Intelligenza articiale e big data per comprendere la crisi climatica

 

big data
Foto di Yang Xiong da Pixabay

Big data e intelligenza artificiale al servizio della prevenzione di eventi metereologici estremi. Questo è il presupposto della collaborazione fra Fondazione IFAB, International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development,  CMCC Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e Leithà. L’analisi nel tempo perette di valutare come e quali dati sono collegati tra gli eventi meteorologici estremi.

L’obiettivo è ottenere una migliore comprensione degli eventi occorsi anche comparando periodi e dinamiche differenti.

“L’indice è già utilizzato a livello professionale, per esempio dal settore assicurativo per meglio comprendere le aree a maggior rischio, ma è accessibile a chiunque, gratuitamente, sul nostro sito online, dove con una semplice interfaccia grafica si possono analizzare le serie storiche dei dati in tutti i paesi europei”, spiega  Marco Becca, direttore di IFAB.

Nei giorni scorsi IFABRadarmeteo Hypermeteo (società che operano nel settore della meteorologia professionale sviluppando, applicazioni e dataset meteo-climatici ad alta risoluzione) hanno siglato un accordo per commercializzare e distribuire l’indice climatico E3CI  European Extreme Events Climate Index, con l’obiettivo di fornire uno strumento di supporto alle attività dei settori impattati dal cambiamento climatico.

Come funziona la piattaforma E3CI

La collaborazione ha come luogo di azione la piattaforma E3CI – European Extreme Events Climate Index. Si tratta di uno strumento in grado di calcolare un  insieme di indici “volti a fornire informazioni sulle aree interessate da diversi tipi di pericoli meteo-indotti e sulla gravità di tali eventi e copre tutta l’Europa, riportando i dati dal 1981 ad oggi”.

Sette le dinamiche considerate: ondate di caldo, ondate di gelo, precipitazioni estreme, siccità, venti estremi, grandinate e incendi.

Di queste su scala mensile, si effettuerà la stima di un indicatore in grado di identificare le tendenze e le variazioni nel numero di eventi estremi.

Il caso Emilia Romagna

L’analisi degli indici fa si che un valore superiore ad 1 indichi un’anomalia rispetto alla climatologia dell’area e del periodo. Se guardiamo alle ondate di calore dell’Emilia-Romagna, nel decennio dal 1981 al 1990 emerge come “il numero di mesi con valori superiori all’unità era 0,8, per salire progressivamente a 1,4 nel decennio successivo, a 2,3 dal 2001 al 2010, per arrivare a 4,5 dal 2011 al 2023.”

Rispetto le precipitazioni 9 su 10 dei mesi caratterizzati da valori dell’indicatore maggiori avvengono nell’ultimo decennio. Da 1,4 nel decennio 1981-1990 per scendere a 1,1 fra il 1991 e il 2010 e risalire ad 1,6 dal 2011 ad oggi, col maggio 2023 quale peggior mese in assoluto, dopo il febbraio 2015.

Nei giorni scorsi IFABRadarmeteo Hypermeteo (società che operano nel settore della meteorologia professionale sviluppando, applicazioni e dataset meteo-climatici ad alta risoluzione) hanno siglato un accordo per commercializzare e distribuire l’indice climatico E3CI  European Extreme Events Climate Index, con l’obiettivo di fornire uno strumento di supporto alle attività dei settori impattati dal cambiamento climatico.

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