transizione energetica

Tra i principali inibitori della transizione energetica dell’Italia ci sarebbero norme ambigue, attività di lobbying e barriere. Lo rivelano i risultati dell’Energy transition readiness index (Etri 2021) che analizza i mercati energetici di 12 Paesi europei e ne valuta il livello di preparazione sulla via della decarbonizzazione.

Il rapporto, realizzato da Rea (association for Renewable energy and clean technology) per Eaton, azienda che si occupa della gestione dell’energia, descrive alcune delle principali caratteristiche del mercato elettrico di ciascun Paese preso in esame. Basandosi su un sondaggio condotto tra gli stakeholder, l’Etri 2021 valuta il grado di adozione delle energie rinnovabili a confronto con gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati al 2030 con il pacchetto Fit-for-55.

Il rapporto Etri 2021: una visione d’insieme

Il report ha preso in esame diverse componenti socio-economiche del percorso di transizione energetica, evidenziando una discordanza tra le ambizioni e le azioni intraprese dalla maggior parte dei Paesi coinvolti nell’indagine. In particolare, vengono evidenziate le difficoltà delle economie più sviluppate caratterizzate da barriere agli investimenti: regolamentazioni e policy complesse sono aggravate da un assetto del mercato fortemente influenzato dai grandi operatori.

L’Italia rischia di fallire gli obiettivi della transizione energetica

Nel ranking stilato dal report, l’Italia risulta in linea con altri Paesi europei, come Francia, Germania e Regno Unito, dal punto di vista dell’innovazione tecnologica e socio-economica. Si trova invece in ultima posizione, insieme alla Spagna, per quanto riguarda l’accessibilità del mercato energetico. Le cause di questo gap sono da ricercare nelle norme ambigue, conflitti e barriere all’ingresso che impattano negativamente sullo sviluppo del settore.

“Sebbene il consenso pubblico e politico sia in aumento, nel nostro Paese risultano ancora poco chiari i costi e le implicazioni sociali della trasformazione verde”, afferma Eaton in una nota stampa. “Tra i principali inibitori emergono la difficoltà di ingresso nel mercato dovuta alle attività di lobbying da parte degli attuali player, l’incertezza regolamentare, i potenziali problemi di accesso alla rete, specialmente nelle regioni meridionali, nonché requisiti di misurazione difficilmente compatibili con le dinamiche dei mercati della flessibilità. Inoltre, dal punto di vista della mobilità gli incentivi per i veicoli elettrici sono attualmente limitati e non è ancora possibile applicare la tecnologia Vehicle-to-Grid (V2G)”, si aggiunge.

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Cosa devono fare i Paesi europei per favorire la decarbonizzazione

Il successo nella riduzione delle emissioni di carbonio in Europa dipenderà dalla disponibilità di tutti i Paesi ad abbracciare il potenziale delle risorse rinnovabili. Secondo il rapporto, saranno necessari elevati volumi di nuove risorse, soprattutto nelle principali economie europee di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Questo se si vorrà vincere la sfida della decarbonizzazione. Ma i mercati hanno bisogno di riforme per attirare investimenti privati ​​in asset di flessibilità energetica.

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