Gli Stati Uniti limitano i PFAS, Greenpeace: “L’Italia faccia lo stesso”

I nuovi limiti ridurranno drasticamente l’insorgenza di tumori ai reni e alla vescica, secondo l’EPA

L’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (United States Environmental Protection Agency, EPA) ha annunciato, il 10 aprile, di aver stabilito dei limiti legalmente vincolanti per ridurre la presenza di sei tipologie di sostanze per- e poli-fluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili. Una decisione che molti attivisti hanno definito “storica”.

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Fonte: EPA

La soddisfazione degli attivisti

“Gli americani hanno bevuto acqua contaminata per decenni”, ha commentato Melanie Benesh, vicepresidente per gli affari governativi dell’Environmental Working Group, che monitora l’inquinamento idrico da PFAS in tutto il mondo. Si stima, infatti, che siano almeno duecento milioni i cittadini statunitensi che sono entrati in contatto con questi inquinanti pericolosi per la salute umana. “Le nuove norme porteranno finalmente alla rimozione di queste sostanze chimiche tossiche dalle nostre acque”, ha concluso Benesh.

I fondi stanziati negli USA

I nuovi limiti ridurranno drasticamente i tassi di mortalità infantile, l’insorgenza di tumori a reni e vescica e di malattie cardiovascolari, secondo gli scienziati dell’EPA. Lungo il percorso che ha portato alle nuove norme, si è registrata un’ondata di azioni legali nei confronti delle aziende produttrici di PFAS, come 3M, DuPont e Chemours, che hanno accettato di pagare fino a 15 miliardi di dollari per contribuire a finanziare l’ammodernamento dei sistemi municipali di filtrazione dell’acqua.

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L’amministrazione Biden-Harris, dal canto suo, ha stanziato miliardi di dollari con l’Inflation Reduction Act. Si prevedono comunque costi molto elevati, ma lo Stato “non può permettersi di rinunciare a un regolamento solo perché costa troppo”, ha commentato Kyla Bennett della no profit PEER.

L’emergenza PFAS in Italia

Su questo, Greenpeace Italia è d’accordo e chiede che il governo italiano segua l’esempio di quello statunitense. “Il Veneto è teatro di uno dei più grandi casi di contaminazione da PFAS al mondo e Greenpeace ha dimostrato la presenza di queste sostanze anche nei corsi d’acqua della Toscana e nelle acque potabili di diversi Comuni della Lombardia e del Piemonte”, ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia.

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“Nel nostro Paese, l’inquinamento da PFAS è un’emergenza nazionale fuori controllo, soprattutto per la mancanza di provvedimenti che limitino l’uso e la produzione di queste sostanze a tutela dell’ambiente e della salute. Per quanto tempo ancora si continuerà a ignorare il problema, condannando le persone a subire gli effetti dell’inquinamento? Il governo Meloni segua l’esempio degli Stati Uniti e adotti subito una legge nazionale che vieti queste pericolose molecole. Non c’è più tempo da perdere: bere acqua pulita e priva di PFAS è un diritto che le istituzioni devono garantire”, ha concluso Ungherese.

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