LAcrisi climatica e sociale va affrontata con decisione e azioni concrete, “a partire da ora”. C’è desiderio e volontà di sensibilizzare i cittadini su temi chiave e, con grande impegno, continuano a ottenere un ottimo consenso. Sono le ragazze e i ragazzi di Fridays for Future che, scendendo in piazza con gli scioperi per il clima, hanno scosso anche l’Italia. Ma non chiamateli solo teenager perché la campagna elettorale, affermano, “ci obbliga a ripeterci”.

Nonostante la giovane età, hanno le idee molto chiare: si informano, cercano di capire, si pongono domande e propongono risposte su argomenti che sono motivo di preoccupazione. Dalla tutela dell’ambiente alle disuguaglianze, dai salari bassi al lavoro insicuro fino all’accoglienza, alla disparità, etc. È tempo di agire e la politica è chiamata a rispondere subito “in un momento di profonda crisi dei partiti e delle istituzioni”. Lo chiede a gran voce l’Agenda climatica proposta dal movimento che lancia forti segnali su 5 temi, “attuabili nell’immediato futuro, che avrebbero un enorme impatto nell’affrontare la crisi climatica e sociale in Italia”.

Toccando anche gli aspetti più tecnici della questione, Canale Energia ha intervistato la portavoce di Fridays for Future Italia, Laura Vallaro.

Laura Vallaro, FFF
Laura Vallaro, portavoce di Fridays for Future.

Nell’attuale campagna elettorale, a vostro giudizio quanto i temi dell’ambiente e della crisi climatica sono adeguatamente illustrati e approfonditi?

Il livello di approfondimento e di consapevolezza è ancora lontanissimo da quello che ci si aspetterebbe in questo momento, dopo un’estate in cui la crisi climatica ha colpito con forza anche l’Italia. A livello globale, siccità, alluvioni e crollo dei ghiacciai stanno sfollando milioni di persone. Anche la crisi energetica e la pandemia sono strettamente legate alla dipendenza dai combustibili fossili, cause dell’aumento delle emissioni e delle ingiustizie nei confronti delle persone.

Ci aspetteremmo che questa guerra mondiale ai nostri sistemi di supporto vitale venisse trattata con serietà e approfondimento, ma gli adulti continuano a nascondersi dietro bugie e false promesse, e non ci resta che alzare le nostre voci.

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Con la vostra Agenda climatica, avete avanzato cinque proposte da cui partire. Cosa si dovrebbe fare per favorire, a livello mediatico, una maggiore conoscenza della transizione ecologica e cosa occorre principalmente per mettere in campo risposte concrete e urgenti?

Le cinque proposte dell’Agenda climatica sono alcune delle azioni che i responsabili politici potrebbero mettere in pratica. Abbiamo bisogno di più trasporti pubblici gratuiti e a basso costo, di un divieto di qualsiasi nuovo progetto di espansione, estrazione e uso dei combustibili fossili, di una diffusione rapida delle comunità energetiche e dell’isolamento termico degli edifici, a partire dalle case popolari e dalle scuole. Vogliamo che queste diventino priorità nel discorso elettorale, perché è terrificante che la più grande minaccia alla nostra specie non venga trattata come tale. È proprio questo che manca a livello mediatico e in generale nella società.

Nei programmi televisivi di prima serata di Rai, Mediaset e La7, la crisi climatica è stata trattata in meno dell’1% delle notizie, secondo uno studio realizzato dall’osservatorio di Pavia. Se quindi anche un solo organo di stampa o grande giornale o telegiornale iniziasse a raccontare la crisi come tale, spiegando le cause e le conseguenze e cosa è necessario fare, a ogni livello, per affrontarla, vedremmo cambiamenti drastici da un giorno all’altro.

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Un nuovo modello energetico. Al centro della vostra Agenda c’è la pianificazione di 8.000 comunità energetiche per autoproduzione locale del 50% di energia elettrica. Cosa è necessario fare per raggiungere l’obiettivo e quali sono i benefici attesi?

Le comunità energetiche permettono alle persone di autoprodurre localmente e da fonti rinnovabili l’energia elettrica, diventando indipendenti dalle oscillazioni del mercato e dagli extraprofitti che le compagnie non si fanno scrupoli a fare. Unite all’efficientamento energetico possono ridurre drasticamente le emissioni ed evitare la povertà energetica di milioni di persone.

Dove esistono già questo sta accadendo, e stiamo chiedendo ad ogni Comune italiano che vengano realizzate ed estese su ampia scala. Perciò invitiamo chi è nella pubblica amministrazione a fare lo stesso e a pretendere che vengano forniti finanziamenti per la realizzazione, in particolare nelle aree più vulnerabili.

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A confronto con la misura del Superbonus 110%, quali sono le vostre proposte in tema di efficientamento edilizio anche a contrasto della povertà energetica?

Il patrimonio edilizio è il maggiore consumatore di energia in Italia, e produce il 39% delle emissioni di gas serra. Nel 2018 gli edifici a uso residenziale hanno consumato l’equivalente del 28% dei consumi totali di energia finale. La misura del Superbonus 110%, pur essendo una buona idea, è stata regressiva e fino a maggio, con una spesa di oltre 30 miliardi, ha finanziato solo 170 mila interventi, che corrispondono a poco più dell’1% delle abitazioni unifamiliari e dei condomini, e tra l’altro tra le persone mediamente più ricche.

Per questo la nostra proposta è l’efficientamento su ampia scala delle case popolari (con un aumento del loro numero) e degli edifici scolastici. Questi interventi sul 2% del patrimonio residenziale porterebbero a un potenziale risparmio annuo di 5,5 TWh. Per quanto riguarda il patrimonio edilizio scolastico, il potenziale risparmio energetico annuo è di 13,5 TWh. A differenza del Superbonus, andranno in questo caso introdotte misure più stringenti e un controllo sui costi dei materiali e del lavoro, oltre che requisiti tecnici per le imprese.

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Freelance nel campo della comunicazione, dell’editoria e videomaker, si occupa di temi legati all’innovazione sostenibile, alla tutela ambientale e alla green economy. Ha collaborato e collabora, a vario titolo, con organizzazioni, emittenti televisive, web–magazine, case editrici e riviste. È autore di saggi e pubblicazioni.