Il 2020 sarà un anno fondamentale per sviluppare una gestione attiva e responsabile del patrimonio forestale esistente. Fsc Italia riporta l’attenzione sull’urgenza di tutelare le aree che contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico offrendo naturalmente importantissimi servizi come lo stock della CO2, la conservazione del suolo e della biodiversità e la conservazione dei bacini idrici forestali. In Australia gli incendi, ora sotto controllo, hanno devastato 10 milioni di ettari e ucciso o ferito gravemente circa 1 miliardo di animali selvatici. Per il WWF Australia i koala ora rischiano l’estinzione. Ancor prima le fiamme hanno divorato terre in luoghi in cui, fino ad oggi, sarebbe stato impensabile avvenissero episodi simili: Siberia, Alaska e Groenlandia. Senza dimenticare gli incendi che hanno ridotto il polmone verde del mondo e che, stando ai dati dell’Istituto nazionale per le ricerche spaziali (Inpe) del Brasile, sono aumentati del 30% nel 2019 rispetto all’anno precedente.

Nel corso di quest’anno si svolgeranno una serie di eventi internazionali determinanti per la salvaguardia del patrimonio forestale esistente e per la piantumazione di nuovo verde. Il direttore di Fsc Italia Diego Florian spiega quali sono e come proveranno a far leva su istituzioni, governi, società civile, imprese.

Dopo il sostanziale fallimento della COP25, la COP26 di Glasgow rappresenta un evento fondamentale per rilanciare gli Accordi di Parigi, che già avevano individuato nella protezione e gestione sostenibile delle foreste un potente strumento di mitigazione ed adattamento.

La Conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile (Icsd), che si terrà a New York il 21 e 22 Settembre 2020, forum mondiale in cui si condividono soluzioni pratiche per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, sarà utile per riflettere sul punto 15 (Life on land) rivolto alla salvaguardia delle aree forestali per la lotta alle ingiustizie e alle disuguaglianze.

Il Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste (Unff) è invece una delle piattaforme principali di promozione della cooperazione internazionale e dell’azione a livello nazionale in ambito forestale.

Infine, la EU Green Week 2020 accenderà il faro sulla perdita di biodiversità e sui rischi collegati se non si spinge una gestione forestale responsabile.

Nel 2020 ci sarà infine anche l’Assemblea Generale dei soci di Fsc https://fsc.org/en/page/general-assembly, che vedrà la partecipazione di più di 800 membri rappresentanti delle camere ambientale, sociale ed economica, riuniti per stabilire le politiche per gestire le foreste in modo responsabile.

“Quasi tutte le recenti epidemie sono dipese da alta densità di popolazione, aumento di commercio e caccia di animali selvatici e cambiamenti ambientali, quali la deforestazione, e l’aumento degli allevamenti intensivi specialmente in aree ricche di biodiversità” sostiene un recente studio dell’Università di Roma. Considerato che le aree forestali ospitano circa i 2/3 della biodiversità terrestre, siamo in tempo per tutelare gli ecosistemi terrestri?

Sicuramente siamo in ritardo e l’empasse della COP25 rappresenta un’altra battuta d’arresto in questa corsa contro il tempo. La deforestazione, causata principalmente dalla conversione delle terre forestali in aree agricole e zootecniche (Dati UN FAO), minaccia non solo il lavoro di gestori e il benessere delle comunità forestali, ma anche la biodiversità.

La deforestazione ha subito un rallentamento nel periodo 2010-2015 (dati Forest resource assessment), tanto è vero che il continente europeo ha registrato un saldo positivo ed è ora più verde di quanto non lo fosse nel periodo pre-industriale. Ma America Latina, Africa e Sud-Est asiatico continuano a soffrire di perdite rilevanti e le emissioni derivanti da deforestazione rimangono ancora il secondo fattore di inquinamento dopo i combustibili fossili.

Tempesta Vaia
Tempesta Vaia – credit foto Fsc Italia

Come potremo provare a ripristinare il patrimonio perduto?

Sono tutte aree con specificità e bisogni diversi. Prendiamo l’Australia: il ciclo naturale prevede ogni anno una stagione degli incendi, che dura da settembre a febbraio, terminata la quale vi è una rigenerazione spontanea nei territori colpiti. Purtroppo, i cambiamenti climatici hanno aumentato durata, intensità e portata degli incendi. Questo significa che a fronte di maggiori danni gli ecosistemi sono sottoposti a parecchi stress e necessitano di più tempo per riprendersi.

In Siberia, Alaska e Groenlandia le temperature anomale hanno coinvolto zone con effetti a cascata: fuoco e scintille, a terra, hanno a loro volta contribuito a sciogliere più velocemente la neve.

Bloccare eventi estremi ed imprevedibili è di fatto impossibile, ma possiamo lavorare per minimizzare gli impatti di questi fenomeni su ambiente, persone e comunità.

Gli alberi e le foreste sono centrali nella definizione di strategie di resilienza e consumo sostenibile. In Italia il ministro Costa ha promosso la nascita delle Zes. Come incrementare ancor di più nel Paese il valore di questo patrimonio? Basta pensare alle foreste come aree economiche?

Molto spesso guardiamo alle foreste come fonte di legno, cibo e riparo e ancor oggi questi sono i servizi principali su cui basano la propria sopravvivenza 1.6 miliardi di persone nel mondo. Tuttavia, alberi e boschi ci offrono molto di più: dalla fornitura di servizi turistici, ricreativi e culturali, allo stock di carbonio. La portata delle attività di ripristino e salvaguardia si amplifica, moltiplicando benefici e beneficiari e attirando realtà disposte a investire in queste attività. Per questo dobbiamo riconoscere incentivi ai proprietari forestali, pubblici o privati, che si impegnano nella gestione forestale responsabile, e che sono in grado di dimostrare gli impatti positivi delle attività di gestione sui servizi sopra elencati.

L’Italia è detentrice di un primato davvero particolare nella verifica dei servizi ecosistemici, come riportato nel protocollo pubblicato da Fsc nel 2018: è stato infatti il primo Paese al mondo a verificare gli impatti sui 5 servizi naturali principali – acqua, CO2, suolo, biodiversità, aspetti turistico-ricreativi e culturali – in un’area di circa 1.000 ha tra Veneto, Trentino e Lombardia appartenente ad un gruppo di piccoli proprietari pubblici e privati.

Attraverso il meccanismo dei Pes, i pagamenti per i servizi ecosistemici, alcuni di questi proprietari hanno poi stretto accordi con consorzi ed altri enti locali per la fornitura di servizi legati alle foreste, ad esempio la conservazione dell’acqua e la ricarica di falde acquifere, o lo stock di CO2.

Nell’ultimo anno, le verifiche di questo tipo sono salite a quattro in tutto il territorio nazionale e comprendono, oltre al primo caso citato poco sopra, anche un’area di 352 ha di pioppeto in provincia di Mantova, e i recenti casi di Ersaf Lombardia (16.594 ha) e Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve (1.448 ha).

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