Industria farmaceutica e ambiente, le potenzialità dell’upcycling

Lo studio dell'Università Federico II con Damor

  • La filiera dei processi produttivi dell’industria farmaceutica rappresenta un comparto che causa forte inquinamento e impatto ambientale, economico e sociale rilevante.
  • L’università Federico II di Napoli ha effettuato uno studio sull’upcycling rispetto le formulazioni Fitostimoline® di Damor
lab- industria farmaceutica
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

È ben noto che i rifiuti derivanti dalla filiera dei processi produttivi dell’industria farmaceutica siano fonte di inquinamento e abbiano spesso un impatto ambientale, economico e sociale rilevante.

Proprio per questo, negli ultimi anni, si è cercato di ridurne in maniera significativa gli effetti grazie al riutilizzo del materiale di scarto nell’ambito del processo virtuoso dell’economia circolare. Avere meno rifiuti in discarica significa infatti più preservazione delle risorse naturali e abbassamento dell’inquinamento ambientale.

Un sistema molto efficace per rafforzare il concetto di economia circolare è certamente l’upcycling, ovvero l’opportunità di dare nuova vita a prodotti e materiali non più in utilizzo.

Grazie al supporto delle aziende manifatturiere, sarà possibile implementare questo processo, il cui obiettivo a lunga scadenza è quello di eliminare i prodotti monouso. Questo approccio produttivo si può applicare con successo anche all’industria farmaceutica.

Uno studio per l’upcycling, l’esempio di Damor

Fermo restando che quella di ridurre gli scarti sia la soluzione più incisiva, Farmaceutici Damor, storica azienda italiana fondata nel 1943, ha scelto la filosofia dell’upcycling allo scopo di raggiungere una gestione sostenibile di tutti i processi in atto. “Quattro anni fa, con l’ingresso di un nuovo assetto proprietario in Damor Spa, abbiamo voluto investire nell’innovazione su diversi fronti” spiega Vincenzo Maglione, CEO di Damor. “Un’azienda come la nostra, con oltre ottant’anni di storia, nata dalla scoperta delle proprietà chimiche dell’estratto di Triticum Vulgare, ha voluto rilanciare e approfondire la ricerca per capire come riuscire a riutilizzare i residui di lavorazione in ottica di economia circolare, ottenendo elementi utili per altre categorie industriali. Abbiamo così lavorato per una verifica ulteriore sui requisiti di sicurezza e non tossicità e abbiamo così scoperto le proprietà antiossidanti potenzialmente utilizzabili in vari settori, dalla cosmesi all’industria alimentare. Lo sviluppo di una filiera circolare dei sottoprodotti è un elemento fondamentale per la strategia di crescita sostenibile dell’azienda: per questo motivo abbiamo anche deciso di entrare a far parte di Circular Evolution, l’associazione nata con l’obiettivo di mettere in connessione la filiera produttiva in ottica di economia circolare”.

Le formulazioni Fitostimoline®, di derivazione naturale, nascono già con un basso impatto ambientale grazie a un processo produttivo che non genera la formazione di grandi quantità di sottoprodotti. Nonostante ciò è stata ugualmente condotta un’analisi chimico-fisica per valorizzare il contributo degli scarti.

Partendo da questo assunto, l’azienda ha scelto di approfondire il tema facendo analizzare i residui derivanti dai processi di produzione dell’estratto (sottoprodotti derivanti da biomassa). Gli studi, effettuati dal dipartimento di farmacia dell’università Federico II di Napoli, hanno confermato l’assenza di derivati tossici e, al contrario, hanno rilevato potenziali elementi con proprietà antiossidanti.

L’indagine eseguita sull’estratto acquoso di Triticum Vulgare Damor è stata realizzata su più livelli: una valutazione chimico-fisica dettagliata, un esame sul potenziale di utilità come materia prima per un altro processo, uno studio riguardo alla fattibilità economica e, infine, un’analisi sulle implicazioni relative agli aspetti di sostenibilità ambientale. La ricerca è stata effettuata principalmente per individuare composti fenolici all’interno dei prodotti di scarto farmaceutici.

I composti fenolici, ampiamente presenti nelle piante, hanno proprietà ossidanti, antimicrobiche e antitumorali.

Proprio il grano, alla base di alcune tra le più note preparazioni Damor, contiene una forte quantità di antiossidanti fenolici. L’analisi ha evidenziato come i sottoprodotti abbiamo ottime possibilità di recupero e riuso per la produzione di integratori alimentari, antiossidanti orali, prodotti cosmetici, ma anche fertilizzanti e compost. Questi ultimi due con il vantaggio di essere efficaci per una produzione agricola sostenibile. Su questa particolare ipotesi, saranno necessarie ulteriori ricerche.

Inoltre Damor ha avviato uno studio preliminare con BioFaber, società specializzata in ricerca e sviluppo di nanocellulosa batterica, dedicato alla possibilità di valorizzare e rigenerare il loro scarto, proprio per la produzione di nanocellulosa batterica, un biopolimero sostenibile e adatto a diverse applicazioni: da quelle più esigenti del biomedicale (Wound Healing) a quelle più performanti dell’industrial  e fashion  design.

L’indagine ha evidenziato come non siano presenti componenti tossiche nel TVE di Damor: sarà dunque possibile approfondire gli studi per l’utilizzo del sottoprodotto residuo – seppur non particolarmente abbondante – per alimentare il processo di economia circolare.

In questo caso l’industria farmaceutica ha scelto la responsabilità ambientale: una gestione efficiente degli scarti può davvero aiutare tutti noi a combattere il riscaldamento climatico e a salvaguardare il nostro pianeta.

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