Le proposte di Assoambiente per un’economia realmente circolare

L’Italia è leader in Europa nel riciclo dei rifiuti, ma gli operatori necessitano di maggiore sostegno da parte delle istituzioni, secondo Assoambiente.

Il riciclo dei rifiuti urbani, nel nostro Paese, ha raggiunto il 51,4 per cento: siamo decisamente vicini all’obiettivo europeo del 55 per cento al 2025. Il tasso di riciclo degli imballaggi ha raggiunto addirittura il 72,8 per cento, ben oltre il target europeo del 65 per cento.

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La presentazione del rapporto “L’Italia che ricicla” © Assoambiente

Grazie a questi risultati, l’Italia è tra i nove Stati membri dell’UE che possono definirsi virtuosi nella gestione dei rifiuti (fra cui Francia, Spagna, Portogallo e Svezia). Siamo però chiamati a dimezzare, da qui al 2035, la quota di rifiuti che finiscono in discarica, pari al 20,1 per cento. È quanto emerge dal report annuale L’Italia che ricicla, promosso dalla sezione Unicircular di Assoambiente e presentato a Roma il 21 novembre.

L’Agenda di lavoro 2024-2025

Per un sistema economico davvero circolare nell’uso delle risorse, Assoambiente ha messo a punto un’Agenda di lavoro 2024-2025 che consenta di “compiere il definitivo salto di qualità”: un vero e proprio manifesto programmatico dell’industria italiana del riciclo articolato in dieci punti.

  1. “Whatever it takes” per i materiali riciclati: l’efficacia dei processi di riciclo non può prescindere dalla collocazione sui mercati dei prodotti recuperati, oggi in parte inutilizzati: i mercati di sbocco per queste materie devono essere sostenuti da adeguati strumenti economici e fiscali.
  2. Quote di riciclato nei prodotti: uno degli strumenti più efficaci per sostenere il collocamento sul mercato delle materie provenienti dal riciclo, è la prescrizione di quote minime di contenuto riciclato nei prodotti.
  3. IVA agevolata per le materie ottenute dal riciclo.
  4. Recupero energetico complementare al riciclo.
  5. Iter autorizzativi più rapidi e certi.
  6. Ecodesign: la fase della progettazione dei beni determina fino all’80 per cento dell’impatto ambientale dei prodotti.
  7. Nuovi schemi di responsabilità: va posto realmente in capo ai produttori dei beni il costo ambientale della gestione degli stessi lungo l’intero ciclo di vita.
  8. Decreti End of Waste: la definizione di criteri comuni nell’UE dovrà consentire di raggiungere un equilibrio tra mercato e salvaguardia ambientale, partendo dalle applicazioni concrete dei prodotti riciclati.
  9. Trasporto dei rifiuti: vanno uniformate le discipline sulla movimentazione transfrontaliera dei prodotti e dei rifiuti.
  10. Il ruolo dell’ARERA: appare imprescindibile una maggiore chiarezza nell’impianto di regole disegnato dall’ARERA e applicato dalle varie amministrazioni pubbliche.

L’appello di Assoambiente

“La centralità degli operatori del riciclo è andata rafforzandosi negli ultimi anni, per la crescente consapevolezza del loro ruolo nel processo di transizione verso un’economia circolare, ma anche alla luce del mutato contesto internazionale, per il quale avere a disposizione materie prime ed energia provenienti dal riciclo dei rifiuti prodotti nel nostro Paese costituisce un fattore economico decisivo”, ha commentato Paolo Barberi, presidente della sezione Unicircular di Assoambiente.

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“Anche per queste ragioni, l’industria del riciclo richiede un adeguato sostegno da parte dei decisori politici, affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli normativi, giuridici ed economici che ne frenano il pieno sviluppo trasversale alle diverse filiere. Solo così questo settore potrà davvero fungere da abilitatore della transizione green”, ha concluso Chicco Testa, presidente di Assoambiente.

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