CCS nel cementificio, un’opportunità per le industrie energivore

Presentati a Roma i risultati del progetto Cleanker, il primo pilota nel suo genere in Italia

  • I risultati del pilota per la CCS nel cementificio di Vernasca di proprietà del Gruppo Buzzi Unicem, un successo per la scalabilità di questa tecnologia su un sito operativo.
  • Un’occasione per riaprire il dibattito su questa tecnologia e il suo apporto alla riduzione della crisi climatica

ccs nel cementificioPresentati oggi a Roma i risultati del progetto Cleanker, Clean clinker production by calcium looping process, il primo impianto operativo di cattura e stoccaggio della CO2 in Italia. A ospitarla il cementificio di Vernasca di proprietà del Gruppo Buzzi Unicem.

Un’occasione per condividere l’efficacia dell’attuale tecnologia, ma anche e sopratutto per riportare l’attenzione sulla CCS (carbon and capture storage). Tecnologia forse poco considerata ad oggi per i costi di realizzazione.

“Nel contesto di questo evento vogliamo anche aprire il dibattito sulla prospettiva del confinamento della CO2” spiega Monica Tommasi presidente degli Amici della Terra uno dei 13 partner del progetto di CCS nel cementificio e organizzatore della giornata “perché questo al momento è uno dei percorsi tecnologici più promettenti per la decarbonizzazione in settori industriali energivori come i cementifici, le acciaierie, i trasporti pesanti e gli aerei. Questi settori, apparentemente inaccessibili alla decarbonizzazione, sono anche dei grossi emettitori di CO2. Per questo la CCS può rappresentare una tecnologia su cui investire in questi settori”.

La CCS rappresenta un’opportunità in più per bloccare la crisi climatica e mantenere la temperatura del pianeta entro i 2 C°. Una tecnologia che non si può scartare aprioristicamente per i costi, perché, come sottolinea Stefano Consonni presidente di Leap del Politecnico di Milano “non ci possiamo permettere di escludere nessuna tecnologia che ci può aiutare”.


Se ne sono accorti anche in Europa, in quanto la Commissione europea ha dato indicazione agli Stati Membri di inserire progetti di CCS nei prossimi Pniec nazionali.

CCS nel cementificio di Verlasca, i numeri di Cleanker

“Abbiamo circa 20 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Stiamo agendo sia sulla efficienza della produzione, sia sull’efficienza di resa dello stesso calcestruzzo. Consideriamo anche l’uso della CCS, ma non ci aspettiamo di poterla usare su larga scala prima del 2030” spiega Luigi Buzzi, di Buzzi Uncem.

Ma come funziona la tecnologia del progetto Cleanker? Si tratta di un processo che avviene nel corso della produzione della calcina. “La calcinazione di per sè produce già più della metà di emissioni del processo. E’ una fase molto energivora” spiega Maurizio Spinelli di Leap. “Eliminare il processo di combustione non permetterebbe di eliminare le emissioni di CO2, mentre è possibile convertire il calcinatore da combustione ad aria, ad ossigeno puro. Così facendo si forma un flusso di CO2 già concentrato. Come se la CO2 fosse già stata catturata. Resta poi da catturare la parte prodotta dal forno rotante. In questo caso abbiamo studiato di impiegare una parte dell’ossido di calcio per assorbire la CO2 prodotta dalla carbonatazione del forno rotante. L’assorbente composto dal calcio viene  poi rimesso nel primo forno tra calcinazione e cannonatazione per espellere il calcio”. Insomma un processo a ciclo chiuso che utilizza gli stessi materiali presenti nella produzione del cemento. Una scelta che favorisce il processo industriale di uso e approvvigionamento e mantiene i costi competitivi.

“Nella sperimentazione il progetto è stato poi perfezionato. In questo momento l’impianto è in esercizio da una settimana. Negli ultimi test siamo migliorati molto per quanto l’impianto sia sottodimensionato per durare molte ore, perchè ha dimensione test. A fronte di questi risultati riteniamo che ci siano le condizioni per effettuare uno scale up, quindi moltiplicare per 10 le dimensioni dell’impianto così da catturare il 100% CO2” conclude Spinelli.

Una sfida questa della CCS nel cementificio che deve avvenire per step e dare il tempo di “finalizzare la tecnologia” come sottolinea il professor Matteo Carmelo Romano, del Politecnico di Milano. “I prossimi 10 anni saranno fondamentali per dimostrare la fattibilità tecnica della tecnologia, per applicarla nei successivi 20 anni. Serve istallare 5 mila impianti di CCS nel mondo e nel frattempo spingere la defossilizzazione dell’energia senza ritardi. Le compagnie oil e gas hanno competenze uniche nella gestione dei fluidi nel sottosuolo che sono preziose in questa fase”, rimarca Romano.

Il futuro della CCS in Europa e in Italia

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Tavola rotonda: da sinistra Agnese Cecchini, Canale Energia; Enrico Mariutti, presidente Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG); Patrizia Feletig, autrice del volume “Caccia grossa alla CO2” sulle tecnologie CCUS; Massimiliano Bienati – Industry & Transport programme lead, ECCO Climate; Valentina Volpi, Ricercatrice OGS Membro dell’Operation Centre, IR ECCSEL ERIC. In collegamento Gianni Bessi – Consigliere Regione Emilia Romagna

“Quando pensiamo alla CCS non dobbiamo guardare solo ai confini italiani o europei” sottolinea Enrico Mariutti, presidente dell’Istituto di Alti studi di Geopolitica e Scienze Ausiliarie nel corso della tavola rotonda che ha concluso la giornata. “Ci sono enormi opportunità in Asia se pensiamo a come decarbonizzare una centrale a carbone”. 

Anzi forse guardare fuori dall’Europa è conveniente, almeno secondo Valentina Volpi ricercatrice OSG membro dell’Operation center IR ECCSEL ERIC, in quanto le scelte del Governo Italiano sono ancora poco nette e non favoriscono lo sviluppo di progetti sul loco. Per quanto Marcello Capra delegato per il Set plan del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica assicura che il prossimo step sia nel vedere la crescita di economicità del processo e di accettabilità sociale. In questo il prossimo sviluppo dei progetti trasfrontalieri ad oggi approvati, Callisto e Augusta con la Francia, il primo, e con la Grecia il secondo saranno un importante banco di prova.

 

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.