siccità

La siccità sta creando una situazione di grave emergenza che sta calando anche sul Lazio. L’osservatorio Anbi sulle risorse idriche evidenzia come, in assenza di precipitazioni, è la crescente sofferenza dei laghi a rappresentare la condizione di territori “vicini al collasso idrico”, si legge nella nota stampa.

L’evoluzione più evidente di questa fotografia si registra nell’hinterland di Roma, dove  già da una settimana sono bloccati i prelievi dal lago di Bracciano, evocando la grave crisi del 2017.

Siccità e crisi idrica

Al confine tra Lazio ed Umbria, il lago di San Casciano, il cui livello si è abbassato di 5 metri rispetto allo scorso anno e mancano all’appello ben 1.250.000 metri cubi d’acqua. Avvicinandosi alla Capitale, nonostante alcune piogge, continuano a calare i livelli del lago di Nemi, nonché dei fiumi Tevere ed Aniene, così come dei corsi d’acqua nel bacino del Liri, ai minimi in anni recenti.

Ecco perché risulta necessario, secondo l’avviso del presidente di Anbi, Francesco Vincenzi, che si dia subito avvio “alla fase operativa del Pnrr per evitare di perdere un’occasione irripetibile per dare risposte alle esigenze del territorio”.

Nel Centro Italia, la cui situazione di siccità estrema è acclarata anche dal Cnr: in Umbria, dove alle scarse piogge di giugno si aggiungono alte temperature, sono ai livelli minimi le acque trattenute nell’invaso di Maroggia.  Non va meglio nella confinante Toscana dove sono stati sospesi i prelievi dal lago di Chiusi; la portata del fiume Arno registra ad Empoli solo  7,30 metri cubi al secondo e quella del Serchio è addirittura di circa il 75% inferiore alla media e di quasi mc/s  4 sotto la portata di deflusso minimo vitale.

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Annata positiva in Sicilia: Lombardia a secco

In Campania resta una condizione di siccità consolidata nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno, nonostante i livelli idrometrici dei corsi d’acqua dell’area appaiano in lieve ripresa, così come quelli di Sarno e Sele, pur rimanendo ai minimi del quinquennio, mentre si segnalano in deciso calo i volumi idrici, presenti nei bacini del Cilento. In Basilicata la risorsa trattenuta negli invasi è diminuita di 15 milioni  di metri cubi in una settimana, segnando un deficit di Mmc. 38,79 rispetto al 2021.

Annata idricamente positiva in Sicilia, i cui invasi trattengono quantitativi d’acqua nettamente superiori a quanto registrato dal 2015, mentre in Calabria continua la crisi del bacino Sant’Anna, deficitario per il 66% rispetto alla media degli anni scorsi. Al Nord, in una condizione di marcato calo dei livelli nei grandi laghi, è drammatica la condizione del lago di Como che, registrato il record storico negativo (-cm. 39,5 sullo zero idrometrico). In Lombardia le riserve idriche sono al 40% della media storica.

Senza riserve di neve in montagna e in assenza di significative piogge nei mesi estivi, c’è da attendersi un costante aggravarsi della situazione idrica del Paese. A lanciare l’allarme è il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano: “Persiste invece un ingiustificato scollamento tra affermazioni di principio e scelte politiche conseguenti. Ogni giorno che passa non solo aumenta l’esposizione del Paese alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma riduce le possibilità di utilizzare compiutamente le risorse del Next Generation EU, che prevede la realizzazione e rendicontazione delle opere entro il 2026 con una determinante verifica sugli iter procedurali a fine 2023”, afferma nella nota stampa.

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