Rischio climatico e salute, ecco i piani per invertire la rotta

I dati del report ”Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia” a cura di fondazione Cmcc, Centro euro-Mediterraneo

Conoscere l’interazione tra clima, società ed economia per affrontare, e magari mitigare il più possibile, gli effetti della crisi climatica.

Rendersi conto di come e quanto sia centrale per l’economia e per la salute di tutti, e non è un caso che pongo prima il fattore economico, permette di pianificare una risposta a questi rischi. Questo spiega, dati alla mano, il rapporto realizzato dalla fondazione Cmcc, Centro euro-Mediterraneo su ”Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia”.

“Tutte le esperienze mettono in evidenza anche che è possibile ridurre il rischio ma vi sono azioni che devono essere intraprese subito e richiedono anche costi limitati” spiega Donatella Spano senior member of the strategic council of the Euro mediterranean centre on climate change nel corso della presentazione del report.  

Fattori di rischio climatico e possibili scenari

scenari climatici a
Fonte: Cmcc

Il report, oltre che mantenere attiva l’attenzione sul cambiamento climatico “proponendo una sintesi delle conoscenze scientifiche su impatti e rischi del cambiamento climatico secondo anche diversi modelli di sviluppo” come spiega Donatella Spano. Intende determinare anche “il rischio aggregato per l’Italia individuando un concetto del rischio legato ai pericoli degli eventi climatici, alla vulnerabilità, alla esposizione e come questo rischio viene esacerbato dai cambiamenti climatici”.

Guardando oltre alla contingenza il report fornisce anche delle soluzioni delineando: “le opportunità finanziare e può contribuire alla definizione di quelle strategie di sviluppo basate su resilienza e sostenibilità che sono alla base delle scelte e il filo conduttore di tutto il rapporto”.

Diversi sono i fattori di rischio che caratterizzano il Mediterraneo: la riduzione delle risorse idriche, instabilità dei suoli, incendi boschivi, consumo del suolo, desertificazione con perdita di produttività colturale ed ecosistemica. Rischio climatico e capacità di adattamento, indice Attuariale e indice di resilienza ai disastri sono gli indici valutati nel report.

In modelli del Cmcc analizzano le variazioni su un territorio molto parcellizzato, riesce difatti effettuare valutazioni nel raggio di 8km “stiamo cercando di scendere a una precisione fino a 2 km ma aumento anche questa risoluzione evidenzia le differenze territoriali”.

L’aumento di 5° al 2100 può comportare diversi scenari “ma ci sono delle differenze tra i territori” sottolinea la Spano. “Tra il nord il centro e il sud con aumenti che possono andare fino a 3° a oltre 6°, con diversità a seconda dell’aria geografica a cui ci si riferisce. Nello scenario peggiore avremo più pioggia soprattutto in inverno a nord e al centro e meno d’estate. In generale l’intensità delle precipitazioni sarà di maggiore intensità.”

Gli indicatori climatici di eventi estremi permettono di valutare anche l’influenza dell’impatto sui diversi settori della società e dell’economia come anche sulla salute e i fabbisogni energetici, e infine l’impatto sul rischio idrogeologico e agricoltura e incendi.

È previsto anche un impatto sulle coste “con 6 cm in più nell’Adriatico e 8 sul Tirreno e aumenti di acidificazione ed erosione costiera con il conseguente deperimento di forniture di servizi costieri, culturali turistici e di vendita”.

Il quadro del rischio climatico in Italia

La probabilità del rischio da eventi estremi è aumentata in Italia del 9% negli ultimi vent’anni. La capacità di adattamento e la resilienza interessano l’intero territorio nazionale ma il sud Italia evidenzia un numero considerevole di comuni con bassi livelli di resilienza ai disastri. Tuttavia, anche le regioni del nord, più ricche e sviluppate, non sono immuni agli impatti dei cambiamenti climatici né sono più preparate per affrontarli.

I centri urbani ospitano il 56% della popolazione italiana. Fenomeni estremi che li caratterizzano saranno le ondate di calore e gli eventi di precipitazione intensa. Malattie cardiovascolari e respiratorie al centro dei danni della salute ma anche danni alle infrastrutture e dei servizi. Le fasce più fragili della popolazione saranno quelle che subiranno i danni più importanti.

Aumenteranno inoltre fenomeni di dissesto geologico, idrologico e idraulico. Lo stress idrico anche crescerà con un aumento del rischio della quantità e della qualità dell’acqua disponibile su tutto il territorio. I rischi più evidenti saranno nei mesi estivi e nelle zone semi-aride.

Un rischio che si rispecchierà anche sulla qualità e la quantità della produzione agricola e faunistica. “Attesi decrementi di produttività per le colture a ciclo primaverile-estivo, specialmente se non irrigate” si legge nel report. “Un impatto su viticoltura e oleicoltura, centrali nella economia agricola del Paese” spiega la Spano “è necessario investire in tecnologie sempre più smart per contrastare questo trend”.

Aumento anche del rischio incendi e allargamento della stagione del rischio incendi e delle aree bruciate “con impatti anche sulla salute umana per aumento di di particolato nell’aria”.

I costi del cambiamento climatico

“Il costo c’è ma può essere contenuto se riusciamo a rispettare gli accordi di Parigi e i seguenti accordi, altrimenti arriviamo un 8% di Pil pro-capite di costi di perdita”. L’aumento fino a 2° può limitare queste perdite.

Le maggiori perdite, spiega la Spano, saranno nel “dissesto idrogeologico, cambio del livello del mare, turismo e il settore agricolo”.

rischio climatico le sfide
Nell’immagine Donatella Spano, senior member of the strategic council of the Euro Mediterranean centre on climate change nel corso del web in air di presentazione del report

Un impatto che aumenterà la diseguaglianza economica tra regioni, soprattutto per le aree già più svantaggiati. “Gli indicatori di eguaglianza peggioreranno del 16% nel 2050 e fino al 61% nel 2080”.

Un quadro che dovrebbe spingere i territori a “investire e fare impresa nello sviluppo sostenibile” rimarca la prof Spano. Alcuni esempi di buone pratiche sono disponibili nel report sia su piano regionale che urbano.

Si creerebbe un vantaggio non solo per l’economia, ma soprattutto per la salute, la qualità della vita e le pari opportunità di tutti. Per farlo come ci ricorda Donatella Spano “è necessario conoscere il rischio cui andiamo incontro e ridurre il più possibile l’incertezza di tali valutazioni”.

 

Gli indici

L’Indice di Rischio climatico è stato calcolato con simulazioni climatiche derivate dai modelli regionali Euro-cordex, per due periodi futuri (2021-2050 e 2071-2100), nell’ambito dello scenario ad emissioni contenute (Rcp4.5), rispetto al periodo di riferimento 1961-1990. Le componenti di capitale costruito e fabbricato, capitale naturale, capitale sociale e capitale economico sono state considerate per analizzare l’esposizione e la sensibilità del territorio ai cambiamenti climatici, mentre altri indicatori (espressione di risorse economiche disponibili, infrastrutture, istruzione, tecnologia e qualità delle istituzioni) sono stati utilizzati per valutare la capacità di adattamento. Risultati finali dell’analisi dell’Indice di Rischio climatico permettono di ottenere informazioni utili per la pianificazione provinciale dell’adattamento climatico, della valutazione delle relative esigenze e per definire le priorità di pianificazione e distribuzione dei fondi.

L’Indice Climatico attuariale è stato sviluppato per conoscere meglio gli eventi meteorologici estremi e i rischi ad essi associati. L’analisi evidenzia che, nel periodo 1999- 2018, per l’intero Paese, la probabilità del rischio meteorologico estremo è aumentata di circa il 9%, rispetto ai 20 anni precedenti (1979-1998). Se si considera anche il livello del mare, si prevede un aumento più elevato a causa dell’ampia estensione di coste e regioni a bassa quota in Italia.

L’Indice di resilienza ai disastri è stato calcolato considerando le seguenti componenti: accesso ai servizi, coesione, risorse economiche, condizioni abitative, istruzione, stato ambientale e istituzioni. I risultati indicano che le aree settentrionali e centrali dell’Italia mostrano maggiore resilienza, mentre il sud Italia evidenzia un numero considerevole di comuni con bassi livelli di resilienza ai disastri.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.