smart car

Nonostante la pandemia, nel 2020 non ha subito una battuta d’arresto il mercato delle soluzioni per l’auto connessa e intelligente, che raggiunge un valore pari a 1,8 miliardi di euro. Secondo quanto emerge nel corso della ricerca dell’Osservatorio Connected car & mobility della School of management del politecnico di Milano, presentata il 28 maggio scorso, durante il convegno online “Connected car & mobility: come riscrivere la mobilità del futuro”.

Un terzo del mercato è rappresentato dai sistemi Adas (Advanced driver assistance systems), si tratta di sistemi integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia.

La componente principale è costituita dalle soluzioni per la connected car, che nel 2020 ha subito una piccola flessione del -2%, dopo la corsa inarrestabile del biennio 2018-2019 che ha portato a tagliare il traguardo dei 1,18 miliardi di euro.

La connected car è ormai una realtà nota ai consumatori italiani: il 71% ha sentito parlare almeno una volta di auto connessa o di smart car, in particolare gli uomini (75%) e i giovani sotto i 35 anni (75%).

Cresce la diffusione dei veicoli connessi: 17,3 milioni a fine anno, pari al 45% del totale del parco circolante in Italia, rispetto ai 16,7 milioni del 2019.

Le soluzioni per l’auto connessa più diffuse

Le soluzioni per l’auto connessa più diffuse sono: i box Gps/Gprs per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative, che rappresentano il 55% del mercato, ma a spingere sono soprattutto le auto connesse tramite sim con il 18%, o con sistemi bluetooth a bordo veicolo, il 27%. In crescita del 3% la componente dei servizi che sfruttano i dati raccolti dalle auto connesse, che vale 340 milioni di euro.

A prescindere dalle soluzioni più all’avanguardia, oltre un terzo dei consumatori possiede almeno una delle funzionalità smart più diffuse, come: gli assistenti vocali per chiamare e ottenere indicazioni stradali (18%), i dispositivi per la sicurezza attiva come la frenata automatica d’emergenza (13%) e i sistemi di infotainment come car play e android auto (13%).

Il 79% degli italiani ha intenzione di acquistare un’auto connessa, ma al momento, in seguito alla pandemia, è stato rivisto il budget a disposizione: per il 24% è diventata un’esigenza non urgente, il 28% ha complessivamente meno budget a disposizione e solo per l’8% è cresciuto.

Nonostante in Italia ci sia sempre grande attenzione per la privacy e una certa reticenza a fornire i propri dati, in questo caso, il 57% degli italiani è disposto a condividere i dati della propria auto per attivare servizi aggiuntivi.

Smart Mobility

Per l’85% dei comuni con più di 15mila abitanti, la smart mobility si conferma essere un tema rilevante, tanto che continua a crescere il numero di quelli che ha messo in piedi almeno un progetto in questo ambito. Si è passati dal 54% del 2019 al 60% del 2020. Rispetto ad altri progetti in ambito smart city, i progetti di smart mobility risultano ad uno stadio più avanzato, con solo il 14% che si trova in una fase pilota e ben il 50% già operativo.

“Nonostante il crollo del mercato dell’auto nel 2020, le soluzioni per l’auto intelligente e connessa hanno retto l’urto della pandemia, segnando solo una leggera flessione, compensata dalla crescita dei veicoli connessi circolanti in Italia e delle componenti del mercato più innovative, come i servizi abilitati dai dati raccolti dalle smart car, afferma Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio connected car & mobility.

I benefici economici dei sistemi Adas

Inoltre, i sistemi Adas forniscono la possibilità di stipulare polizze assicurative in cui il premio varia in base a quanti e quali di questi sistemi sono presenti nel veicolo. L’Osservatorio stima che per un’auto dotata di questi sistemi con cilindrata compresa fra 1.300 e 1.800 cc e con un premio iniziale di 170-200 euro l’anno, sia possibile ridurre il rischio di incidenti del 15-20%, con conseguente sconto sul premio assicurativo pari a 25-40 euro all’anno.

Per quanto riguarda invece il beneficio per le imprese, relativo alle auto aziendali, i dati provenienti dalle auto connesse consentono di programmare con anticipo gli interventi di manutenzione, permettendo di risparmiare tempo e costi e incentivare uno stile di guida più responsabile.

I benefici delle smart car per l’ambiente

I veicoli autonomi e connessi (Cav) consentono di ridurre le emissioni di gas serra e permettono di limitare il tempo passato nel traffico.

Secondo le stime dell’Osservatorio, nel caso di un pendolare che viaggia nelle ore di punta, con un tasso di penetrazione cav del 70% è possibile tagliare il tempo passato nel traffico del 63% se il cav è di tipo v2v, dotato cioè di sistemi di comunicazione tra veicolo e veicolo e del 34% se il cav usa sistemi di comunicazione v2i fra veicolo e infrastruttura.

A livello ambientale, nella sola città di Milano si avrebbero circa 400 tonnellate di emissioni di CO2 in meno ogni anno utilizzando sistemi v2v e 2.700 tonnellate in meno all’anno con i sistemi v2i.

I progetti di smart road grazie ai dati

Le auto connesse aprono un mercato legato ai dati e al loro utilizzo, che a livello globale, secondo ResearchMarket, vale già 4 miliardi di dollari, e si stima una sua crescita.

Questi dati raccolti dalle auto connesse, si possono valorizzare attraverso progetti di smart road, ad esempio, i conducenti possono scegliere di pagare una tariffa aggiuntiva per utilizzare una corsia dedicata ed evitare il traffico, oppure si potranno pagare alcune funzionalità dell’auto solo quando si utilizzano, tutto grazie ai dati comunicati dalla vettura.

“Sempre più spesso le aziende definiscono delle strategie per valorizzare i dati raccolti dalle smart car e adottano nuovi modelli di pricing che prevedono l’acquisto di servizi smart legati all’auto o alle strade oppure modalità pay-per-use, afferma Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio connected car & mobility. In futuro, le auto saranno un canale di vendita “intelligente” per portare al cliente servizi innovativi o addirittura funzionalità di prodotto avanzate e sbloccabili a pagamento, come l’estensione della durata della batteria di un’auto elettrica o il potenziamento del motore”.

Monica Nicoli, docente associato di Ingegneria delle telecomunicazioni del politecnico di Milano, osserva come negli ultimi mesi, si sono sviluppate le reti di comunicazioni v2x, che consentono ai veicoli di comunicare fra di loro (v2v-vehicle to vehicle), con l’infrastruttura a bordo strada (v2i-vehicle to infrastructure) e con i pedoni (v2p – vehicle to pedestrian).

“È una tecnologia in continua evoluzione, che per la sua coesistenza e retrocompatibilità permette di connettere veicoli e altri elementi di mobilità anche senza avere lo stesso chipset, abilitando un insieme di funzionalità e la possibilità di sfruttare le nuove versioni della tecnologia per usufruire di servizi più innovativi” , afferma Nicoli.

Anche la guida autonoma si sta affermando come elemento che possa far nascere nuovi modelli di business.

“La mobilità del futuro sarà basata su veicoli a guida autonoma e sullo sviluppo di una rete logistica di consegna delle merci altamente automatizzata, alimentata da tecnologie digitali di automazione e controllo, sensing e trasmissione dati, afferma Sergio Savaresi, professore ordinario di Ingegneria dell’automazione del politecnico di Milano. La diffusione di massa dei robo-taxi porterà a una drastica riduzione dei veicoli circolanti, ma l’elevata complessità e il costo di questi veicoli comporteranno anche una ristrutturazione dei modelli di business e delle relazioni fra costruttori e fornitori. Dalla ridefinizione di queste relazioni dipenderanno gli equilibri economici e tecnologici di tutta l’industria automotive”.

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