Metano, Parlamento UE verso regolamento per ridurre le emissioni nel settore energetico

L’attuazione tempestiva di una forte regolamentazione potrebbe portare a una tripla vittoria, secondo EDFE.

metano EDFE
Foto Pixabay

Il 26 aprile, con 114 voti a favore, 15 contrari e 3 astensioni, le Commissioni Ambiente (Envi) e Industria (Itre) del Parlamento europeo hanno approvato il mandato negoziale sul regolamento per monitorare e ridurre le emissioni di metano nel settore energetico. Il testo deve attendere il nulla osta della Plenaria fra l’8 e l’11 maggio, ma rappresenta comunque un importante traguardo, secondo Environmental Defense Fund Europe (EDFE).

“Questo è un momento cruciale per il lascito climatico dell’Unione europea. L’attuazione tempestiva di una forte regolamentazione potrebbe portare a una tripla vittoria: rallentare il riscaldamento globale, rafforzare l’approvvigionamento di gas dell’Europa durante una crisi energetica e consentire alle economie di reimmettere nel ciclo commerciale grandi quantità di gas altrimenti inutilizzate. In attesa della completa transizione verso l’energia rinnovabile, dobbiamo garantire che l’estrazione di combustibili fossili sia efficiente e responsabile, limitando la necessità di nuove estrazioni”, commenta Flavia Sollazzo, direttrice senior di EDFE per la Transizione energetica dell’UE.

Il ruolo del settore Oil&Gas nella mitigazione delle emissioni di metano

A partire dalla Rivoluzione Industriale, secondo gli esperti dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), il metano ha contribuito per il 30 per cento all’aumento delle temperature medie globali. La durata della sua permanenza nell’atmosfera è inferiore rispetto a quella dell’anidride carbonica, ma come gas serra è più potente. Il ramo Oil&Gas è chiamato a intervenire per invertire questa tendenza.

EDFE ha costantemente sottolineato la necessità di implementare regole forti di misurazione, reportistica e verifica (MRV), nonché un quadro completo per la rilevazione e la riparazione delle perdite (LDAR) e regolamenti rigorosi per limitare sfiati e fiammate, così da rallentare velocemente il riscaldamento globale: sfruttando pienamente le soluzioni esistenti per ridurre le emissioni di metano nei settori chiave, si potrebbero evitare 0,5 gradi Celsius di aumento della temperatura entro la fine del secolo.

Leggi anche: Emissioni di metano, l’IEA punta il dito contro il settore dell’Oil&Gas

“Come dimostrano i dati dell’IEA, l’industria del petrolio e del gas può ridurre le sue emissioni di metano del 75 per cento utilizzando tecnologie esistenti – due terzi delle quali a costo netto zero o basso. Sarebbe sufficiente investire il 3 per cento dei profitti generati dalle industrie dei combustibili fossili per una mitigazione efficace”, conclude Flavia Sollazzo.

La responsabilità dell’Europa

L’Europa ha l’occasione di guidare questa transizione, rinnovando l’impegno preso con il lancio del Global Methane Pledge: un accordo promosso insieme agli Stati Uniti, che ora comprende 150 Paesi. Il suo scopo è quello di far calare collettivamente le emissioni di metano del 30 per cento al 2030 rispetto ai livelli del 2020, adottando misure non solo in campo energetico, ma anche in agricoltura e nella gestione dei rifiuti. Misure che potrebbero contribuire anche a raggiungere l’ambizioso obiettivo dell’UE di tagliare i gas serra del 55 per cento, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030.

Il voto sugli allevamenti

Parallelamente, la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (Comagri) ha bocciato a larghissima maggioranza la proposta della Commissione UE di revisione della Direttiva sulle emissioni industriali che avrebbe attribuito la denominazione di “impianti industriali” alle strutture di agricoltura familiare, ponendo le stalle sullo stesso livello degli impianti che estraggono carbone o producono prodotti chimici.

 

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Una vittoria, secondo Coldiretti, ma “una scelta irresponsabile” secondo Essere Animali: “Se vogliamo arrestare gli effetti della crisi climatica dobbiamo agire subito bloccando tutte le attività inquinanti, e gli allevamenti sono tra queste. Continuare a ignorare le loro responsabilità è una scelta ingiusta e irresponsabile, che va a discapito degli animali, dell’ambiente e della salute pubblica”, scrive l’associazione.

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