Un confronto sui temi ambientali che parte da Firenze per arrivare in tutte le principali città d’Europa, fino a coinvolgere i vertici della Commissione Ue. Questo l’obiettivo di un patto tra amministrazioni e imprese lanciato dal sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, con cui abbiamo approfondito percorsi e strategie.

Qual è il percorso che ha immaginato per la costituzione di questo Patto fra città e imprese per la sostenibilità?

Il percorso prevede anzitutto un confronto largo e approfondito con tutti i soggetti del mondo dell’impresa che abbiano la sostenibilità al centro dei propri modelli produttivi. Ad esempio, la moda ma anche tutti gli altri comparti industriali e dei servizi. A Firenze, peraltro, vi sono aziende già molto sensibilizzate sui temi dell’ambiente e della sostenibilità come, ad esempio, Nuovo Pignone, Menarini o società dell’energia e del trasporto pubblico.

Quali sono le azioni che dovrebbe prevedere il Patto?

Alla fine di questo confronto condivideremo un accordo che impegni tutti i sottoscrittori a realizzare azioni concrete per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione europea al 2050 rispetto la carbon neutrality. Questo Patto, dunque, consentirà a Firenze di accelerare nel conseguimento di tali target.

Tra gli esempi di azioni specifiche possiamo citare l’impegno per tutte le grandi aziende dell’area metropolitana a convertire il proprio parco veicoli dagli attuali motori termici a quelli ibridi o elettrici. Ancora, l’impegno a piantare un albero per ogni dipendente, così come già annunciato per l’azienda Gucci, o a contribuire al progetto di forestazione urbana, cioè di creazione di boschi verticali sulle facciate degli edifici pubblici cittadini, periferie comprese, secondo il progetto lanciato dallo scienziato Stefano Mancuso. Sono iniziative semplici ma concrete su come le imprese possono contribuire fattivamente a realizzare il patto.

Quali i settori produttivi da coinvolgere prioritariamente?

Abbiamo parlato della moda, che su questo tema ha dimostrato sensibilità e capacità innovativa, dell’energia e dei trasporti ma anche il commercio. In generale non abbiamo preclusioni sui comparti da coinvolgere perché la sfida ambientale attraversa tutto il mondo dell’economia e della finanza.

Su questi temi ha un dialogo avviato con la sindaca di Parigi. Cosa emerge?

Emerge l’esigenza di realizzare una rete europea delle città sull’ambiente, la sostenibilità, l’innovazione tecnologica, le diseguaglianze sociali, etc. Questo anche perché, così come esiste un “digital divide”, esiste anche un “green divide”, poiché ci sono situazioni molto sproporzionate nei vari Paesi in termini di attenzione e politiche ambientali. Una rete di sindaci può essere utile per la condivisione delle pratiche virtuose, la collaborazione su progetti comuni e la proposta di idee dal basso da avanzare sul piano nazionale e comunitario.

Il 5 febbraio sarà nella capitale francese per un meeting dei sindaci sulla sostenibilità. Quali saranno le sue proposte?

Proporrò di chiedere un vertice urgente alla presidente della Commissione europea, che tra l’altro ha fatto della sfida ambientale il perno del suo mandato, coinvolgendo i sindaci delle grandi città UE e l’associazione Eurocities, di cui sono vicepresidente, per capire con quali strumenti economici e amministrativi le città possano essere messe in condizione di sostenere efficacemente la Commissione nel raggiungimento degli obiettivi al 2050.

 

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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.