Classificare un rifiuto prima che venga smaltito e magari dargli l’opportunità di essere utile per qualcun altro. Ma soprattutto ottimizzare la logistica del ritiro dei rifiuti ingombranti in ottica di limitare l’inquinamento dei mezzi di carico e ottimizzare i tempi del percorso; anche e soprattutto considerato l’ingombro dei materiali che si andranno a recuperare. Di tutti questo si occupa il progetto “Efficacity – Ottimizzazione intelligente ed efficiente del processo di riuso e raccolta dei rifiuti in ambito urbano”, Finanziato dalla Regione Liguria e coordinato da Azienda Multiservizi e d’Igiene Urbana (Amiu) di Genova e del quale algoWatt S.p.A. è partner industriale con altri sette aziende industriali.

“Questo progetto nasce dall’idea di migliorare la raccolta porta a porta dei rifiuti ingombranti e favorirne il loro recupero” spiega a Canale Energia Giovanni Mosca, research and innovation business development di Algowatt. Si tratta di un rifiuto che spesso viene abbandonato per scarsa praticità della sua gestione.

Il progetto Efficacity vuole raggiungere l’ambizioso obiettivo di semplificare all’utente tale conferimento porta a porta e non solo. “L’idea è che spesso i rifiuti ingombranti non siano ancora spazzatura, cioè che con pochi interventi di manutenzione potrebbero essere riutilizzati, evitando di entrare nel ciclo di dismissione”. Un dato a cui Algowatt è giunta dopo un mese di interviste agli addetti dell’Azienda Multiservizi e d’Igiene Urbana (Amiu) di Genova. “Quello che ci veniva indicato come elemento critico era sia la dismissione frequente di prodotti ancora in buono stato e magari utili a qualcuno, sia la difficoltà di preservarne l’integrità a causa della necessità di farli entrare nel mezzo di raccolta. Da qui abbiamo pensato a un software che ci permettesse di ottimizzare il ciclo di recupero dei rifiuti ingombranti grazie a una forma di catalogazione degli stessi da parte di chi richiede il servizio”.

Un sistema di riconoscimento per immagine dei rifiuti ingombranti da raccogliere

Il software funzionerà tramite un sistema di riconoscimento per immagine che dovrà riconoscere il materiale di cui è composto l’oggetto, la dimensione e il peso. “L’intento è arrivare a un sistema il più possibile automatizzato a cui andranno forniti dei dettagli ulteriori da un’antologia di informazioni per classificarlo totalmente” spiega Mosca. “Con lo stesso sistema le persone avranno modo di verificare se l’oggetto in questione sia riparabile e quindi rimettibile sul mercato o di interesse per privati o associazioni, così da poterlo reimmettere nel ciclo di consumo prima di dismetterlo per sempre”.

In questo modo sarà possibile realizzare un’ottimizzazione multi-parametrica della raccolta e gestione dei rifiuti solidi ingombranti nell’area metropolitana di Genova, favorendo dinamiche “virtuose e auto-sostenibili” di processo.

Ottimazione del percorso di raccolta per ridurre le emissioni

Non solo, dall’analisi delle caratteristiche dei rifiuti ingombranti da ritirare sarà possibile risparmiare sulle emissioni necessarie al trasporto dei mezzi per la raccolta, studiando il percorso ottimale che guardi all’efficienza del tragitto e dell’ordine di recupero in base a dimensioni e forme, ma anche a eventuali paline di ricarica lungo il percorso, se si trattasse di un mezzo elettrico.

Si tratta di un progetto che intende valorizzare l’economia circolare dei rifiuti solidi ingombranti, applicando tecnologie innovative con lo studio e lo sviluppo di una piattaforma Ict multi-servizio in cloud con la realizzazione di algoritmi di pianificazione dinamica delle missioni di raccolta. “Immaginiamo anche una campagna di incentivi funzionale a cercare di sviluppare comportamenti virtuosi nei cittadini” spiega il research and innovation business development di Algowatt. “Dovremo poi capire le policy di sicurezza del processo di relazione tra persone e andrà quindi ottimizzato il sistema per renderlo più efficiente. L’obiettivo è migliorare la qualità del conferimento. Nel complesso di tratta di fare ricerca sviluppando diversi temi e costruendo un prototipo che andrà poi validato al fine di capire se c’è modo di attuarlo con l’intento di renderlo replicabile”.

Lo studio durerà 18 mesi e ha una possibile estensione di ulteriori 6. Il progetto dal costo complessivo di circa 2 milioni di euro, ha ricevuto un finanziamento di oltre il 50% dal bando 2020 del Por Fesr 2014-2020 – Asse 1 – Azione 1.2.4 – Poli di Ricerca e Innovazione.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.