Economiacircolareok“La montagna ha partorito un topolino. Dopo quasi un anno e mezzo dalla sentenza del Consiglio di stato che ha bloccato il rilascio delle autorizzazioni sull’End of Waste, caso per caso, dopo decine di appelli dal mondo dell’industria, come dell’ambientalismo, numerosi emendamenti presentati e subito dopo ritirati, il Governo dà una risposta assolutamente insufficiente al problema.” E’ quanto si legge in una nota di FISE UNICIRCULAR (Unione Imprese dell’Economia Circolare) che commenta così l’emendamento al decreto “Sblocca Cantieri, approvato dal Senato. La misura, una volta in vigore, interverrebbe sul problema del blocco delle autorizzazioni degli impianti di riciclo che permettono di trasformare i rifiuti in risorse all’interno di filiere circolari e virtuose. Il provvedimento prevede in particolare che le Regioni non abbiano competenza sui criteri stabiliti ‘caso per caso’ per la cessazione del rifiuto ( autorizzazioni end of waste). 

“Le Regioni non possono avere voce in capitolo”

In generale, sottolinea l’associazione in nota, “si consacra il principio che le regioni non hanno e non possono avere voce in capitolo sui criteri End of Waste e, a scanso di ulteriori equivoci, al Ministero viene data la facoltà di una ulteriore armonizzazione delle autorizzazioni già rilasciate”.

La sentenza del febbraio 2018

Ma facciamo un passo indietro sulla normativa in vigore. Uno step importante su questa questione era stato compiuto con una sentenza del Consiglio di Stato che risale a febbraio del 2018, con cui si stabiliva che spettava allo lo Stato e non agli enti locali il potere di individuare ulteriori tipologie di materiale da includere nella lista delle “materie prime secondarie” ottenute al termine del processo di riciclo. Il tutto procedendo, , caso per caso, con analisi mirate e in un contesto di integrazione delle normative comunitarie. In sostanza non veniva consentito il riciclo di un tipo di rifiuto se non c’era a disciplinarlo un apposito regolamento “end of waste”. Questi regolamenti attualmente sono molti meno rispetto alla  vasta gamma di materiali frutto di filiere circolari.

Un chiarimento normativo

“Con l’emendamento approvato – spiega FISE UNICIRCULAR in nota – è arrivato finalmente il tanto atteso chiarimento normativo. Le Regioni, quindi, non hanno competenza sui criteri caso per caso per la cessazione del rifiuto: così ha deciso il governo. Nel rilascio delle autorizzazioni ordinarie, esse non saranno dotate della flessibilità necessaria per discostarsi dalle norme generali per il recupero presenti nel DM 5 febbraio 1998 e decreti analoghi se non per aspetti relativi, come le quantità trattabili dall’impianto da autorizzare”.

Le questioni aperte

Tante rimangono secondo FISE UNICIRCULAR le questioni aperte sul fronte End of waste:

  • Il DM 5 febbraio 1998 (e gli altri decreti a cui la norma approvata vincola le autorizzazioni sia nuove che in fase di rinnovo) è una norma incompleta, obsoleta, poiché superata dall’evoluzione delle norme tecniche di settore e di tecnologie vent’anni fa inesistenti, e, per certi versi, inapplicabile.
  • Rimangono escluse dall’EoW (e quindi non potranno essere autorizzate come tali) tutte quelle attività e quelle filiere di riciclo non attualmente coperte dal dispositivo del vecchio decreto (ad es. pneumatici, molte materie prime strategiche ricavate dai RAEE, processi e materiali innovativi…). Questi materiali, pertanto, dovranno essere gestiti come rifiuti e non come materie prime.   

Fluttero (Unicircular) : “Aspettavamo qualcosa di diverso”

Francamente ci si aspettava qualcosa di diverso” – commenta in nota Andrea Fluttero, Presidente Unicircular – “ci sono settori, come la gomma e gli inerti da costruzione e demolizione, che attendono da anni un decreto EoW specifico, adeguato alle esigenze operative e tecnologiche: cosa succederà a questi impianti, che adesso rimangono inchiodati ad una norma vecchia, anzi stravecchia, ad oggi non è dato saperlo. Come associazione avevamo proposto in molte occasioni ed a tutte le forze politiche un emendamento che anticipasse in modo completo la disciplina Ue sull’End of Waste: purtroppo, non è stato accolto. Il pacchetto di Direttive europee per la transizione verso l’Economia circolare costituisce una grande opportunità di sviluppo per le industrie green del nostro Paese: serviva un’accelerazione e invece viaggiamo col freno a mano tirato. Le aziende innovative investiranno all’estero, molte imprese rischiano la chiusura e interi flussi di rifiuti, anziché essere riciclati, finiranno in discarica o a incenerimento. A completare il quadro, al ministero il tavolo di lavoro con gli operatori per il recepimento della nuova direttiva europea, che dovrà avvenire entro luglio 2020, non è neanche partito“.

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