plastica

L’Italia rischia sanzioni per le deroghe concesse dalla norma di recepimento nazionale della Direttiva UE n. 904/2019 Single use plastic (Sup) sullo stop alla plastica monouso. Il 14 gennaio è entrato in vigore il Dlgs 196/2021 contenente le disposizioni che vietano la vendita e l’utilizzo di bicchieri, cannucce, posate o piatti usa e getta. Tuttavia, consentendo le alternative in plastica biodegradabile e compostabile, la legge italiana è oggetto di un parere circostanziato da parte della Commissione europea.

La definizione di plastica e le esenzioni

Una bocciatura che non si traduce automaticamente in provvedimenti sanzionatori per l’Italia. Come anticipa il magazine Eco dalle Città, “la Commissione intende effettuare un controllo di conformità sul recepimento della Sup prima di decidere i passi successivi da intraprendere”. Il rischio si basa sulla definizione di single use plastic nel decreto italiano che esclude materiali quali vernici, inchiostri, adesivi e rivestimenti plastici di peso inferiore superiore al 10% del peso totale del prodotto. Oltre alle già citate esenzioni “flessibili” per specifiche plastiche non compatibili con il diritto dell’UE. Ciò avrebbe anche significative conseguenze commerciali per quelle attività che si sono affidate e allineate all’approccio nazionale.

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I numeri in Italia

Sono circa diecimila le aziende della plastica in Italia, per la gran parte concentrate al Nord, per un totale di circa 162 mila occupati e un giro d’affari da 32 miliardi di euro (Fonte: elaborazione Sole 24 Ore su dati Uniocamere, 2019).

Un’impresa e un occupato su tre dell’industria italiana della plastica si trova in Lombardia. Al secondo posto, si trova il Veneto (15%), l’Emilia-Romagna è al terzo, con il 10% del tessuto produttivo italiano. L’area che riunisce le tre citate regioni da sola vale circa il 60% dell’industria nazionale della trasformazione di plastica e se si aggiunge il Piemonte ci si avvicina al 70%.

Mediterraneo soffocato dai rifiuti

La lotta alla plastica abbraccia anche il tema della difesa degli oceani e dei mari. La progressiva riduzione del monouso, che rappresenta il 60% del marine litter rinvenuto sulle spiagge (fonte Unep-Map), insieme ad azioni mirate di disinquinamento, sono le strade da percorrere per la tutela del nostro polmone blu.

Lo ha ricordato Francesca Santoro, specialista di Programma della Commissione oceanografica intergovernativa dell’Unesco e promotrice in Italia del Decennio delle scienze del mare per lo sviluppo sostenibile istituito dalle Nazioni Unite dal 2021 al 2030: “La direttiva Sup della Comunità europea e il bando alle plastiche monouso costituiscono una presa di posizione importante  per la difesa di ambienti naturali come oceano, mari, fiumi e laghi e ci auguriamo che tutti i paesi membri la recepiscano al meglio”, ha commentato in una nota stampa.

Secondo i dati forniti da Santoro, ogni anno finiscono nel Mediterraneo quasi 600.000 tonnellate di rifiuti di plastica contribuendo all’inquinamento fisico e chimico dell’acqua. Senza dimenticare la questione delle microplastiche: secondo i dati raccolti dal Gesamp, l’ingestione di microplastiche è stata registrata nell’80% delle specie marittime campionate. Anche se una correlazione diretta tra questo primo tipo di inquinamento e la salute umana non sia ancora stata scientificamente dimostrata, è importante tuttavia sottolineare che gli agenti chimici con cui vengono trattate le plastiche possono essere rilasciati nell’acqua, alterando gli equilibri dell’ecosistema marino e creando dei pericoli sia per l’economia che per la salute collettiva”.

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