambientalmente sensibili che servono oltre 2 mila abitanti. In particolare, riguarda zone in Campania, Piemonte, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Veneto Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Liguria.

La procedura cui è la 2014/2059 e l’Italia ne ha altre due procedure per cui la Commissione è arrivata alla messa in mora e una quarta giunta in sentenza.

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