Onestà intellettuale per uno sviluppo reale dell’idrogeno. Cingolani all’Ansa

Il ministro per la Transizione ecologica spiega perché non si può pensare al nuovo vettore energetico senza un concreto sviluppo delle rinnovabili, una velocizzazione degli aspetti burocratici e un cambio di passo culturale

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Il ministro Roberto Cingolani

Tutti vogliono salvare il Pianeta ma non è chiaro il tipo di sacrificio che si deve compiere, rimarca il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani nel corso del talk “Verde e blu, l’idrogeno e la transizione energetica in Italia” organizzato dall’Ansa il 21 aprile. “Si tratta di un’operazione culturale” spiega il Ministro, uno dei tre asset della svolta green che vedono al centro anche la crescita delle rinnovabili e la necessitò di alleggerire la catena dei permessi.

Il tempo è parte della tecnologia” spiega Cingolani, “Serve una bravura non solo tecnica, ma che sia anche in grado di istallare i Giga di energie rinnovabili necessari a raggiungere i target UE al 2030. Stiamo parlando di circa 6-7 GW all’anno” .

Questo perché serve energia rinnovabile per produrre idrogeno verde. “Dovremmo arrivare al 2030 con circa il 70% di energia elettrica da rinnovabile. Un dato che guardando ai tempi di installazione degli ultimi anni è molto lontano dalla realtà” rimarca il Ministro. “Negli ultimi anni abbiamo istallato qualche centinaio di megawatt, se vogliamo fare una transizione che debba partire dalle rinnovabili e arrivare all’idrogeno con una catena di permessi così lunga e poco chiara, servono migliaia di giorni.” Di fatto si tratta di una “efficienza di installazione al 10%” spiega Cingolani che puntualizza come con questo ritmo “termineremmo tra 100 anni!”.

Ciò non toglie che “l’idrogeno è considerato a livello internazionale, in maniera uniforme, il vettore energetico del futuro”. Il che fa sì che “in qualche maniera” dobbiamo adeguare sistemi di trasporto, di elettricità e i diversi sistemi industriali a questa fonte. Per questo “dal punto di vista della programmazione” si deve fare un distinguo “tra idrogeno per combustione, fuel cell e generazione elettrica”.

Una possibile transizione tra idrogeno verde e blu

Come sistema Paese il Ministro spiega che per quanto l’obiettivo sia l’idrogeno verde, cioè prodotto da rinnovabili visti gli alti target di generazione energetica green, una prospettiva di transizione potrebbe essere attingere all’idrogeno blu che prevede un impianto di produzione accoppiato con un sistema di cattura e stoccaggio permanente di circa il 90% della CO2 prodotta nel processo.

Intanto mentre si pensa in modo “convinto” all’idrogeno, “La nostra strategia (di paesi europei che hanno abbracciato la decarbonizzazione) al momento è l’abbattimento del carbone. E dato che non possiamo fermare la macchina dobbiamo privilegiare il gas”, perché permette di limitare la CO2 emessa di un 20-30%. Da qui “bisogna essere veloci” nel processo.

Perché come spiega Cingolani “Serve grande onestà intellettuale. L’idrogeno è fantastico, ma non è vero che pronto adesso. Dobbiamo lavorare tutti per renderlo pronto velocemente”. Inoltre è necessario creare l’infrastruttura necessaria alla distribuzione e un mercato dello stesso.

“Il fattore tempo è fondamentale e la parte normativa è quella che limita di più adesso” conclude il Ministro.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.