Biometano, la produzione attuale è lontana dagli obiettivi del Pniec

Il rapporto del politecnico di Milano

La produzione attuale di biometano immessa in rete equivale a circa 570 milioni di metri cubi all’anno, un valore “ben lontano” dagli obiettivi contenuti nel Pniec che la fissano a 5,7 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030. Lo rileva l’Outlook Biometano 2024, redatto dalla School of Management del politecnico di Milano, presentato il 27 novembre, con un focus sui sistemi di incentivazione.

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Foto di Stijn te Strake su Unsplash.

“Capacità produttiva inferiore al contingente disponibile”

biometano-1L’analisi censisce gli impianti di biometano presenti in Italia. Sono 115 quelli allacciati alla rete del metano, di cui 77 al Nord, 13 al Centro e 25 al Sud, per una capacità produttiva totale di circa 67.000 standard metri cubi all’ora (smc/h).

Per accelerare lo sviluppo del settore, il governo italiano ha varato nel 2022 un apposito decreto che disciplina l’accesso alle risorse stanziate nell’ambito del Pnrr, pari a 1,73 miliardi di euro. Il fondo ha valore tra il 2023 e il 2025 ed è finalizzato alla riconversione di impianti biogas esistenti, oltre che alla realizzazione di nuovi, attraverso un meccanismo di aste competitive.

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Con riferimento agli incentivi, il suddetto decreto ne prevede di due tipologie: uno per il sostegno in conto capitale e, l’altro, una tariffa incentivante per il biometano prodotto. “Tuttavia, le 4 aste su 5 finora concluse” mette in risalto il rapporto, “hanno registrato una capacità produttiva assegnata inferiore al contingente disponibile”, pari a circa 176.000 smc/h. Valore a cui vanno sottratte le rinunce, per cui il contingente effettivo è pari a 122.270 smc/h ossia circa un miliardo di metri cubi all’anno.

Biometano: Italia in ritardo, serve un “impegno strategico condiviso”

biometano-3Un trend che vede l’Italia in ritardo rispetto alla grande capacità attuale di Francia e Germania. In un contesto di transizione energetica sempre più urgente, “il biometano rappresenta una straordinaria opportunità per combinare sostenibilità ambientale, sicurezza energetica e valorizzazione delle risorse locali” si legge a commento. Per il pieno sviluppo della filiera è necessario “un impegno strategico condiviso, capace di superare barriere economiche, normative e logistiche per trasformare un potenziale promettente in un pilastro concreto della decarbonizzazione”.

Con riferimento alle richieste di autorizzazione, la maggior parte di queste riguarda nuovi impianti di biometano. Pur condividendo le stesse materie prime, nonché parte del processo di produzione, il documento evidenzia che la conversione degli impianti a biogas non è né semplice (per l’incremento di spazio necessario ad ospitare il sistema di upgrading per lo stoccaggio del digestato) né conveniente sotto una soglia dimensionale minima (o sopra una determinata distanza dalla rete di distribuzione del metano).

Il rapporto chiarisce inoltre che esistono sistemi di incentivazione anche per gli impianti a biogas, in particolare sotto forma di prezzi minimi garantiti per l’energia immessa in rete: “Questo conflitto tra sistemi di incentivazione è tra le ragioni che hanno portato a un numero di proposte di riconversione estremamente limitato nelle prime aste”. Infine, con riferimento al prezzo garantito di vendita del biometano, la durata del sistema di incentivazione è di 15 anni, mentre la vita utile di un impianto è stimata in 20 o più anni: “Significa che oltre il quindicesimo anno di operatività non si beneficia di alcun sostegno economico diretto. Ciò riduce notevolmente il ritorno complessivo dell’investimento” conclude la nota stampa.

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