rifiuti speciali

Nel 2020 sono state prodotte circa 7 milioni di tonnellate in meno di rifiuti speciali, segnando -4,5% rispetto all’anno precedente. Nonostante il calo significativo registrato sempre nel 2020 (-5,2%, oltre 3,5 milioni di tonnellate) il settore delle costruzioni si conferma quello che produce più rifiuti speciali (45,1% del totale), seguito dalle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale (26,3%) e dalle attività manifatturiere (18,2% circa 26,7 milioni di tonnellate).

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel 21° rapporto Rifiuti Speciali presentati da Ispra presso il Senato della Repubblica il 23 giugno. In collaborazione con le agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, il report esamina oltre 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, nonché per attività economica e per tipologia di rifiuto.

Lombardia: 21,6% dei rifiuti speciali d’Italia

La produzione dei rifiuti speciali, strettamente correlata alle attività economiche insistenti sullo specifico territorio, si concentra nel nord Italia con 83,7 milioni di tonnellate (56,9% del dato complessivo nazionale). La produzione del Centro si attesta a 24,7 milioni di tonnellate (16,8% del totale), mentre quella del Sud a circa 38,6 milioni di tonnellate (26,2%).

La Lombardia produce quasi 31,8 milioni di tonnellate (38% del totale dei rifiuti speciali generati dal nord Italia e il 21,6% di quelli prodotti a livello nazionale), il Veneto 16,2 milioni di tonnellate (11% della produzione totale), l’Emilia-Romagna quasi 13,1 milioni di tonnellate (8,9%) e il Piemonte poco più di 11 milioni di tonnellate (7,5%). Tra le regioni del Centro, i maggiori valori di produzione si riscontrano per la Toscana con 9,5 milioni di tonnellate (6,5% della produzione totale) e per il Lazio (9,1 milioni di tonnellate, 6,2%).

Al Sud la Puglia, con una produzione di rifiuti speciali pari a quasi 12,3 milioni di tonnellate, costituisce l’8,4% del totale, seguita dalla Campania con quasi 8,4 milioni di tonnellate (5,7%) e dalla Sicilia (7,2 milioni di tonnellate, 4,9%).

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Pandemia e rifiuti critici

A livello generale, a diminuire di più sono i rifiuti non pericolosi (-4,6%), che rappresentano il 93,3% del totale di quelli speciali, mentre quelli pericolosi calano di circa 300 mila tonnellate (-3%).

rifiuti
Fonte: Ispra.

Pandemia da Covid19 ed emergenza sanitaria hanno prodotto ben 232 mila tonnellate di rifiuti sanitari, la maggior parte pericolosi a rischio infettivo, con un incremento record del 16% nel 2020. Monitorati dal rapporto anche i flussi di rifiuti con maggiori ciriticità gestionali: amianto (Friuli Venezia Giulia è la regione a produrne di più nel 2020), veicoli (-5,8% quelli trattatti) e pneumatici fuori uso (-1,6% rispetto al 2019), fanghi di depurazione urbani e industriali (costanti nel 2020), rifiuti da costruzione e demolizione (dei quali quasi il 78% è avviato a recupero).

I dati sui rifiuti generati delle attività produttive (industriali, commerciali, artigianali, di servizi, ma anche di trattamento dei rifiuti e risanamento ambientale) sono stati fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da che ha segnato il contesto socioeconomico mondiale. Il 2020 è stato, infatti, un anno caratterizzato da un calo significativo dei consumi sul territorio nazionale a causa delle chiusure degli scambi commerciali e delle misure di restrizione adottate, nonché da interruzioni nelle catene di approvvigionamento, in particolare nelle forniture di materie prime e semi-lavorati, con conseguenti ripercussioni sulle produzioni manifatturiere.

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