L’energia del sole raccolta nel deserto, parla italiano

Enea e Eni in due progetti di solare termico e fotovoltaico nelle aree desertiche

2399 fotogrande1 deserto piccoloQuesta settimana ci occupiamo di attività in un luogo a noi vicino: Africa del nord. In queste località prossime troviamo due attori spesso presenti sul proscenio internazionale quando si tratta di energia Eni ed Enea.

Enea implementa l’efficacia del solare termodinamico con un nuovo sistema di accumulo termico

In Marocco, dove il sole rappresenta una fonte di energia copiosamente disponibile, si può utilizzarla anche senza la radiazione solare. Questa rivoluzionario approccio tecnologico è stato applicato all’impianto “Green energy park” (Gep) di Ben Guerir, nel deserto a circa 80 km da Marrakech. L’approccio innovativo è determinato dagli impianti a concentrazione solare da 1 a 5 MW e capace di accumulare fino a 19 MWh termici: in pratica un serbatoio di 13 metri di altezza e largo 4 viene riempito con 450 tonnellate di magnetite, materiale ferroso economico e di facile reperibilità, che permetterà all’impianto solare a concentrazione di fornire 1 MW di energia elettrica per circa 4 ore, soprattutto durante le ore di picco della richiesta nel tardo pomeriggio, così da evitare il ricorso a fonti fossili per coprire la richiesta. L’infrastruttura è stata realizzata, oltre che da Enea, coordinatrice del progetto, dal centro di ricerca marocchino Iresen, da quello tedesco Fraunhofer institute e dallo spagnolo Cic energyGune. Le imprese coinvolte sono le italiane Soltigua e Enerray (del gruppo Maccaferri) e la francese Euronovia. L’impianto fa parte del progetto europeo Orc-plus (Organic rankine cycle – prototype link to unit storage). La spiegazione di Walter Gaggioli, responsabile del Laboratorio ingegneria delle tecnologie solari di Enea: “Grazie a questo sistema di accumulo e alle innovazioni introdotte nel campo solare, abbiamo raggiunto nuovi traguardi che potrebbero incentivare la diffusione della tecnologia del solare termodinamico, come l’aumento medio annuo di energia elettrica (fino al 40%) e, soprattutto, la riduzione del costo complessivo di realizzazione di questo tipo di impianti (-30%)”.

Eni continua l’attività nel fotovoltaico in Tunisia

Sempre nell’area del Mediterraneo africano, l’azienda di S. Donato Milanese prosegue il suo cammino verso la decarbonizzazione della produzione energetica. L’11 dicembre scorso ha un impianto fotovoltaico della capacità di 5 MW, nei pressi di Adam, una struttura dedita alla produzione di idrocarburi. In questo sito, nella porzione meridionale del governatorato di Tataouine, Eni Tunisia Bv, in associazione con la Compagnia di stato Enterprise tunisienne d’activitiés pétrolières (Etap), la riduzione dell’uso del gas, permetterà una riduzione di 6.500 tonnellate/anno della CO2 immessa in atmosfera. L’impianto sarà affiancato da un sistema di batterie di accumulo da 2,2 MWp/1,5 MWh che, integrate con le turbine a gas esistenti, ottimizzeranno i costi operativi. L’opera è parte di un ampio accordo con Etap che prevede anche la costruzione di un altro impianto fotovoltaico della capacità di 10 MW vicino la città di Tataouine, attraverso cui fornire energia elettrica all’azienda statale Société tunisienne de l’electricité et du gaz (Steg). Con queste scelte, Eni si pone all’avanguardia nel processo di decarbonizzazione, con una produzione ibrida che coniuga gas, fotovoltaico e stoccaggio di energia in modo in modo fortemente innovativo.

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Pubblicista dal 2007, scrive per il Gruppo Italia Energia.