Il car sharing in Aniasa, sperando nell’adeguamento del codice della strada

car sharingI player italiani del car sharing (Car2Go, Enjoy, Twist e la già associata Aci Global) entrano ufficialmente in ANIASA, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria. L’annessione di questa realtà commerciale sottende una attenzione alle novità e alla innovazione del sistema automobilistico italiano, tanto tacciato di oscurantismo dopo il caso Uber. Ne parliamo con il Vice Presidente dell’associazione Ludovico Maggiore.

L’annessione del car sharing alla vostra associazione segna un cambio di prospettiva nel settore autonoleggio italiano, su che basi avete deciso di effettuare questo ampliamento?
Parliamo di un settore che, per quanto poco diffuso registra una fortissima crescita in Italia, con una diffusione significativa, per quanto siamo lontani dai numeri del noleggio classico. A questi valori corrisponde una grande visibilità e un tasso di sviluppo costante. Valori che ci fanno considerare il comparto come un settore promettente.

I numeri quindi sono poco significativi ma di grande potenziale considerato il comparto; di che peso stiamo parlando nel complesso?
Considerati tutti i numeri dei servizi automobilistici a disposizione, parliamo di una quota inferiore al 10% del totale del settore autonoleggio. Cifre che in due anni però hanno visto il coinvolgimento di circa 490.000 iscritti al servizio, 5.550.000 noleggi registrati, per una flotta di veicoli complessiva di 3.300 unità. Considerate inoltre che i servizi automobilistici ‘classici’ hanno una incidenza del costo lavoro più elevato, dovuto proprio al differente modello di business. Parliamo di un rapporto che vede la flotta in sharing, 3300 unità circa, raffrontarsi con il mezzo milione di veicoli a noleggio.

Cosa vi aspettate dall’inserimento dei nuovi soci in associazione?
Vogliamo mantenere viva la capacità della associazione di essere non solo portatore di garanzie di qualità e trasparenza, ma anche di creatività e di soluzioni sempre più funzionali alle diverse esigenze dei clienti finali.

Quali sono le esigenze di cui come associazione vi farete rappresentanti per il comparto?
Come tutti i settori molto innovativi, il car sharing fatica a trovare attenzione e risposte a livello istituzionale su problematiche di sistema. Il comparto necessita inoltre di soluzioni a livello locale coerenti con la tipologia di servizio. In questo l’associazione conta di dare un supporto a un settore che, sebbene ancora piccolo, può crescere ancora molto nel panorama italiano. Sicuramente tra i temi centrali che porterà avanti l’associazione c’è un maggiore riconoscimento di questa tipologia di veicoli è in termini di adeguamento del codice della strada. Mi riferisco alla modalità di rivalsa tra il conducente e il soggetto erogatore del servizio per casi come rimozione forzata o multe.
Ad oggi la multa è notificata alla società di car sharing che in seguito si rivale sull’utente. Un simile processo non tutela né la società né l’utente finale che si vede arrivare una sanzione senza neanche rientrare nei tempi per contestarla.

Il car sharing e l’autonoleggio rappresentano di per sé una forma di mobilità alternativa. Come comparto industriale ritenete che ci sia anche uno spazio per attività simili di mobilità green?
Iniziative di questo tipo sono in essere dalla maggior parte delle associate con penetrazioni diverse. Posso dire che nel complesso, per quanto stiamo parlando di attività minori, abbiamo comunque in percentuale più mezzi green della media di penetrazione italiana.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.