Quando il cambiamento comportamentale rende l’uomo una “macchina” efficiente

ComportamentiParagonando l’uomo alla macchina, la componente “software”, tradotta nell’adozione di comportamenti ragionati, deve sempre bilanciare quella “hardware”, rappresentata dalla disponibilità di tecnologie innovative. L’una non può prescindere dall’altra.

Lì dove la tecnologia non basta, arriva l’uso consapevole delle risorse. Che può fare molto: “Secondo quanto riportato dall’Agenzia internazionale per l’energia, il cambiamento comportamentale può consentire risparmi energetici dal 5 al 20%”, ha affermato stamane a Roma Alessandro Ortis, Presidente degli Stati generali efficienza energetica, aprendo la presentazione del primo report redatto in Italia su “Cambiamento comportamentale ed efficienza energetica”, promosso dagli Stati Generali Efficienza Energetica, iniziativa ENEA, sviluppata in collaborazione con EfficiencyKNow.

Lo studio, frutto di un anno di consultazioni pubbliche, ha raccolto oltre 500 interviste di studenti universitari e laureati di tutta la Penisola. Le più alte percentuali sono state registrate a Roma e Torino, rispettivamente 22,79% e 29,4%, e si è registrata una prevalenza di iscritti alle facoltà di Ingegneria energetica e gestionale. Il 69% del campione si è detto informato in merito ai problemi legati al cambiamento climatico, anche attraverso strumenti social e meccanismi di gioco e competizione, e il 96% ha condiviso il bisogno di un’azione immediata dei policy makers contro il riscaldamento globale. Il 92% si è detto disponibile a ridurre da subito il proprio consumo di energia ma il 75% ritiene difficile farlo all’interno della sede universitaria frequentata. Difatti, il 61% dei partecipanti, al momento dell’iscrizione alla propria facoltà, non era a conoscenza dell’adozione di un programma per il risparmio dell’energia.

Pertanto, ha proseguito Ortis, “occorre promuovere due filoni di iniziative: da un lato, programmi diretti per influenzare i comportamenti. Dall’altro, programmi tecnologici che legano il cambiamento comportamentale all’innovazione tecnologica”. Che possono rendere “più concreta” l’efficienza energetica, “una cosa di cui si parla tanto si e si fa poco”, ha commentato Federico Testa, Presidente Enea.

Programmi che devono procedere secondo tre step: misurabilità, permanenza e costo/efficacia, ha spiegato Antonio Disi dell’Enea: “Si tratta di capire qual è la migliore strategia una volta individuato il set di programmi utili, valutato l’adattamento ed effettuata la sperimentazione”. Il frutto di questo lavoro? La possibilità di contabilizzare i cambiamenti, creando – anche – nuove opportunità di business.

Un problema che il rapporto ha fatto emergere riguarda la formazione dei futuri professionisti e tecnici del Paese in un contesto non attento all’ambiente e non propenso al cambiamento. L’università, che dovrebbe essere una “palestra” a cielo aperto per la lotta al cambiamento climatico, “non ingaggia politiche comportamentali verso i propri scritti”, ha sottolineato Claudio Di Mario di EfficiencyKNow. Il che rappresenta un’opportunità mancata: il 75% dei partecipanti ha dichiarato di voler emulare i colleghi che si impegnano attivamente nel risparmio energetico, un effetto domino fondamentale per favorire un consumo efficiente “distribuito”.

Nel video seguente i commenti sui risultati del report di alcuni dei protagonisti della giornata: Alessandro Ortis, Claudio Di Mario e Antonio Disi.

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