L’uso del termine “green” in pubblicità: il caso Poste Italiane

Prima vittoria delle associazioni che hanno definito la pubblicità sull’energia di Poste Italiane “un caso di greenwashing”.

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“Il termine green non può essere utilizzato quando si promuove la vendita di servizi inquinanti e dannosi per l’uomo e l’ambiente, come il gas”. Parola di ClimateAid Network e Associazione consumatori e utenti (ACU) che, il 15 giugno, hanno annunciato la loro prima vittoria contro Poste Italiane.

Le due organizzazioni si erano rivolte nel mese di aprile all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), affinché bloccasse la pubblicità dell’offerta luce e gas di Poste Italiane, in quanto ingannevole. I contenuti relativi all’offerta sono stati modificati prima ancora dell’arrivo di un responso da parte dell’autorità, con l’eliminazione della parola “green” e di alcuni redazionali legati alla sostenibilità.

Greenwashing e tutela dei consumatori

“I dirigenti di Poste Italiane hanno sbagliato tutto. Prima ci negano un tavolo di consultazione preventiva poi, dopo l’annuncio della nostra segnalazione all’AGCM, cambiano la pubblicità, ma continuano a negarci un confronto costruttivo”, ha dichiarato Gianni Cavinato, presidente di ACU.

“Poste Italiane, modificando la pubblicità ha, di fatto, ammesso che la propria comunicazione era davvero ingannevole e fuorviante. Le rettifiche fatte non sono ancora sufficienti, perché quando si parla ai consumatori di sostenibilità, in modo improprio e non circostanziato, il greenwashing rimane sempre dietro l’angolo e non credo che AGCM archivi contenuti e comportamenti di cui siamo testimoni”.

Poste Italiane greenwashing
Com’è cambiata la pubblicità di Poste Italiane

Si attende il responso dell’AGCM

Queste le principali affermazioni contestate: “Elettricità venduta e proveniente da 100 per cento di fonti rinnovabili e gas compensato con crediti di carbonio” e “Offerta green e sostenibile”.  Come ricordano ClimateAid Network e ACU, tuttavia, nessun operatore può garantire la fornitura di energia prodotta unicamente da fonti rinnovabili, poiché la rete nazionale su cui viene distribuita è alimentata da flussi che derivano anche da fonti fossili.

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“Capisco che Poste voglia evitare una condanna, ma le criticità nelle pubblicità rimangono ancora molte per cui noi insisteremo per avere un pronunciamento dall’AGCM alla quale presenteremo una memoria integrativa”, ha concluso Giuseppe d’Ippolito, avvocato ambientale e cofondatore di ClimateAid Network.

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