Rifiuti e autosufficienza energetica lo studio di Assoambiente

Una corretta e avanzata gestione dei rifiuti, in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo, può fornire un contributo concreto alla soluzione del problema dell’autosufficienza energetica del nostro Paese e anche del caro materie prime

rinnovabili irex gseRifiuti e autosufficienza energetica servono impianti

Sono queste alcune delle evidenze sottolineate dall’analisi “Dalla gestione rifiuti una spinta verso l’autosufficienza energetica”, presentata da Assoambiente, l’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonché bonifiche.

Lo studio è stato diffuso durante Ecomondo, la fiera per la transizione ecologica in corso a Rimini.

Dalla crisi uno stimolo alla crescita del riciclo

La crisi energetica e delle materie prime di questi mesi ha reso evidente come il raggiungimento degli obiettivi ambientali in materia di gestione rifiuti può contribuire in modo significativo al superamento dell’attuale situazione critica.

Sfruttando il flusso dei rifiuti, circa 30 mln di tonnellate di urbani e 150 di speciali ogni anno, per estrarne l’energia contenuta e i materiali riciclabili. Limitando così al minimo la dispersione in discarica.

Gli scarti trasformati in risorsa

Dai rifiuti può e deve arrivare parte della soluzione al problema energia. Occorre porre questo settore al centro dell’agenda nazionale per sfruttarne a pieno le potenzialità e limitare la crisi energetica”, spiega Chicco Testa, presidente Assoambiente.

Riciclare materiali, oltre a limitare l’estrazione di materiali vergini dall’ambiente, consente oggi forti riduzioni del consumo di energia. Le attività industriali sottese all’utilizzo di materiali riciclati sono infatti meno energivore di quelle basate su materie prime vergini.

La situazione nel nostro Paese

L’Italia deve completare il percorso per raggiungere l’obiettivo europeo del 65% di riciclo dei rifiuti urbani al 2035. Realizzare questo obiettivo potrebbe valere il 2/3% dei consumi energetici nazionali.

A oggi, infatti, grazie al riciclo produciamo un risparmio di quasi 24 terawattora di energia. Nel caso raggiungessimo tutti gli obbiettivi previsti si aggiungerebbero altri 10 terawattora. Stiamo parlando di un valore pari al consumo medio di energia elettrica di circa 7 milioni di famiglie italiane.

I combustibili derivati

In Italia nel 2020, 43 impianti integrati hanno trattato 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti organici. Producendo biogas, biometano, energia elettrica e termica.

Per raggiungere l’obiettivo europeo del 65% di riciclo, il nostro paese dovrà raccogliere ulteriori 7 milioni di tonnellate di frazione organica, per un totale 10 mln di tonnellate. Avviando 10 milioni di tonnellate a un processo di digestione anaerobica e tutto l’output convertito in biometano, si arriverebbe a produrre circa 1,1 miliardi di metri cubi. Si tratta in pratica del 1,5% del totale del gas consumato in Italia annualmente (75 miliardi di metri cubi).

L’energia prodotta dai rifiuti

I 37 impianti attivi, al 2020, di valorizzazione energetica dei rifiuti hanno trattato 6 milioni 243mila tonnellate di rifiuti, generando 4 milioni 530mila MWhe di energia elettrica e 2 milioni 344 mila MWht di energia termica.

Gli impianti di coincenerimento hanno trattato altre 600 mila tonnellate di rifiuti.

Secondo quanto previsto dalla gerarchia europea, l’Italia dovrebbe disporre di un parco termovalorizzatori in grado di trattare 10 milioni di tonnellate di rifiuti (8 mln di urbani e 2 milioni di speciali).

Dal trattamento di questi rifiuti, con le attuali tecnologie, si potranno ottenere 7 milioni di MWhe, pari ai consumi medi di 2,6 (milioni) famiglie italiane (circa il 10% del totale dei consumi domestici e il 3,3% dei consumi nazionali totali), oltre a 3 milioni di MWht di energia termica.

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