Un Pniec alla deriva, il commento delle associazioni ambientaliste

WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment inviano una nota congiunta in cui segnalano carenze nel Piano e scarsa trasparenza

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Foto di Leonardo Thomas da Pixabay

Le associazioni ambientaliste bocciano il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, Pniec, mandato a Bruxelles. A esprimere il police verso alla prima bozza inviata alla Europa dal Governo italiano sono state WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment.

Il giudizio complessivo espresso in una nota dalle cinque associazioni è che il Piano “sembra non avere una visione chiara, è contraddittorio e, pur dicendo di voler perseguire la decarbonizzazione, prende per buoni molti diversivi per rallentarla”.

Mancanza di trasparenza

Le associazioni denunciano come la sintesi dell’aggiornamento del PNIEC e il documento integrale che sta per essere inviato a Bruxelles siano  circolati solo informalmente, talvolta su siti a pagamento, ma non sono stati pubblicati sul sito del Ministero né trasmessi al Parlamento, “come minimi standard di trasparenza richiederebbero”.

Di fatto quello che viene richiesto è che ci sia “un percorso di dialogo pubblico trasparente va dunque avviato e seguito quanto prima, per dare alla società civile la possibilità di esercitare il proprio ruolo di stimolo e di contributo propositivo”.

Rinnovabili elettriche bassi target

Nella sintesi il PNIEC stabilisce un’istallazione di 74GW complessive tra fotovoltaico ed eolico entro il 2030. Mentre dai dati di Elettricità Futura si potrebbero installare ben 85 GW. Mentre lo studio commissionato ad Ecco Artelys da Greenpeace, Legambiente e WWF a ECCO e Artelys sostiene che si possa arrivare a 99 GW. Per le rinnovabili elettriche quindi il target al 2030 è limitativo, secondo le associazioni ambientaliste citate.

Gas naturale, CCS e idrogeno

Una forte critica anche allo spazio dedicato dal Piano al gas naturale e alle infrastrutture connesse. Totale contrarietà invece all’ipotesi che si debbano istituitre altre Aste di capacity market per sostenere nuovi impianti termoelettrici a gas è assurdo e in controtendenza. Inoltre le future aste dovranno piuttosto focalizzarsi solo su sistemi di accumulo integrati con le rinnovabili.

Criticato anche il ruolo della CCS che però è previsto anche dall’Unione Europea.

Infine il commento negativo sull’idrogeno in quanto non si specifica una assolutezza di idrogeno verde, dando spazio anche a quello già in produzione dalle fonti fossili.

Le associazioni inoltre ritengono che l’idrogeno avrà una limitata disponibilità in futuro e sarà  destinato solo a quei settori e ambiti che non possono essere direttamente elettrificati.

Un altro aspetto criticato l’apertura al nucleare di cosiddetta “nuova generazione” che, ribadiscono le associazioni, “non è in grado di risolvere i problemi tecnici che da sempre affliggono il nucleare da fissione”.

Trasporto pubblico locale

Sui trasporti anche mancano scelte chiare. Ma sono indicate come positive le scelte di sharing, mobilità dolce e il potenziamento del trasporto pubblico locale.

Accolte positivamente anche le stime per il contributo dell’elettricità rinnovabile al trasporto su strada e a quello su rotaia. “Ma dove la bozza di PNIEC del Governo Meloni deve invece destare preoccupazione è nella previsione del contributo dei biocarburanti, sostanzialmente raddoppiati e impiegati in larga misura nel settore stradale scrivono le associazioni.

Criticato anche l’incremento del consumo di carburanti di origine biologica,“mancando di distinguere tra biocarburanti realmente “avanzati” e vettori che spesso sono più climalteranti degli idrocarburi fossili. Le associazioni ricordano che per la produzione di questi carburanti l’Italia è fortemente dipendente dall’import (per quasi il 90%); che su gran parte delle materie prime impiegate permangono forti dubbi di truffe (segnalate anche dalle istituzioni europee); e, infine, che l’utilizzo di questi carburanti non incide sul gravissimo problema dell’inquinamento atmosferico, che in Italia causa circa 60.000 morti premature l’anno”.

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