È quando crescono i numeri di produzione ma non quelli delle emissioni che il lavoro di miglioramento continuo in azienda diventa tangibile. I dati di sostenibilità 2017 di Birra Peroni parlano da soli. Nel 2017 la produzione è cresciuta del 14% rispetto all’anno precedente, totalizzando 5,6 mln di ettolitri complessivi, e la CO2 generata per ettolitro di birra è calata del 4%, attestandosi a 4,57 kg. Risultati, inviati a Canale Energia in anteprima, di una strategia di investimento decennale volta all’ottimizzazione e alla riduzione dei consumi energetici.

Birra Peroni Nel 2017Dato ancor più significativo il calo delle emissioni di CO2 in atmosfera del 33,3% dal 2008 ad oggi che segna una linea di confine per l’azienda: se finora si è investito nell’efficientamento dei consumi energetici e idrici “man mano che si va avanti occorre concentrarsi sulle emissioni di CO2”, commenta Roberto Cavalli, Integrated Supply Chain Director Italy and Europe di Birra Peroni. “In Italia il costo dell’energia è elevatissimo e fare investimenti per ridurre la spesa ha veloci tempi di payback. Al di là del valore etico è una strategia assolutamente valida”.

CavalliPer arrivare fin qui l’azienda ha attuato una strategia pluriennale a 360°. Ha puntato sulla produzione energetica da rinnovabili e sulla cogenerazione negli impianti di Roma e Bari – “a Padova tentiamo la stessa strada ma i procedimenti autorizzativi sono più complessi”, precisa Cavalli – e investito negli impianti di depurazione delle acque. Per quello sottoposto a trattamento anaerobico “sono stati installati aeratori performanti per il recupero del biogas. Quest’anno del 16%”.

Qualità delle materie prime

Di contorno c’è una forte collaborazione con gli agricoltori e gli enti pubblici per garantire la qualità delle materie prime, malto e mais. “Selezioniamo i semi di orzo e ne verifichiamo le proprietà, inclusa la resistenza ai cambiamenti climatici, tramite le operazioni di micromaltaggio promosse in collaborazione con l’Università di Perugia”, precisa Cavalli. Quelli selezionati vengono venduti agli agricoltori, dopodiché “seguiamo il processo di coltivazione e l’utilizzo di fertilizzanti” nelle piantagioni, “di certo non intensive, senza piante troppo vicine”, per le quali dagli anni ’80 “adoperiamo sistemi di monitoraggio e ottimizzazione delle risorse impiegate”.

Stesso ragionamento di forte caratterizzazione e italianità è stato fatto con il mais: “Abbiamo collaborato con l’Unità di ricerca per la Maiscoltura di Bergamo per conferire alla pianta determinate caratteristiche riuscendo a selezionare una varietà di ibridi poi iscritti nel registro nazionale della Gazzetta Ufficiale”. Adoperare un mais ricercato vuol dire costi maggiori, ma “non a caso Peroni Nastro Azzurro è marchio numero 1 in Italia per esportazione. In Gran Bretagna è il primo per importazione”.Peroni Stabilimento

Logistica a basso impatto

“Non disponiamo di una flotta per la consegna dagli stabilimenti al punto vendita, ma adottiamo sistemi sofisticati per minimizzare i percorsi e ottimizzare i viaggi dei mezzi. È il risultato dei calcoli effettuati in passato con un istituto britannico specializzato”, spiega Cavalli. Questo perché nella filiera la logistica rappresenta una voce di costo importante. Un altro esempio riguarda il trasporto della materia prima ai 3 stabilimenti produttivi di Birra Peroni di Roma, Padova e Bari e alla malteria di Pomezia, dove si producono 43.0000 ton di malto. I campi, per un totale di 16.000 ettari, sono tendenzialmente collocati in un raggio di 80-90 km per ridurre la voce di costo rappresentata dal trasporto. “Il risparmio di CO2 arriva anche con l’alleggerimento delle bottiglie in vetro che non può prescindere dalla sicurezza dei contenitori immessi sul mercato – rimarca Cavalli – Con alcune aziende italiane e multinazionali e con i fornitori abbiamo condotto uno studio per ridurre di qualche millimetro la curvatura della bottiglia e ottenere così un risparmio di materia prima del 12,5% a imballo”. Il brand Peroni “è un marchio nazionale con ciclo complesso”, commenta Cavalli, e “posso dire con orgoglio che siamo l’unica birreria integrata verticalmente sul fronte delle materie prime”.

Economia circolare

Nel 2017 il 99,6% dei rifiuti prodotti (+0,6% rispetto al 2016) è stato conferito per l’avvio al recupero. “Gli scarti organici sono una fonte importante di guadagno: la trebbia del malto diventa mangime ad alto contenuto proteico e minerale”. In più, prosegue Cavalli, i “fanghi degli impianti di depurazione sono trattati facilmente con digestione aerobica perché hanno un alto contenuto organico e sono impiegati in diversi tipi di colture”. Carta e cartone scartati durante il processo produttivo vengono riciclati e tutta la plastica delle bottiglie “è termotrattata, compattata e rivenduta”. I rifiuti metallici “di acciaio inossidabile vanno a ruba perché sono uno scarto prezioso”. E per riuscire nell’obiettivo del ‘100% recycled’, conclude Cavalli, la volontà è di “promuovere attività di problem solving per annullare il gap tra le tonnellate di ciò che entra e ciò che esce”. Alla base dell’eccellenza c’è la semplicità.

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